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I pasti solo nei b&b professionali Toscana, un modello da imitare

 
11 ottobre 2017 | 15:03

I pasti solo nei b&b professionali Toscana, un modello da imitare

11 ottobre 2017 | 15:03
 

La Toscana ha apportato due modifiche al Testo unico del Turismo: cancellazione dell'obbligo di comunicazione periodica delle caratteristiche da parte delle imprese e possibilità di fornire pasti ai b&b professionali, tutelando la professionalità degli operatori e offrendo garanzie al consumatore.

Queste variazioni approvate al Testo dal Consiglio regionale della Toscana ieri, si spera fungano da esempio e modello per tutta Italia, perché assicurano sia i servizi offerti dai professionisti sia la sicurezza che i consumatori ricercano. I cambiamenti apportati hanno infatti trovato subito un riscontro positivo da parte delle associazioni di categoria, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria e Alleanza Cooperative della Toscana.

(I pasti solo nei b&b professionali Toscana, un modello da imitare)

Entrando più nel dettaglio, secondo le associazioni di cui sopra, la comunicazione periodica doveva essere cancellata perché pratica inutile per le strutture che durante l'anno non avevano modificato le proprie caratteristiche; corretta invece la reintroduzione per i b&b professionali di somministrare cibi e bevande ai propri alloggiati (si tratta di un ripristino di una "vecchia" legge, la 42/2000).

Sempre le associazioni si erano inizialmente dette contrarie alla possibilità di permettere anche alle strutture ricettive non professionali di somministrare pasti, ipotesi poi scartata in fase decisionale.

«Quella individuata ora - commentano in una nota congiunta le associazioni - è una soluzione che ci trova favorevoli perché ispirata al principio "stesso mercato, stesse regole" che a noi sta particolarmente a cuore. Soltanto le strutture che offrono servizio b&b in forma imprenditoriale, infatti, potranno somministrare alimenti e bevande ai loro ospiti alloggiati, rispettando le norme previste dal regolamento regionale sulla sicurezza alimentare, come tutte le altre imprese che fanno ristorazione, con gli stessi oneri. È un meccanismo, questo, che tutela la professionalità degli operatori e offre più garanzie al consumatore. Se fosse passata la prima ipotesi, invece, si sarebbe creata una forte discriminazione con le imprese».

La logica messa in atto dalle associazioni di categoria nei confronti di queste decisioni ha numerosi rimandi con la posizione della Federazione italiana cuochi rispetto al fenomeno dilagante degli home restaurant, descritti come mine vaganti dal presidente Fic Rocco Pozzulo, proprio perché privi di professionalità e incapaci di garantire fattori fondamentali per i consumatori come sicurezza alimentare e igiene collettiva.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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