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Enologia semplice, ma importante. Fontanavecchia interpreta il Sannio

Fondata dalla famiglia Rillo nel 1865 a Torrecuso (Bn), promuove una viticoltura etica improntata all’autenticità. Vini identitari, come Falanghina, Aglianico e Coda di Volpe

di Gabriele Ancona
vicedirettore
 
02 aprile 2021 | 11:49

Enologia semplice, ma importante. Fontanavecchia interpreta il Sannio

Fondata dalla famiglia Rillo nel 1865 a Torrecuso (Bn), promuove una viticoltura etica improntata all’autenticità. Vini identitari, come Falanghina, Aglianico e Coda di Volpe

di Gabriele Ancona
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02 aprile 2021 | 11:49
 

Dal Sannio alla rete. Degustazione, con abbinamenti gastronomici in delivery, di un interessante ventaglio di vini dell’azienda agricola Fontanavecchia. Fondata dalla famiglia Rillo nel 1865, si trova a Torrecuso, provincia di Benevento, alle pendici del monte Taburno, nella zona più verde e incontaminata della Campania.

Libero, Orazio e Giuseppe Rillo Enologia semplice, ma importante Fontanavecchia interpreta il Sannio

Libero, Orazio e Giuseppe Rillo


Onori di casa in streaming a cura di Libero Rillo, titolare della vinicola insieme al fratello Giuseppe e al padre Orazio, e dell’enologo Emiliano Falsini. In passerella Sannio Coda di Volpe Dop 2020, Falanghina del Sannio Dop 2020, Aglianico del Taburno Docg 2017 e Vigna Cataratte Aglianico del Taburno Riserva Docg 2015.

«La nostra è un’enologia semplice – ha ricordato Libero Rillo – L’obiettivo è produrre vini rappresentativi del vitigno e del territorio. Non abbiamo una certificazione biologica, ma tutte le operazioni in vigna e in cantina vengono fatte nel segno della sostenibilità e del massimo rispetto per l’ambiente e per la salute umana. Stiamo lavorando per ottenere la certificazione Vegan».

Falanghina: 80mila bottiglie

Un’enologia semplice, ma che si sa muovere sui mercati: 180 mila bottiglie all’anno, di cui 80mila di Falanghina e 30mila di Aglianico. Ventuno gli ettari di superficie vitata. La Falanghina del Sannio ne occupa otto, l’Aglianico del Taburno dieci, il Fiano 0,7 ettari,  la Coda di Volpe 0,5. Un paio sono dedicati alla coltivazione dell’olivo. Le vigne hanno un’età media di venti anni.

«Ci impegniamo quotidianamente per portare avanti una viticoltura etica improntata al rispetto e all’autenticità - ha sottolineato Rillo - Quella della nostra famiglia è la storia di generazioni di agricoltori, capaci di osservare e comprendere il vigneto, interpretandone le dinamiche senza l’aiuto di tecnologie sofisticate. Nonostante i tempi siano cambiati, il supporto delle acquisizioni agrotecnologiche non deve in nessun modo farci allontanare dal nostro focus: la terra».

L'azienda agricola Fontanavecchia alle pendici del monte Taburno Enologia semplice, ma importante Fontanavecchia interpreta il Sannio
L'azienda agricola Fontanavecchia alle pendici del monte Taburno

Coda di Volpe, un debutto

L’identità, appunto. Dopo la Falanghina è la Coda di Volpe a rappresentare il Sannio. Fontanavecchia da poche settimane ha imbottigliato per la prima volta un’annata (2020). È in purezza. Ne sono state prodotte 4mila bottiglie. «Profumato, leggermente aromatico, sviluppa al palato una buona piacevolezza. Già molto godibile nonostante sia in bottiglia da poco. Un vino che valorizza ulteriormente il territorio», ha annotato Emiliano Falsini. Per l’abbinamento delivery ha accompagnato insieme alla Falanghina del Sannio Dop 2020 un’Insalata di piovra, patate, pomodorini e olive.

Anche la Falanghina è in bottiglia da circa un mese. Un vino, pur già impostato, di prospettiva, in grado di sviluppare anche dieci anni di invecchiamento, venti se si tratta di cru. Il particolare terroir le conferisce delle caratteristiche di peso: sapidità (acquisita grazie alla componente vulcanica del suolo), acidità e concentrazione, che la rendono versatile, perfetta per grandi vini bianchi da invecchiamento (Facetus e Libero), ma anche adatta a essere spumantizzata, come nel caso di Nudo Eroico, extra dry Metodo Charmat.

Le bottiglie in degustazione Enologia semplice, ma importante Fontanavecchia interpreta il Sannio
Le bottiglie in degustazione


La degustazione di Aglianico ha proposto Aglianico del Taburno Docg 2017 e Vigna Cataratte Aglianico del Taburno Riserva Docg 2015, in abbinamento rispettivamente a Risotto Riserva San Massimo alla milanese con midollo alla piastra e Ossobuco di vitello in gramolada su purea di patate. Cucina a cura di “La Cantina di Manuela” di Milano.

La complessità dell'Aglianico

L’Aglianico è un vitigno a maturazione tardiva difficile da gestire, proprio perché, raccogliendolo a ottobre inoltrato, può subire situazioni meteorologiche avverse.  In condizioni ottimali le uve raggiungono un elevato tenore zuccherino e conservano una forte acidità, che associata all’importante struttura tannica lo rendono perfetto per vini molto longevi e di grande struttura.
Saper aspettare, prolungando l’affinamento, permette al vino di esprimere il massimo delle qualità organolettiche, raggiungendo una grande complessità e bevibilità. La famiglia Rillo è convinta che il passare del tempo sia imprescindibile, affinché il vino trovi l’equilibrio perfetto: proprio per questo motivo il loro Aglianico, che rappresenta il 45% della produzione di rossi dell’azienda, attende alcuni anni prima di essere commercializzato.

Al palato, il Taburno Docg 2017, in bottiglia da sette mesi, si manifesta con grande freschezza, piacevolezza e pronta bevibilità. L’idea a monte è quella di rendendolo il più elegante possibile mantenendo l’identità varietale.

Territorio e interpretazione del vitigno per Vigna Cataratte Aglianico del Taburno Riserva Docg 2015, cru storico dal 1994. Diciotto mesi in barriques di rovere francese, è pieno, strutturato, identitario. Un vino importante, dalle grandi potenzialità. Rivela ricchezza, complessità ed equilibrio.

Per informazioni: www.fontanavecchia.info

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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