Sono partito con molte perplessità e non pochi interrogativi. «Se vuoi uscire dal mondo per qualche giorno - mi ha detto provocatoriamente un amico - vai in un convento di Frati». Detto, fatto.
A cavallo del ponte del 25 aprile, sono salito a mille metri, fra gli Appennini tosco-emiliani, al
Santuario Francescano della Verna, provincia di Arezzo, sul Sacro Monte dove S.Francesco d'Assisi, nel settembre del 1224, ricevette da Cristo "l'ultimo sigillo delle Stimmate". Fin qui la storia religiosa.
Oggi il santuario oltre che luogo di preghiera è anche un centro di accoglienza per chi vuole fermarsi a pensare, riflettere, camminare lungo i sentieri che portano ai monti Penna o Calvano, poco più di 1.200 metri di altezza. Nulla è imposto, ogni scelta è libera. Prenotazione obbligatoria perché, soprattutto durante le festività, il luogo è tappa obbligata per i pellegrini diretti ad Assisi, Perugia e Roma.
A gestire la foresteria del refettorio francescano una associazione di laici che ha stipulato una convenzione con il comune di Chiusi della Verna. La struttura ricettiva non è un albergo né un pubblico esercizio e non ha fini di lucro. Ai frati e alle suore l'esclusivo compito religioso, tutto il resto spetta ai volontari. Accoglienza discreta senza tanti fronzoli. Scale o ascensore per salire al secondo piano. Stanze spartane. Né radio, né televisione, né giornali. Collegamento - faticoso - con la rete wi-fi e niente altro. Letti singoli, un comodino e un tavolino; bagno con acqua calda e doccia. Nessun cambio delle lenzuola o rifacimento giornaliero della stanza, è subito chiarito e specificato all'arrivo.
Pranzo e cena rigorosamente alle 12.30 e alle 19.30. Un primo, un secondo con contorno, acqua e vino rosso o bianco in bottiglia sigillata di 3/4 e frutta a volontà. Il dolce solo la domenica. Mezza pensione 48 euro giorno, pensione completa 50 euro. Fin qui, come si suol dire, l'elenco della spesa.
Ma quel che vale la pena di rimarcare è il modo di accogliere e assistere credenti e non credenti. Nessuna imposizione o vincolo di partecipare a momenti di riflessione-preghiera e/o processoni, messe, lodi e vespri. Sali - almeno per chi scrive - con molti dubbi pensando più ad "una moda" che ad un luogo di spiritualità... invece 3/4 giorni servono a ritrovarsi e per ritrovarsi. Non di più. Lontano da quel che si definisce oggi turismo religioso; piuttosto invece la riscoperta del silenzio e del valore del cibo.
E poi la natura, il bosco attorno al "sacro monte della Verna" che si percorre con il sentiero Frassati alla scoperta del messaggio francescano di pace e fraternità universale. Opere d'arte uniche nella Basilica e nella chiesa di Santa Maria degli Angeli e poi il freddo e umido giaciglio di San Francesco con il letto in ferro, a ricordare che qui, come ha scritto Dante nell'XI canto del Paradiso, "nel crudo sasso intro Tevere e Arno da Cristo prese l'ultimo sigillo che le sue membra due anni portarno". Fermatevi alla Verna.
Per informazioni:
www.laverna.it