Le città d'arte e la storia millenaria che rivive nei nostri monumenti vengono svilite da un'insana quanto scadente invasione di fast food, catene commerciali e negozi di souvenir. Ecco perché un disegno di legge del Pd promette di salvaguardare quello che viene definito dall'Unesco nel 2003 “patrimonio immateriale” delle nostre città. Lo spunto è giunto dal modello fiorentino: il sindaco di Firenze Dario Nardella, con il “Regolamento Unesco”, ha proibito da questo gennaio l'apertura in centro di internet point, money transfer, compro oro e fast food. Un'iniziativa questa che presto potrebbe trasferirsi nelle grandi città d'arte italiane, da Venezia a Roma fino a Napoli.
Perché questo avvenga, dev'essere approvato il ddl che introduce il principio di salvaguardia per il “patrimonio culturale immateriale”, andando a intoccare le norme del governo Monti in materia di liberalizzazione del commercio. La volontà di fondo è lasciare intatta quella rete culturale che attraversa i centri storici delle grandi città, perché «un monumento è anche il suo contesto e l'identità dei luoghi va salvaguardata»: questo il commento del sottosegretario ai Beni culturali con delega ai temi Unesco Ilaria Borletti Buitoni. La prima firmataria del ddl, la senatrice Rosa Maria Di Giorgi, spiega che l'obiettivo è «dare ai sindaci uno strumento che consenta di adottare un disciplinare come quello introdotto a Firenze, per evitare che i centri storici vengano snaturati». La senatrice auspica che il provvedimento sia approvato entro l'anno.
Un'approvazione necessaria, perché iniziative di risanamento, se esclusivamente comunali, rischiano di essere inefficaci: «Abbiamo bisogno del sostegno di Governo e Parlamento - dice il sindaco di Firenze - o i nostri regolamenti resteranno in balia del primo giudice amministrativo cui si rivolge il primo minimarket. Le città italiane stanno perdendo l'anima. Le leggi Bersani e Monti non hanno tenuto conto dell'effetto che la deregulation avrebbe avuto sui centri storici. Queste misure non vanno contro la libera iniziativa commerciale, ma tutelano il patrimonio culturale».