Nessuno ne parla, ma la guerra dei tassisti milanesi di questii giorni contro Uber (servizio di noleggio auto con conducente), con conseguente caos del servizio, è solo una piccola anticipazione di cosa potrebbe diventare Milano in occasione dell'Expo se non si risolve per tempo, e una volta per tutte, il problema del blocco ad una libera attività in questo settore. Ci hanno provato in tanti, inutilmente, a garantire un servizio più efficente (e a minor costo), ma finora i tassisti hanno avuto la meglio impendendo qualunque liberalizzazione. Ora è temnpo che si ponga la parola fine alle licenze blindate e il libero mercato (che non significa aprire la porta a chi non è qualificato per questo servizio) abbia spazio. In caso contrario meglio fare come chiede Grillo e chiudere subito i cantieri di Expo. Se non aumenteremo in numero assolutamente significativo il numero dei taxi a Milano avremo infatti perso, prima ancora di partire, la scommessa di fare di questo evento una base di lancio della ripesa vera del Paese.
Ma vediamo nel dettaglio cosa ha portato stavolta alla rivolta dei tassisti milanesi contro Uber, il servizio di trasporto che permette di chiamare una macchina con conducente attraverso un’app per smartphone e che di fatto aggira le norme corporative a favore dei tassisti offrendo vetture a noleggio che si comportano come taxi (ma in assenza di apposita licenza) e facendo quindi quella che per i tassisti milanesi è concorrenza sleale. Il servizio Uber in realtà è nato a San Francisco nel 2009 ed è già attivo in diverse grandi città del mondo tra cui New York, Londra, Parigi e Amsterdam (in Italia è presente a Roma e a Milano da circa un anno) e risponde a bisogni della nostra società.
A dare il via alla protesta dei tassisti milanesi, lo scorso 17 maggio, era stata la presentazione del servizio della società UberPop, a cui ha partecipato anche l’assessore comunale alla Mobilità, Pierfrancesco Maran. Tassisti e rappresentanti sindacali hanno richiesto le dimissioni dell’assessore: «Non ha saputo confrontarsi con noi e tutelare il nostro lavoro». Lancio di uova contro la general manager di Uber Italia, Benedetta Arese Lucini.
Nella notte sono scoppiati tumulti nel capoluogo lombardo, in piazza Duomo e nei pressi della stazione Centrale, al punto che un autista di Uber è finito in ospedale dopo essere stato aggredito da due tassisti. Ma anche un tassista è stato ricoverato in ospedale: si era finto un cliente e una volta giunto a destinazione s’è rifiutato di pagare sostenendo che l’auto aveva violato la legge. Il conducente di Uber a quel punto lo ha urtato con la macchina mentre faceva retromarcia. Ora si trova all’ospedale Niguarda con una leggera contusione.
La mattina del 19 maggio in stazione Centrale le macchine bianche sono rimaste ferme al parcheggio principale. Ma i sindacati hanno richiamato all’ordine i tassisti: «È il momento di tornare a lavorare». L’appello è arrivato dopo un incontro in Prefettura a cui hanno partecipato una decina di sigle sindacali e nel quale non si è raggiunto un accordo. Il segretario di Satam-Cna (un sindacato dei tassisti milanesi), Nereo Villa, ha dichiarato che «il Prefetto ci ha comunicato che il Comitato per l’ordine e la sicurezza ha deciso di rompere gli indugi e non tollerare più la violazione delle norme di legge da parte di tutti: tassisti e noleggiatori». I tassisti, infatti, saranno sanzionabili per interruzione di pubblico servizio se continueranno le agitazioni spontanee. E gli autisti Ncc (noleggio con conducente) affiliati a Uber potranno essere multati anche dagli agenti di polizia per reato penale contro illecito amministrativo.
«A Milano ci sono 23 sigle sindacali - ha spiegato il portavoce del Comitato tassisti milanesi, Cosimo Tartaglia - cercheremo nei prossimi giorni di mettere insieme tutta la categoria e fare un’assemblea il prima possibile, da cui verrà fuori una linea unitaria su come proseguire la protesta».
Intanto si attende l’arrivo domani, 21 maggio, a Milano del ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, per un altro incontro in prefettura con i sindacati della categoria. Intanto i rappresentanti dei sindacati chiedono al governo «un intervento urgente per aumentare le sanzioni ai noleggiatori con conducente che lavorano contro la legge quadro 21 del 1992».
La legge 21 regolamenta le modalità del trasporto pubblico non di linea, ossia quello “con funzione complementare e integrativa rispetto ai trasporti pubblici di linea”, e quindi taxi e servizio di noleggio. L’articolo 3, in particolare, stabilisce che per i servizi di noleggio con conducente “lo stazionamento dei mezzi avviene all’interno delle rimesse o presso i pontili di attracco”, ma di fatto Uber raccoglie le chiamate degli utenti quando le auto sono in circolazione. Al contrario del noleggio con conducente, inoltre, la tariffa non è concordata tra utente e autista bensì calcolata automaticamente, come sui taxi.
L’onda lunga delle agitazioni milanesi, adesso, rischia di espandersi nel resto della Penisola. In particolare a Roma: «Siamo preoccupati - ha spiegato all’Adnkronos Alessandro Atzeni di Lazio Uilt settore taxi - l’incontro con il ministro di domani ci farà decidere come organizzarci».
Proteste in molte capitali europee
Ma le proteste da parte dei tassisti contro la concorrenza sleale del servizio Ncc non sono un caso meramente italiano: in tutte le città in cui Uber è stato introdotto sono nate forti contestazioni. In Francia lo scorso febbraio centinaia di taxi avevano bloccato il traffico parigino, creando grossi disagi alla circolazione sulla tangenziale e anche in centro. In Germania, un mese fa, l’associazione dei tassisti di Berlino aveva ottenuto un’ingiunzione da parte dell’Unione europea per considerare Uber come una vera e propria azienda e non solo un insieme di lavoratori indipendenti e per questo soggetta alle stesse regole dei tassisti teutonici. In questi giorni a Londra 10mila tassisti stanno pianificando lo sciopero del mese prossimo per protestare contro la diffusione del servizio Uber.