Giunge a compimento il primo anno di attività della pizzeria di Guglielmo Vuolo a Verona, a 110 anni esatti dall’apertura, nell’ormai lontanissimo 1908, del primo forno, nel cuore di Napoli, della bisnonna Maria.
Passano le generazioni e il successo si consolida nel tempo con la pizzeria di famiglia a Casalnuovo, nella cintura nord di Napoli. E proprio di famiglia trattasi, visto che al fianco di Guglielmo, partner esemplare nella vita e nel lavoro, c’è la moglie Stefania. Al lavoro front-line, pizzaioli per professione e per vocazione, i due figli Enrico e Valerio.
E adesso, a dimostrazione che saper intraprendere nel settore della pizza può portare a generare “multinazionali tascabili”, al momento cruciale e stimolante di coesistenza della quarta generazione, quella di
Guglielmo Vuolo, la quinta - costituita da Enrico e Valerio - si reca lontano da Napoli a seminare la buona novella della vera pizza napoletana: Valerio a Trani ed Enrico a Verona. Papà Guglielmo e mamma Stefania permangono a Napoli.
Guglielmo Vuolo
Sorprendente e piacevolissima la visita ad Enrico Vuolo a
Verona. Forno a legna al piano terra, sala ampia e ben curata al primo piano. Colori tenui, un’atmosfera che più che evocare Napoli, magari con le trite esasperazioni di finto folklore, evoca il mondo nuovo che sa unire la mediterraneità, qui comunque vivace e ben trasmessa, con suadenti sentori di Mitteleuropa. Personale gentile, ben motivato e ben formato.
Nell’affidarci all’estro di Enrico, la cui crescente bravura è sempre più apprezzata da una clientela composta da veronesi e dai tanti turisti business che visitano la vicina fiera, ci ritroviamo uno squisito fritto napoletano costituito da crocchette di patate, arancino di riso e frittatina di pasta. Non potendo eccepire sulla bontà del fritto, davvero eccellente, ci permettiamo di eccepire sui nomi; sì, sui nomi del “crocchè” di patate, che volentieri commuteremmo in “panzarotto”, e dell’arancino di riso, nome che correttamente individua la tipica specialità siciliana, e andremmo su un popolare “palla di riso”, come ancora nella Napoli verace è denominata questa ghiottoneria.
Così ben temprati e con la compagnia nei calici di un elegante quanto ammiccante Terre Cerase by Villa Matilde, sempre affidandoci a Enrico, ci poniamo in attesa, rivelatasi breve, delle sue pizze. Giunge in tavola l’originale “Lungomare Caracciolo”. È una squisita pizza bianca con Fiordilatte di Agerola, alici fritte, salicornia croccante e atomi di scorza di limone. Oltre all’impasto, la cui manifesta bontà palesa il “qualis pater talis filius” dacché Enrico ha imparato bene la lezione del papà, qui si ritrova nel topping una sapidità che piace e un tocco agrumato che piace anch’esso e che dona alla pizza un piacevole contrappunto armonico.
Sorta di matrioska, nell’ambito del menù dedicato alla pizza, vi è una carta dedicata ai pomodori, rigorosamente declinati al plurale. Guglielmo Vuolo infatti è stato tra i primi maestri pizzaioli a educare i clienti circa la pluralità dei pomodori presenti in Campania. Ne sortisce una carta a sé, e ne sortisce, scelta di Enrico appassionatamente approvata, una sontuosa “Assoluto di Marinara Vuolo”. In pratica, la Marinara, ovvero la più classica tra le pizze napoletane, con quattro varietà di pomodoro rosso (il fresco fino a quando la stagione lo consente): Piennolo del Vesuvio, Corbarino, San Marzano, Re Fiascone di Tremonti. L’aglio proviene dall’Ufita, in Irpinia e l’origano proviene dai Monti Lattari. Insomma tutti ingredienti campani.
Dulcis in fundo, giungono in tavola gli “Scugnizielli Vuolo” in entrambe le versioni: con crema di cioccolato e zucchero a velo e con crema e granella di pistacchio. Si plaude calorosamente a Guglielmo e Stefania, vigili e premurosi nell’aver condotto in prima persona i primi mesi di attività. Complimenti e auguri di ulteriore e duraturo successo al prode figlio Enrico che con passione, con talento e con crescente competenza sta adesso governando in prima persona questa eccellente pizzeria.
Per informazioni:
www.guglielmovuolo.com