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Surgelati, la "cucina" preferita dagli italiani Rapida e facile da conservare

 
17 febbraio 2009 | 15:37

Surgelati, la "cucina" preferita dagli italiani Rapida e facile da conservare

17 febbraio 2009 | 15:37
 

In un periodo in cui in quasi tutti i comparti, compresi quelli dei generi alimentari, ci sono consumi in flessione, quello degli alimenti surgelati appare decisamente in controtendenza. I dati sono chiari: nel 2008, da gennaio a ottobre, in Italia ne sono stati venduti complessivamente 526.850 tonnellate, con un aumento dell'1,7% rispetto ai primi dieci mesi del 2007. Numeri che tengono comunque ancora basso il livello di consumo di surgelati. L'Italia è infatti all'ultimo posto in Europa, il consumo pro-capite è di circa 14 kg, mentre all'estero si raggiungono anche punte di 43-43 kg pro-capite all'anno.

 Il mondo degli alimenti surgelati è stato al centro dell'attenzione della seconda edizione del Gdo Buyers' Day nell'ambito di Frigus, 13a rassegna dei prodotti surgelati e delle tecnologie per il ciclo del freddo, svoltasi nei padiglioni del Mia di Rimini. La tavola rotonda, dal titolo 'Fresco, forse freddo, anzi surgelato: alla caccia di un consumatore sempre più tiepido”, ha ruotato intorno a una ricerca presentata da Daniele Tirelli, docente all'Università di Scienze gastronomiche di Pollenza e presidente di Popai.
La ricerca, condotta su un panel di 2.075 consumatori tra i 18 e i 55 anni, rappresentativi della popolazione italiana, ha mostrato come la surgelazione venga giudicata la miglior tecnica di conservazione dal 78% della popolazione. In evidenza anche l'opportunità messa a disposizione del mondo della ristorazione di sfruttare largamente il contenuto di servizio garantito dal surgelato, purché esso ne trasferisca parte dei vantaggi ai clienti dei fast&casual restaurant.

Il giudizio degli italiani sul prodotto surgelato è molto positivo: il 90% li giudica sostanzialmente molto migliorati rispetto al passato. Procedendo a una suddivisione dei giudizi sul prodotto surgelato, si possono riassumere nel 22% i diffidenti, mentre sale al 36% la quota degli intenditori (coloro che pensano di saper distinguere il prodotto fresco da quello surgelato). Il 42% è completamente favorevole ai prodotti surgelati.
 
La carne il surgelato più adatto, le verdure il più gradito
Su quale sia il cibo più adatto da surgelare le risposte evidenziano un giudizio un po' contradditorio: le carni guidano con il 78%, anche se rappresentano sul mercato un prodotto molto poco diffuso. Al contrario di dolci e dessert, che hanno invece quote di mercato molto elevate, ma che si fermano solo all'8a posizione, con il 17%. Al secondo posto il pesce (64%), poi la verdura (35%), primi piatti (34%), ecc.
I surgelato più graditi in assoluto sono le verdure/minestroni/zuppe (20,9%), davanti a '4 salti in padella” (16,5%) che, pur essendo una marca, viene associato a un prodotto. Terzo posto per i bastoncini di pesce (11,6%).
 
 Le motivazioni al consumo
Le motivazioni al consumo vedono prevalere la volontà di avere prodotti pronti all'uso (63%), la durata di conservazione (58%), il consumo fuori stagione (24%), il fatto che debbano essere solo cucinati e scaldati (20%), il costo moderato e il tempo risparmiato (14%), l'assenza di conservanti (9%).
 
Nel fuori casa solo per necessità
Per quanto riguarda il consumo fuori casa, 3 consumatori su 4 accettano di consumare il pasto in bar e ristoranti che utilizzano prodotti surgelati a patto che siano messe in chiaro le marche utilizzate. Di questi, il 39,5% accetta per necessità, il 25,9% per funzionalità e il 34,6% se risparmia sul prezzo.
 
Sul alcune domande della ricerca è poi emersa dai consumatori una bassa capacità di collegare prodotto surgelato alla marca. Addirittura la prima marca evidenziata è una nota produttrice di gelati e precede di un soffio l'azienda leader di mercato. Fra le prime 18 marche evidenziate, ben sette non producono alimenti surgelati. «Ciò significa - ha spiegato Tirelli - che le aziende hanno grandi margini di lavoro per cogliere un giudizio positivo e affermare in questa disponibilità all'acquisto la propria marca. Addirittura, certe imprese che sono fuori dal mercato sembrano legittimate ad entrarvi».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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