E adesso siamo alla guerra delle patate. Un tempo fra gli alimenti più poveri e tipici da diete di carestia, il tubero che oggi gode di una nuova vita in cucina è diventato oggetto di un braccio di ferro che ha per protagonisti i soliti contendenti per il mondo agroalimentare italiano. Da un lato la Coldiretti, che difende le produzioni dei contadini italiani in nome di tracciabilità e sicurezza alimentare (oltre che di qualità e convenienza economica per il sistema Paese). Dall’altro commercianti e industriali che, avvalendosi delle agevolazioni delle norme, italiane e comunitarie, propongono sul mercato prodotti “apparentemente” di produzione nazionale.
Il dato di partenza è che sono ormai 4 su 10 i tuberi “stranieri” consumati in Italia (parliamo di 700 milioni di chili, la metà dei quali di produzione francese) e secondo un’
inchiesta della Procura di Bologna ci sarebbero molte truffe sulla dichiarazione di provenienza. La vicenda riguarda importanti partite con marchio di origine bolognese, mentre una notevole quantità arriverebbe da altre zone, anche estere.
Poiché la patata è l’ortaggio più consumato dagli italiani, è importante che ci sia chiarezza, anche se va precisato che non c’è alcun problema di commestibilità o tanto meno di sicurezza alimentare.
Semmai è in discussione la qualità e la tipologia (di tipi di patate ce ne sono centinaia, anche se se ne consumano in prevalenza 4 o 5 al massimo). Più cultura sulle patate sarebbe peraltro utile, ma purtroppo sembra che la patata, anzi la patatina, sia diventata l’oggetto di una sfida fra due testimonial che evocano aspettative non solo da tavola, Carlo Cracco e Rocco Siffredi, con la patata che più che in cucina sembra destinata alla camera da letto.