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Bufala Campana
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Crisi e caldo minacciano il cibo Su i prezzi per il taglio dei raccolti

Si registra un +30% per i prezzi del grano destinato a produrre il pane e per le quotazioni di soia e mais necessari a nutrire gli animali per produrre latte e carne a causa della crisi e della siccità. In Italia si contano perdite per mezzo miliardo di euro con il caldo che ha tagliato i raccolti

07 agosto 2012 | 11:37
Crisi e caldo minacciano il cibo Su i prezzi per il taglio dei raccolti
Crisi e caldo minacciano il cibo Su i prezzi per il taglio dei raccolti

Crisi e caldo minacciano il cibo Su i prezzi per il taglio dei raccolti

Si registra un +30% per i prezzi del grano destinato a produrre il pane e per le quotazioni di soia e mais necessari a nutrire gli animali per produrre latte e carne a causa della crisi e della siccità. In Italia si contano perdite per mezzo miliardo di euro con il caldo che ha tagliato i raccolti

07 agosto 2012 | 11:37
 

La crisi contagia l'alimentare con il caldo e la siccità che tagliano i raccolti mondiali e provocano aumenti superiori al 30% per i prezzi del grano destinato a produrre il pane e per le quotazioni di soia e mais necessari a nutrire gli animali per produrre latte e carne, dall'inizio dell'anno. è quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base delle quotazioni al Chicago Board of Trade, punto di riferimento o del mercato a livello internazionale, dove il grano oscilla attorno ai 9 dollari per bushel, il mais a 9 dollari per bushel e  la soia a 16 dollari per bushel, per consegne a settembre.



Una situazione che ostacola la ripresa del Pil anche in Italia che è dipendente dall'estero per quasi un terzo delle materie prime agricole che consuma, come evidenziato dall'Istat. L'andamento dei prezzi delle materie prime agricole sta provocando effetti sui mercati internazionali dove con i rincari si prospetta una ripresa dell'inflazione ma è allarme anche per il commercio internazionale con il rischio di mancata consegna delle forniture con effetti drammatici sul piano della disponibilità di cibo nei paesi poveri e della sicurezza sociale in paesi come la Libia o l'Egitto che sono forti importatori di grano e si teme il ritorno della guerra del pane.

L'aumento dei prezzi è giustificato sul piano congiunturale dal clima che ha colpito con il caldo e la siccità la 'Corn Belt” nel Midwest degli Stati Uniti ma un calo dei raccolti è previsto anche in Russia nella zona del mar nero per le alluvioni ed in Ucraina. In Italia si contano perdite per mezzo miliardo di euro con il caldo e la siccità che hanno già tagliato i raccolti, facendo registrare cali che a livello nazionale vanno dal -20% per il pomodoro al 30% per il mais fino al 40% per la soia ma forti riduzioni sono previste per la barbabietola da zucchero con quasi il dimezzamento della produzione nelle regioni del Nord e per il girasole (-20%).

La siccità che ha colpito gli Usa secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration, è la peggiore dal 1956 in termine di aree colpite e secondo i dati del governo i raccolti di grano in ''buona o eccellente'' qualità sono appena il 31% mentre per la soia sono il 34%. In realtà a pesare sono anche i cambiamenti strutturali come ha evidenziano l'ultimo rapporto Ocse-Fao secondo il quale la produzione agricola deve crescere del 60% nei prossimi 40 anni per far fronte all'aumento della domanda della maggiore  popolazione mondiale, alla richiesta di biocarburanti e alla crescita dei redditi in paesi come la Cina che spinge al maggiore consumo di carne e, quindi, di mangime per gli allevamenti.

Una situazione che conferma l'importanza che l'Italia difenda il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile in una situazione in cui già adesso circa la metà dei prodotti alimentari sono importati, a cominciare dalla soia (80%), dal grano (50%) e anche dal mais (20%). Con la crisi del sistema economico e finanziario l'acquisto di terra è diventato un'appetibile forma di investimento per mettere al sicuro il denaro dalle rischiose fluttuazioni dei mercati  ma soprattutto per trovare una opportunità di lavoro alternativa con l'aumento preoccupante della disoccupazione, secondo una analisi della Coldiretti. Nonostante la bassa redditività la terra si conferma un bene "sicuro" con le quotazioni che fanno registrare un aumento dello 0,5% nel 2011 rispetto all'anno precedente, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Inea. Si tratta di un incremento che fa seguito a quello registrato nel 2010 (+0,8%) ed in linea con quelli degli anni precedenti anche se sul futuro pesa l'aumento del carico fiscale dovuto all'arrivo dell'Imu. Il prezzo medio nazionale dei terreni è di 19400 euro ad ettaro, per un range di valori che va dai 9800 euro per un campo di montagna litoranea agli 11400 euro per la montagna collinare, dai 14200 euro della collina interna ai 15300 euro della collina litoranea, fino al picco di 32200 euro ad ettaro per le terre di pianura.

Bisogna evitare che i terreni agricoli siano oggetto di operazioni speculative di quanti li scelgono come bene rifugio alternativo agli investimenti più tradizionali, ostacolandone quindi l'acquisto da parte degli imprenditori agricoli. Il terreno rappresenta infatti un costo per le imprese agricole che devono crescere per svilupparsi, che si somma alle difficoltà determinate dalla stretta creditizia. Servono misure antispeculative per evitare che si alzi l'asticella del principale ostacolo all'ingresso di giovani imprenditori agricoli proprio nel momento in cui cresce l'interesse per la campagna e, con esso, il bisogno di sicurezza alimentare e ambientale da parte della società moderna.


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