Mentre a Milano i tassisti scendono in piazza contro Uber, il servizio di prenotazione di auto con conducente tramite app per smartphone, va evidenziato come il problema di fondo il ruolo delle istituzioni, che sul tema della viabilità mostrano di non essere in grado né di venire incontro alle necessità di cittadini e turisti né di stare al passo con le tecnologie.
Uber infatti non è un caso isolato. Esistono da tempo altre applicazioni che in modo o nell’altro permettono alle persone di spostarsi nel traffico delle grandi metropoli, spesso anche con un notevole risparmio economico. Nel giro soprattutto dell’ultimo anno sono state create soluzioni sempre più flessibili e innovative, grazie anche ad un mercato sostanzialmente aperto, in cui le istituzioni non possono fare altro che cercare di stare al passo. Il progresso, ormai, non viene più solo dall’alto...
Letzgo, ad esempio, è un’app che si scarica sul cellulare e prevede che chiunque possa offrire un passaggio con la propria auto privata. Una sorta di autostop virtuale. In sostanza l’app fa da piattaforma di contatto e si limita a suggerire un rimborso. Un sistema che rischia di rivoluzionare la mobilità nelle metropoli di tutto il mondo.
Poi c’è Blablacar, simile a Letzgo ma utilizzata principalmente per i viaggi a lunga percorrenza. Taxinsieme mette in contatto gli utenti per condividere un taxi e dividere le spese. MyTaxi, nata ad Amburgo, è un’app che oggi vede 45mila tassisti associati tra Germania, Stati Uniti, Austria, Polonia, Spagna. In Italia c’è Cabeo, che consente di chiamare direttamente la macchina scavalcando la mediazione di centrali e radiotaxi.
Di fronte a questo inarrestabile progresso tecnologico a misura di viaggiatore, poco possono fare persino i servizi di car sharing, che ad esempio a Milano - la metropoli a più alto tasso di auto in condivisione in rapporto agli abitanti - mettono a disposizione 600 “Smart” di Car2go, oltre 500 “Fiat 500” di Enjoy (Eni), ed ora anche 80 “Volkswagen Up” di Twist, l’ultimo operatore sbarcato nel capoluogo lombardo.
L’obiettivo è sempre lo stesso: risparmiare. Ma non è tutto. Un altro dei motivi chiave del successo di questi nuovi servizi è la crescente sensibilità delle persone verso i problemi legati all’ambiente. Potremmo quindi riassumere questa rivoluzione della mobilità in tre aspetti principali: la crisi economica, che spinge gli utenti a preferire le soluzioni che permettono di risparmiare di più; il progresso tecnologico, con la rapida e sempre crescente diffusione degli smartphone; e infine una maggiore coscienza “green”.
Ed ecco, ancora una volta, il ruolo istituzionale da ripensare. «Questo fervore di iniziative per la mobilità alternativa - spiega al Corriere della sera Marco Ponti, docente di Economia applicata al Politecnico di Milano - ha un nome: concorrenza. Anche per il caso Uber, è urgentissimo che cambi la normativa nell’interesse dei cittadini, magari con forme di compensazione per ammortizzare i danni ai tassisti. In tutto ciò che è trasporto pubblico, i monopoli mantengono un lungo sonno. Su questo tema chiave, siamo molto arretrati».