Delizioso bacca commestibile di una pianta, un genere di “liane” tipiche dell’Asia orientale, nata nella Cina meridionale intorno al 600 a.C. I semi arrivarono nel vecchio continente grazie ad un collezionista della Società Britannica Reale di Orticoltura, e da qui in Nuova Zelanda dove nel 1959 gli fu attribuito il nome di un uccello preistorico dalle piume lanuginose, lungo becco e senza ali che rappresenta il simbolo della nazione.
L’Italia è il secondo produttore al mondo di kiwi. Le superfici più estese si trovano in Lazio, che detiene il primato della produzione nazionale con il 30,4%, a seguire Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. La varietà più coltivata è la Hayward, dal nome del botanico che l’ha selezionata all’inizio del Novecento.
La pianta cresce in pergolati simili ai vigneti. Due le principali tipologie: verde la più diffusa, con forma simile all’uovo con buccia marrone scuro, pelosetta, e polpa verde brillante; la gold invece ha forma più allungata e la polpa è gialla. Il kiwi nostrano è reperibile sul mercato da novembre a giugno, mentre negli altri mesi si tratta di frutta proveniente dall’estero. Solitamente i frutti sono venduti acerbi, per una migliore conservazione, e vanno fatti maturare dopo l’acquisto, attendendo qualche giorno prima di consumarli.
Il frutto ha sapore acidulo ma sugoso e rinfrescante; si consuma al naturale dopo averlo sbucciato oppure come ingrediente nella preparazione di macedonie, spiedini di frutta o insalate estive. È un generoso fornitore di vitamine, soprattutto C in proporzioni leggermente superiori agli agrumi, particolarmente ricco anche di potassio, con un apporto calorico molto basso, classificato da una statistica made in Usa come il più nutriente fra 27 frutti di largo consumo.