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Visintin critica il Forum della cucina E mette in discussione il ruolo di Marchi

Il giornalista del Corriere si unisce al coro di critiche contro il Forum della cucina italiana organizzato dal ministro Martina. Il ruolo di Paolo Marchi, poi, non sarebbe credibile e libero da conflitti d’interesse, dal momento che Nestlè, attraverso S.Pellegrino, è sponsor di Identità Golose e partner di Identità Expo

 
05 agosto 2015 | 16:06

Visintin critica il Forum della cucina E mette in discussione il ruolo di Marchi

Il giornalista del Corriere si unisce al coro di critiche contro il Forum della cucina italiana organizzato dal ministro Martina. Il ruolo di Paolo Marchi, poi, non sarebbe credibile e libero da conflitti d’interesse, dal momento che Nestlè, attraverso S.Pellegrino, è sponsor di Identità Golose e partner di Identità Expo

05 agosto 2015 | 16:06
 

Anche Valerio Massimo Visintin, giornalista e critico gastronomico del Corriere della sera, si è espresso in maniera molto critica sul 2° Forum della cucina italiana, l’incontro organizzato la scorsa settima ad Expo dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che in quella sede ha firmato il “Food Act”, un piano di azioni per la valorizzazione della cucina italiana.

Come ha evidenziato nell’ultimo editoriale il direttore di Italia a Tavola, Alberto Lupini, «in tanto sforzo di novità e riforma c’è solo un neo, che non è di poco conto. Nell’elaborazione e nella condivisione dell’intero progetto è mancato il coinvolgimento del soggetto più importante: la Federazione italiana cuochi, unica realtà riconosciuta a livello istituzionale come rappresentante dei professionisti del settore, nonché l’unica che è da tempo impegnata per ottenere il riconoscimento e la certificazione della figura del cuoco».


Credito foto: Corriere della sera - Milano

E come la Fic, sono stati esclusi anche tanti grandi nomi di cuochi e altre importanti associazioni di categoria, come Euro-Toques International, ad oggi l’unica associazione di chef voluta, riconosciuta e approvata dall’Unione europea. Per questo sul Forum sono piovute forti critiche da più parti, dal presidente Fic Rocco Pozzulo al presidente di Euro-Toques International Enrico Derflingher, dal presidente regionale Fic Lazio Alessandro Circiello al coordinatore e presidente onorario Gvci-Itchefs Rosario Scarpato.

Come sottolinea Visintin nel suo articolo, pubblicato oggi, dal titolo “Conflitti marchiani”, «non mi pare né logico né previdente assegnare un vantaggio gerarchico ai grandi chef, come se fossero i depositari della verità gastronomica e imprenditoriale [...], soprattutto perché incarnano una minima porzione, elitaria e circoscritta, della ristorazione italiana. Che è un’infinita anagrafe di imprese, altrettanto rappresentative della nostra cucina e non meno informate sui fatti».

Paolo MarchiInoltre, nella conclusione dell'articolo, Visintin fa un affondo al curatore di Identità Golose, Paolo Marchi (nella foto qui accanto), incaricato dal Ministro di coordinare la scelta dei cuochi partecipanti al Forum. Secondo Visintin, il ruolo di Marchi perde di credibilità nel momento in cui si considera che Nestlè, attraverso S.Pellegrino, è sponsor di Identità Golose e partner di Identità Expo, entrambe creature del commissario tecnico ministeriale.

Analogamente, a marzo di quest’anno, in occasione del primo Forum, anche Matteo Scibilia, cuoco e responsabile scientifico di Italia a Tavola, aveva espresso perplessità sul ruolo e sull’incarico affidato a Marchi: «Se Paolo Marchi (creatore di Identità Golose, l’evento forse più di tendenza del settore, ma comunque privato e da business, che in parte rappresenta una casta o una lobby) è riuscito a portare dinanzi ad un Ministro i cuochi, possiamo anche riconoscergli un merito, ma il metodo proprio no. Non più tardi di qualche settimana fa in occasione dell’ultima edizione di Identità Golose, proprio Marchi aveva tuonato contro l’incapacità dei cuochi di fare gruppo. Ma non appena l’occasione si è presentata...».

Condividiamo e rilanciamo, quindi, la domanda posta da Visintin: Paolo Marchi è davvero credibile nel ruolo che gli è stato ritagliato? Non è forse troppo vincolato da conflitti di interesse?

Per la sintonia con quanto sostenuto da Italia a Tavola, riportiamo qui di seguito l’articolo integrale di Valerio Massimo Visintin tratto dal blog “Mangiare a Milano” del Corriere della sera.


In attesa di atti più concreti, mi ero ripromesso di evitare commenti circa le vicende del Forum della cucina italiana, salotto di chef d’alto bordo, istituito su iniziativa del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. Ma sono un uomo sbagliato e non riesco a tacere.

Ho già manifestato preoccupazione per la scelta di affidare l’incarico di selezionatore degli chef a Paolo Marchi, mente, braccio e avambraccio di un soggetto commerciale privato (Identità Golose), che trae lauti guadagni dalla gestione di un portfolio di cuochi. Non a caso, la selezione dei quaranta prescelti è del tutto arbitraria, priva di un criterio che non sia riconducibile a opzioni personali.

Aggiungo che non mi pare né logico né previdente assegnare un vantaggio gerarchico ai grandi chef, come se fossero i depositari della verità gastronomica e imprenditoriale. E non solo perché alcuni di loro hanno mostrato scarso talento nell’amministrazione dei rispettivi esercizi. Ma soprattutto perché incarnano una minima porzione, elitaria e circoscritta, della ristorazione italiana. Che è un’infinita anagrafe di imprese, altrettanto rappresentative della nostra cucina e non meno informate sui fatti. Sono le storie e le fatiche di moltitudini di cuochi senza stelle e senza santi in paradiso; ma persino di osti che non cucinano nemmeno una polpetta, ma conoscono ogni piega del mestiere e sostengono la cucina italiana con onore.

C’è, però, un’altra questione che mi spinge a scrivere.

Mi riferisco a un punto preciso del decalogo di intenti, denominato “Food Act”, frutto del dibattito tra i cuochi marchiani, il ministro Martina, Stefania Giannini (ministro dell’Istruzione) e Dario Franceschini (Beni culturali e Turismo). Un tris governativo che pare abbia fatto girare la testa a Massimo Bottura, il quale si esprime, ormai, con l’identico entusiasmo stupefatto e fanciullesco di Giovanni Allevi. Stando a quanto riporta L’Espresso Wine&Food, Bottura avrebbe dichiarato: «Un incontro importante in cui per la prima volta si sono seduti allo stesso tavolo insieme ai cuochi ben tre ministri di ministeri diversi». Non state a spiegargli che c’è un ministro soltanto per ogni dicastero o gli sciuperete l’infanzia.

Al punto 3, dicevo, si legge testualmente la seguente promessa: «Potenziamento della distribuzione del vero made in Italy agroalimentare». Vero made in Italy: un progetto sacrosanto, dato che nel mondo ha libero (e, purtroppo, legittimo) corso una pletora di falsi prodotti italiani. Alcuni dei quali sono in mostra all’Expo, nel padiglione della Coldiretti.

Un caso emblematico è quello del Parmigiano Reggiano, legalmente indifendibile fuori dai confini europei. Dice con comprensibile preoccupazione la Coldiretti: «Nel 2014 la produzione delle imitazioni del Parmigiano e del Grana ha superato i 300 milioni di chili». Ed elenca: «Dal falso parmigiano vegano a quello della Comunità Amish, al parmesan. Ma c’è anche il parmigiano in cirillico, il parmesao brasiliano, il reggianito argentino e il parmesan perfect prodotto in Australia».

Bene. In questa lista possiamo collocare anche il “parmesan cheese” della Nestlè, dichiaratamente prodotto con latte pastorizzato (il che esclude parentele dirette col Parmigiano Reggiano, a latte crudo), distribuito soltanto in paesi extra europei attraverso l’italianissimo marchio Buitoni.

La coincidenza fatale è che proprio la Nestlè (con S.Pellegrino) è sponsor di Identità Golose e partner di Identità Expo, entrambe creature del commissario tecnico ministeriale Paolo Marchi. Non c’è nulla di illegale in questo giro di valzer. Tuttavia, è inevitabile domandarsi se Marchi sia credibile nel ruolo che gli è stato ritagliato. Se sia compatibile e opportuna la sua presenza in un forum che si propone di difendere il “Vero made in Italy”. Se non siano davvero troppi, a questo punto, i conflitti di interesse e gli abiti che indossa.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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19/01/2016 16:19:34
2) inchiesta sul pane tradizionale italiano
mi chiedo come mai nessuno parla più del nostro pane?una volta le trattorie si riempivano oltre ai piatti tradizionali con un buon pane,salume, formaggi, vino. Il pane era sempre il re della tavola !.Ora i tempi sono cambiati le nuove generazioni non conoscono più il profumo di un buon pane i fornai sono diventati dei dipendenti dei mulini usano farine pronte con tutto dentro anche gli additivi i una volta i fornai da un paese all'altro avevano un pane diverso vuoi per le farine molte volte legate al territorio vuoi per il tipo di lievito madre che usavano e con conoscenze che ognuno di noi avevamo . adesso e' diventata una moda farsi il pane in casa con macchinette varie sono diventati tutti dei professori in segnano tutto quello che non conoscono.la tradizione italiana della panificazione era una delle migliore al mondo i prodotti tradizionali sono stati sempre resi famosi dagli artigiani ,ora anno appiattito il gusto il consumatore non sente più la differenza dai prodotti industriali ,alcuni bravi sono rimasti ma sono rari ,spero con i tempi che corrono che non facciano passare il pane congelato che arriva dai paesi esteri per pane tradizionale . un saluto
giovanni lusignani
ex panificatore
panificazione
13/08/2015 00:40:15
1)
Credo che Marchi come tanti altri creatori di eventi non debba essere rappresentativo della enogastronomia italiana, l'evento che h creato è bello e oserei dire fantastico, a mio parere il più interessante e completo fra quelli italiani, ma un governo e un ministro devono dare voce a tutti quelli che fanno cucina e prodotto, Marchi, Visentin, Petrini etc. non devono entrare sia perchè fanno soldi sulla frammentarietà della produzione italiana e sia perchè in tutti questi anni hanno solo contribuito a creare "parrocchie" autoreferenziali e spesso a danno del prodotto italiano. basta critici si al prodotto, ai produttori e ai cuochi e alla formazione. per quello che riguarda gli sponsor assolvo Marchi per il fatto che da venti anni tutti i vari presidenti di tutte le associazioni elemosinano patrocini e sponsorizzazioni varie, per cui Visentin stia zitto perchè "senza soldi non si cantano messe", la prostituzione culinaria è ormai un fenomeno globale. saluti
Guerrino Di Benedetto



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