Sul web sembra di assistere ad una gara senza esclusione di colpi. Da un lato fioccano inchieste e polemiche sulle accuse di strumentalizzazione e imbrogli per l’uso anarchico delle recensioni online sugli esercizi pubblici. Dall’altro TripAdvisor risponde sfoderando settimana dopo settimana un’autoreferenzialità da pubblicità progresso basata su sondaggi su ogni cosa, senza chiarire però i criteri utilizzati, basilari per l’attendibilità di ogni indagine statistica. In mezzo restano come sempre utenti ed operatori che sempre più si chiedono se davvero ci si può fidare di un sistema informativo che, con tutti i pregi derivanti dall’immediatezza di utilizzo, peggiora i difetti delle guide cartacee. I commenti degli utenti spesso sono assolutamente falsi (comprati se positivi e da ritorsione selvaggia se negativi). Non c’è alcuna verifica al punto che, come sulle guide cartacee si può leggere commenti positivi di locali non ancora aperti (valga per tutti il caso dell’Espresso su un ristorante di Eataly a Milano), così su TripAdvisor si possono trovare recensioni negative su alberghi o ristoranti chiusi da anni. Basti pensare che Federalberghi ha fatto ricorso al Garante per la concorrenza e il mercato. E l’Authority ha aperto un’indagine che potrebbe sfociare, come già successo in altri Paesi europei, in pesanti sanzioni.
Insomma, il sistema che Italia a Tavola critica da anni continua a generare caos e discordia vanificando gli aspetti positivi legati a informazioni aggiornate e aperte al confronto. Da tempo andiamo sostenendo che l’unico modo per porre uno stop alle polemiche e ai numeri gonfiati sugli utenti (che poi pesano sulla tariffe pubblicitarie su cui campa anche TripAdvisor) è avere la certezza che chi scrive è stato in quel locale. E la cosa più semplice sarebbe quella di rendere obbligatoria la pubblicazione della ricevuta o della fattura. Basterebbe una semplice foto con lo smartphone e tutto sarebbe risolto. Si supererebbe così anche l’altro grosso limite costituito dall’anonimato della maggior parte degli utenti. Ma su questo punto TripAdvisor è irremovibile nel suo "no"!
Che fare in assenza di ciò? Buttare tutto a mare e avviare una guerra contro TripAdvisor e il suo oggettivo sostegno ai taroccamenti? Da ottimisti e attenti ai risultati concreti quali siamo, per il momento ci accontenteremmo di quel “piano B” che era stato ufficialmente annunciato al convegno di Italia a Tavola a Firenze in occasione del Premio Personaggio dell’anno. TripAdvisor e Fipe-Confcommercio avevano deciso di avviare una collaborazione in un’area test della Toscana per seguire con attenzione le recensioni degli esercizi pubblici di quella zona. L’impegno era di avere personale dedicato per seguire con tempestività tutte le segnalazioni di commenti anomali e risolvere subito ogni caso per non danneggiare imprese e utenti. Pur con la cautela del caso e qualche dubbio avevamo espresso la nostra disponibilità a seguire con attenzione questo esperimento, con la speranza che potesse portare almeno alcune parziali soluzioni.
L’annuncio era stato fatto a marzo. Ci spiace dover segnalare che a sei mesi di distanza nulla sia stato ancora fatto nel concreto. Speriamo solo che la causa sia da addebitare al terremoto ai vertici di TripAdvisor e che a brevissimo il test possa partire. Se così non fosse, non ci sarà che da archiviare anche questo piano B e arrendersi al fatto che TripAdvisor avrà scelto di infischiarsene della credibilità e della trasparenza. Ma in verità vorremmo continuare a sperare che non sia proprio così.