«Stiamo vivendo e lavorando in uno stato disonesto e talmente bisognoso di soldi da essere disposto a far fallire aziende con pretesti assurdi, ridicoli, palesemente falsi e logicamente impossibili da ribattere. Basito, incazzato e rassegnato, continuo, continuo a lavorare convinto di vivere in un paese stupendo e pieno di risorse, continuo, se non altro per vedere fino a dove può arrivare la disonestà di questo sistema. Ma una domanda mi sorge... cosa e come faranno i nostri figli in Italia? Fra un paio di settimane ci sarà il secondo incontro con il Ministro Martina a Milano Expo e penso che di cose da dire ce ne saranno veramente tante, da parte di tutti».
Leggo con stupore e ammirazione quanto ha scritto Simone Padoan, su Facebook, condivisibile in toto. Anzi, ce ne da aggiungere, cosa che facciamo senza particolari riserve. Mi riferiscono e dati certi, come quelli per esempio della ricca e prosperosa Brianza, dove personalmente opero da 25 anni. Qui i fallimenti e i concordati nella ristorazione sono aumentati del 49% e forse la cifra è approssimata per difetto. Cosa accade nel resto del Paese che in fondo non ha una struttura imprenditoriale come la Brianza?
Igles Corelli presidente della Uir, Unione italiana ristoratori, più o meno nello stesso momento di Padoan, chiede un po' retoricamente ai propri associati, in previsione dell’incontro organizzato da Identitá Golose con il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina a Expo, «cosa debbo chiedere al Ministro in difesa della ristorazione?». Ma dopo 40 anni di attività probabilmente lo sa, e questa è solo un'affermazione retorica per nascondere la verità del l'ennesima operazione elitaria che nulla ha a che fare con i problemi del nostro mondo. E allora mi chiedo: i soliti cuochi stellati portati per mano al forum di Paolo Marchi hanno capito che questo incontro sará solo una passerella mediatica che serve a Identitá Golose, che a fine Expo rischia grosso per il regalo di una sede praticamente “gratis“ dentro Expo?
Dopo il primo, contestato, incontro di questo genere a Roma (dove fra gli invitati della casta non c'erano né Gualtiero Marchesi, né esponenti delle organizzazioni sindacali del settore) il Ministro Martina è forse intervenuto per operare qualche cambiamento a noi favorevole? Lo stesso Ministro è intervenuto a favore dei colleghi dell’Economia o della Pubblica istruzione, magari per piccole questioni, come chiedere una attenzione sugli home restaurant invece che sulla distorsione del mercato ad operare di portali e guide online, o sul tema della formazione? I cuochi stellati chiamati all’incontro, già bravi in passerelle, sanno che rischieranno di farne un’altra sul palcoscenico di Expo senza peró rappresentare il settore?
Giá, perché ancora una volta si pensa di percorrere la strada delle élite quasi che i cuochi o i ristoratori si sentano rappresentati da professionisti certamente capaci, ma senza alcun ruolo o livelli di rappresentativitá che vada oltre quello del loro ristorante. Tutto ciò in realtà evidenzia che questo preteso forum organizzato in solitudine da Paolo Marchi non rappresenta niente di nuovo. Anni fa ci provarono gli Alaimo, o Alfredo Zini e fu un fallimento, anche di speranze della categoria. Ora ci riprova Paolo Marchi ripetendo lo stesso errore di volere scavalcare, e anzi volutamente escludere, chi, magari non sempre con decisione, rappresenta sul serio cuochi e ristoratori. E qui il riferimento obbligato è all'assenza: perché non vengono invitate, alcune della più importanti associazioni di cuochi , come la Fic, la Federazione italiana cuochi e il più importante sindacato per le imprese, come la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi)?
In ogni caso è incredibile che si attenda un incontro con il Ministro Martina, che per inciso non è ministro dell’Economia, e non è quindi in grado di operare scelte di un certo tipo nei confronti della categoria, che al 90% appartiene al settore del commercio. Si aspetta l’incontro con il ministro dell’Agricoltura che poco può fare se non chiedere un maggiore coinvolgimento e una collaborazione tra gli agricoltori. E magari, che mantenga l’impegno preso a Firenze in occasione del Premio Italia a Tavola, quando si parlava di una attenzione al rispetto delle norme da parte degli agriturismi. Un impegno che il Ministro prese dinanzi anche al responsabile della Coldiretti.
Le piccole imprese della ristorazione e i cuochi da chi sono rappresentati? Solo gli stellati hanno dei privilegi? I giornalisti del settore, invidiosi e gelosi l’uno dell’altro, molto più dei cuochi, saranno per una volta al disopra delle parti e faranno gruppo per comunicare i problemi della categoria? O anche in questo caso le scelte divisorie e solitarie di Marchi e di Identitá Golose genereranno un vuoto pneumatico nella stampa?
E dal palcoscenico di Expo, qualcuno farà presente che per (de)merito proprio di Expo gli affari a Milano sono diminuiti di oltre il 30%? È inutile descrivere o elencare i problemi delle aziende della ristorazione, sono gli stessi delle migliaia di piccole aziende italiane. Certamente bisognerebbe realmente cominciare a rivedere la figura del cuoco, che è molto più artigiano che commerciante, e come spesso sottolineato da Lino Stoppani alzare l’asticella professionale di accesso al settore, non senza pensare che in Francia e in Germania le aziende della ristorazione sono la metà rispetto a quelle nel nostro paese. Come vedete cari amici e colleghi cuochi, ecco alcune richieste facili da chiedere alle istituzioni presto elencate, fatene buon uso.