Ciò che distingue l’Italia dal resto del mondo è una storia millenaria che ha portato alla formazione di una tradizione gastronomica. Tradizione che oggi si cerca sempre più di tutelare attraverso il concetto di identità.
Esperienza e terroir. Quando si parla di enogastronomia sono questi i termini che da tempo vengono spesso utilizzati per indicare quelli che dovrebbero essere i cardini di iniziative di successo. Peccato che il primo in sé non rappresenti in fondo nulla, perché ogni nostra azione di fatto è un’esperienza; mentre il secondo, nonostante il fascino che evoca la parola francese, è di difficile applicazione da noi, tanto che spesso lo si banalizza con un più riduttivo “territorio”. Che non è proprio la stessa cosa.
Eppure, senza alcuna pretesa di fare lezioni, c’è forse un’espressione che in italiano oggi più che mai potrebbe essere utilizzata come discrimine fra ciò che è utile e ciò che non fa sistema: identità. Legati a questo termine ce ne sono tanti altri che si collegano e danno valore a un modo di essere e di fare per quanto riguarda la filiera agroalimentare. Pensiamo solo a tradizione, cultura, usi, leggende e, soprattutto, agli uomini, con il loro lavoro e la loro creatività. Insomma tutto ciò che in Italia, in ogni angolo del Paese, ci rende ricchi e interpreti di uno stile di vita che, a partire proprio dalla tavola, ci rende invidiati e imitati nel mondo. E non casualmente questo è il termine che distingue da tempo anche il più importante congresso di cucina italiana, Identità Golose.
L’identità è quello che distingue i popoli e proprio per questo va tutelata e valorizzata, senza farne un muro od uno scudo dietro cui nascondersi. Ciò che rende l’Italia diversa è fra l’altro una storia millenaria di contaminazioni e inclusioni che hanno arricchito secolo dopo secolo la nostra cultura e il nostro saper fare, anche per quanto riguarda il mondo del cibo e dell’accoglienza. Le nostre Cucine regionali sono il frutto del passaggio di tanti popoli diversi... Evitando ogni rischio di pseudo-nazionalismi (o sovranismi, come si definiscono oggi) dobbiamo quindi fare dell’identità lo strumento per distinguerci e dare una vera anima alla nostra offerta di accoglienza, nonché il cardine di ogni iniziativa turistica, soprattutto di quelle a tema enogastronomico.
Da sempre Italia a Tavola è impegnata in prima linea su questo tema nella sua attività di informazione quotidiana. A fine mese, ad Artimino, in occasione del Premio Italia a Tavola vi dedicheremo un convegno nazionale, presente anche il ministro Gian Marco Centinaio, oltre ai più rappresentativi esponenti del comparto. Che il tema sia di assoluta attualità può essere peraltro ben dimostrato dal dibattito svoltosi
a Milano in occasione della presentazione della Guida 2019 di Euro-Toques, dove da parte dei cuochi interpreti dell’alta Cucina italiana è venuta la precisa indicazione della necessità di recuperare le nostre tradizioni, abbandonando mode o tendenze che sono estranee alla nostra cultura e ai nostri prodotti. Meglio una cotoletta alla milanese fatta bene e giustamente alleggerita che improbabili piatti di cui non si capisce quali siano gli ingredienti o come sono stati preparati. Meglio insomma una Cucina vera che non le troppe fughe in avanti che ci vengono troppo spesso proposte anche in televisione.