Sia pure per pochi punti,
Massimo Bottura si conferma come il cuoco italiano che intercetta i giudizi più alti delle guide italiane. A chiudere la gara virtuale è ancora una volta la
Michelin che anche quest’anno ha peraltro scompaginato i giochi spingendo in alta posizione (con le sue 3 stelle) un fuoriclasse come Niko Romito, quinto nella classifica generale.
Pesano però sempre più le contraddizioni di questi strumenti. Se va dato atto ai vari curatori di avere aggiustato il tiro, tanto che almeno nelle posizioni di alta classifica non ci sono più le abissali differenze di valutazione di qualche anno fa, restano però almeno due criticità che tolgono credibilità alle guide quando servirebbe invece essere più autorevoli di fronte alle tante, troppe, recensioni tarocche o assurde che popolano il web.
Se nella parte alta di un confronto fra le guide, più o meno ci si ritrova sui giudizi di eccellenza, scendendo di livello si aprono le strade a interpretazioni strane, tanto che moltissimi stellati non sono fra i segnalati delle altre guide, o viceversa. Ma ancor più ingiustificabile è che, nonostante gli strumenti di informazione tecnologici oggi disponibili per i controlli, nelle guide si trovano locali chiusi o valutazioni “sulla fiducia” date a cuochi che si devono trasferire in altri locali e al momento sono “inattivi”.
L’esempio più eclatante è l’Espresso che già ha valutato il prossimo ristorante di
Alice, non ancora aperto, che si trasferirà dalla vecchia sede (passata ad altra gestione) a Eatalty Milano. Dopo le polemiche sollevate, il curatore ha dato la colpa alla cuoca che non avrebbe rispettato i tempi a suo tempo indicati... La Michelin ha cercato di salvarsi parlando di trasferimento in corso, saltando la regola di sospendere il giudizio...
E questo per non parlare di chi si ostina a usare punteggi da farmacista che hanno fatto il loro tempo.