E dopo l’
Imu, sulla ristorazione si è abbattuta una nuova tassa, la
Tares. Chi ha a che fare con l’alimentazione (dall’ortofrutta alle mense, dai bar ai ristoranti) pagherà, a seconda dei Comuni, fino al 50% in più per i rifiuti finora assoggettati alla Tarsu. E questo perché, badate bene, è entrato in vigore il sistema secondo cui gli scarti alimentari sono “potenzialmente inquinanti”. Di fatto stiamo parlando dell’umido che non pochi disagi crea alle famiglie e che solo per ubriacatura ideologica da finti ambientalisti si può definire un rifiuto più inquinante di altri (senza arrivare a quelli nocivi o tossici...).
La cosa è tanto più grave se si pensa che questo ennesimo balzello (affidato ai Comuni) è uno dei frutti degeneri di quello sballato federalismo fiscale della premiata ditta Tremonti-Calderoli che avrebbe dovuto garantire sviluppo e futuro...
Lungi da noi ogni demagogica denuncia delle troppe tasse: se le avessero pagate tutti in passato e se non avessimo avuto anni di sperperi e ruberie della classe politica, il problema non si porrebbe. Ma certo non si può fare finta di nulla e accettare che davvero per i rifiuti dei ristoranti (che al più possono puzzare se uno usa magari tanto pesce...) si debbano pagare tasse che non hanno giustificazione ragionevole.
Visto che siamo in tempo di elezioni ci piacerebbe sentire qualche riflessione in proposito... Che non sia la proposta di invitare i clienti a portarsi a casa un pacchettino con quel che resta nel piatto.