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Contro l’epidemia della paura bastano un bacio e una vita sana

Per contrastare questa epidemia parallela, vera psicosi collettiva, basterebbe anche mangiare bene e non avere paura di incontrare la gente. Resilienza, razionalità, buon senso e prudenza sono d'aiuto. Errori di comunicazione hanno creato fobie e fatto commettere errori ai politici. Fidiamoci dei medici.

di Alberto Lupini
direttore
 
29 febbraio 2020 | 16:56

Contro l’epidemia della paura bastano un bacio e una vita sana

Per contrastare questa epidemia parallela, vera psicosi collettiva, basterebbe anche mangiare bene e non avere paura di incontrare la gente. Resilienza, razionalità, buon senso e prudenza sono d'aiuto. Errori di comunicazione hanno creato fobie e fatto commettere errori ai politici. Fidiamoci dei medici.

di Alberto Lupini
direttore
29 febbraio 2020 | 16:56
 

Assalti ai supermercati. Mascherine indossate da giovani sani in spazi aperti. E ancora, ritiro della mano quando ci si saluta per strada, pashmina stretta sulla bocca se si parla con qualcuno, immancabile boccetta di Amuchina che sbuca da una tasca. Insomma, ci manca solo di vedere gente in giro con le tute anticontagio della guerre batteriologiche. La paura è il vero contagio che sta colpendo troppi italiani, soprattutto al nord. È un’epidemia che si è diffusa con una velocità degna della fibbra ottica che stanno installando un po’ ovunque nella penisola, ma che come molte nelle notizie in rete rischia di essere solo una fake news.

Contro l’epidemia della paura basta un bacio e vita sana

Il bacio di Hayez con mascherina e Amuchina

Questa epidemia parallela di paura è peggio di quella del coronavirus perché ha sterilizzato le relazioni sociali nel Paese, fermato l’economia e reso demenziali alcune decisioni dei politici, che in alcuni casi hanno dovuto fare marcia indietro su divieti anacronistici come i bar chiusi alle 18. O vanno chiusi del tutto o non ha senso a orario ridotto. Come ricorda Rosario Sorrentino, già neurologo dell'ex San Raffaele Resnati, si tratta di un «problema di amigdala», i sensori del cervello che fungono da radar per la paura. «Adesso questi sensori sono posti in stato di massima allerta – dice - è come se fosse scattato l’allarme rosso a causa del coronavirus. Così abbiamo i comportamenti impulsivi, istintivi, che prevalgono su quelli razionali».

Il punto è che non è certo colpa dell’amigdala, ma di quanti enfatizzano solo cose negative che generano quelle fobie collettive che sono più contagiose del coronavirus. Vedere un presidente di Regione, negativo agli esami, e quindi sano come tutti noi, che si mette con impaccio una mascherina (per giunta sbagliata) ha creato più danni che non se avessimo scoperto che il tasso di contagio era salito. Purtroppo sono gli esempi che contano, e quando i politici scivolano sulla merda (come il veneto Luca Zaia sui cinesi che si mangiano i topi vivi…), ci insozziamo tutti. Nessuno escluso.

L’unica l’alternativa, per rifarci ancora al professor Sorrentino, è la resilienza, la capacità cioè di essere razionali, lucidi. Serve stare coi piedi per terra, senza dimenticare la prudenza (lavarsi spesso le mani), ma senza timore di bere un drink al bar o cenare al ristorante. Almeno finché i dati sulla pericolositá di questo virus é quanto ci raccontano...

Un minimo di serenità richiede peraltro un po’ di pace. In primis bisogna fare pace col proprio cervello e spegnere le ansie. Poi abbassare e armi con gli avversari politici, perché oggi siamo tutti sulla stessa barca e se qualcuno affonda rischia di portare sotto tutti.

Il messaggio di “Milano riparte” in questo senso è molto preciso, ma dobbiamo tutti, in tutta Italia, riprenderci la nostra vita. Sempre che il virus riusciamo a controllarlo. A partire magari da alcune cose semplici, come il mangiare bene e avere uno stile di vita sano. E su questo dobbiamo anche smettere di dire cazzate, come ricorda l’ex ministro Gian Marco Centinaio: «Il Coronavirus non si trasmette attraverso il cibo! A furia di dire cazzate hanno massacrato il turismo e ora si rischia di rovinare anche l’agroalimentare».

Già, il cibo “italiano”. Non dimentichiamoci che contro il coronavirus, come per qualsiasi altra malattia può essere utile avere difese immunitarie alte. E qui, più che le pozioni dei tanti imbroglioni del web, sono poche le cose utili: mangiare sano, fare sport (all’aperto) e riposare il più possibile (almeno 7 ore di sonno). Sarà scontato, ma tutti i medici lo ripetono. Lo stress in questo caso diventa invece un alleato del Covid-19, almeno quanto gravi patologie in corso, soprattutto a livello di cuore o polmoni. E l’età, ahimè, può essere un altro fattore di rischio in più.

Alzare le difese immunitarie è quindi l’obiettivo ottimale di questi giorni. Al bando ansia e terrore. Frutta e verdura di stagione, soprattutto se ricche di vitamina C, sono le nostre prime alleate. Tutto purchè sia sano e fresco, cosa che magari non è sempre garantita dagli approvvigionamenti fatti come saccheggi al supermercato… E tenere le distanze.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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