Altro ribaltone in tema di consegne a domicilio. Il Tar della Lombardia ha accolto l'istanza con la quale nei giorni scorsi le sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt Uil hanno chiesto l'immediata interruzione delle attività di e-commerce (che poi nè un termine che non rappresenta realtà la realtà, perche gli ordini si possono fare anche per telefono...) che le ordinanze di Regione Lombardia avevano nei fatti deregolamentato e reso libere in contrasto (ancora una volta) con i decreti del governo con i quali si sono limitate una serie di attività produttive per contenere la diffusione del virus. Un'ennesima vergogna di un Paese che sembra affetto da 3 mali inguaribili: l'incompetenza dei politici (quasi tutti), l'inefficienza della burocrazia e l'arroganza del sindacato.
Stop al domicilio per i ristoranti lombardi
Il primo effetto di questa sentenza è che sembrava dovessero essere state sospese le attività di consegna a domicilio di pizze e piatti dei ristoranti che costituiscono, oltre ad un sollecieo per chi è chiuso da settimane in casa, un minimo di lavoro per gli esercizi pubblici. Ma di questi dubbi sembra non intereressare nulla al sindacato che nella sua richiesta di sospensione la TAR sembra avere più badato ad un fatto che sfugge ai più: Cgil, Cil e Ul forse id disinteressano dei bar, delle pizerie e dei ristoranti perchè, salvo rarissimi casi, i dipendenti di queste aziende, per lo più piccole e famigliari, non sono iscritti al sindacato. E quindi non devono passare da loro per eventuali riorganizzazioni, come appunto è il delivery. Se da un lato sarebbe giusto avere almeno un confronto, dall'altro non si puàò dimenticare che siamo nell'emergenza... E dal'altra parte sempre i sindacati confederali sono una delle zeppe che hanno finora impedito che ai dipendenti degli esercizi pubblici venissero pagate le indennità della cassa integrazione in deroga.
E questo sembrava chiaro, se non che poi si scopre che in realtà, forse i ristoranti possono continuare a fare consegna a domicilio, ma nè il tar, nè i sindacati (nè la Regione) anno precisato cosa era da intendere. Tanto che molti Sindaci lombardi, un altro livello istituzionale che si inserisce, dicono che tutto può continuare come prima.
E che la confusione regnase sovrana è dimostrato dla fatto che Confcommercio Lombardia In riferimento alla polemica emersa nelle ultime ore relativa alla sentenza del Tar Lombardia, è intervenuta con una nota in cui sostiene che “le consegne a domicilio sull’intero territorio regionale restano consentite”. E questo perchè il provvedimento del Tribunale amministrativo non produrrebbe alcun effetto sul piano pratico, poiché la consegna a domicilio anche di beni diversi da quelli alimentari o di prima necessità rimane comunque possibile, come risulta dai chiarimenti che già da alcune settimane sono riportati sul sito ufficiale del Governo.
Di fatto, resta il via libera agli ordinativi di merce sia per telefono che online, avendo ovviamente cura di rispettare i requisiti previsti per il confezionamento ed il trasporto delle merci e comunque le vigenti disposizioni sul distanziamento delle persone e dell’utilizzo dei sistemi individuali di protezione, a tutela dei lavoratori che provvedono alle consegne. Rimane anche confermato che nel corso dell’emergenza sanitaria la consegna a domicilio non richiede alcun titolo di legittimazione aggiuntiva quali SCIA o autorizzazioni particolari, in quanto considerata attività accessoria all’attività principale dell’operatore commerciale.
Ma, e qui l'Italia dimostra di essere davvero un Paese che potrebbe morire di burocrazia, anche la ConfCommercio non dice che il delivery di cibo sarebbe proprio consentito a tutti ,,,, perchè altrimenti parlerebbe esplicitamente anche di ristoranti. Letta così la nota sembra più tesa ad assicurare il servizio di gdo e i negozi alimentari, per i quali consegnare a casa la merce può essere un'attività aggiuntiva. E che poi è il punto che sembra avesse mosso inizialmente i sindacati... Insomma la questione è tutt'altra che risolta.
Per tornare alla sentenza del Tar, tra le attività “di spicco” che non fanno parte di quelle che potrebbero lavorare a domicilio ci sono però anche i ristoranti e i florovivaisti dopo un lungo tira e molla che aveva portato alla concessione del servizio. Il decreto del Tar fa presente che l'ordinanza avrebbe disatteso i propositi enunciati e ponendosi in contrasto con la normativa emergenziale ampliando, anziché restringere, le attività consentite, autorizzando il commercio al dettaglio di tutte le merci, a fronte del decreto del Governo che limitava il commercio solo a precisate categorie merceologiche ritenute essenziali o strategiche. Ed è qui che la confusione è scoppiata.
Tutto naturalmente era scaturito per difendere il più possibile la salute dei lavoratori. Al punto 3 dell’art. 1 dell'ordinanza regionale si leggeva infatti della completa liberalizzazione delle consegne a domicilio, senza alcuna distinzione tra il recapito di suppellettili e la consegna di mascherine.
«L'ordinanza (di Regione Lombardia ndr), - si legge nel decreto dei giudici amministrativi - disattendendo i propositi enunciati e ponendosi in contrasto con la normativa emergenziale contenuta nel decreto legge e nel dpcm, ha ampliato, anziché restringere, le attività consentite, autorizzando il commercio al dettaglio di tutte le merci, a fronte di un dpcm che limitava il commercio solo a precisate categorie merceologiche ritenute essenziali o strategiche; Ritenuta la sussistenza dei presupposti dell'estrema gravità e urgenza, incidendo la misura regionale sul diritto alla salute dei lavoratori rappresentati dale organizzazioni sindacali ricorrenti. Considerato che il pregiudizio a diritti fondamentali presenti intensità tale da non consentire dilazione nemmeno sino alla data della prossima camera di consiglio utile», fissata per il 13 maggio.
Il decreto del Tar «raccoglie - commentano i sindacati confederali - quanto avevamo denunciato per settimane e quanto aggravato dalle delibere di Regione Lombardia, un risultato a tutela dei lavoratori che dimostra che quando il sindacato confederale segnala un problema e fa una proposta non è mai pretestuosa».
In particolare il presidente della sezione Prima del Tar della Lombardia, Domenico Giordano, ha accolto l'istanza dei sindacati e per «l’effetto sospende provvisoriamente l’ordinanza della Regione Lombardia n.528 dell'11.4.2020, limitatamente alla lettera H, nella parte in cui consente la consegna a domicilio da parte degli operatori commerciali al dettaglio anche per le categorie merceologiche non comprese nell’allegato 1 del D.P.C.M. del 10 aprile 2020, come integrato dal decreto del ministro dello Sviluppo economico 25 marzo 2020 175. L'allegato H dell'ordinanza regionale oggetto del ricorso recita: «È consentita la consegna a domicilio da parte degli operatori commerciali al dettaglio per tutte le categorie merceologiche, anche se non comprese nell’allegato 1 del D.P.C.M. del 10 aprile 2020; come previsto dal Punto 1.12.5 della tabella A del d.lgs. n. 222/2016, quando l'attività di consegna a domicilio è accessoria ad altra tipologia di vendita, non occorre alcun titolo di legittimazione aggiuntivo. La consegna a domicilio deve avvenire nel rispetto dei requisiti igienico sanitari sia per il confezionamento che per il trasporto evitando altresì che al momento della consegna vi siano contatti personali a distanza inferiore a un metro».