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Zuccheri e rischi per la salute Le relazioni pericolose...

Lo zucchero, assorbito soprattutto da alimenti ad alto indice glicemico, dopo essere stato ritenuto primo responsabile del problema obesità, dopo l’evidente legame con il diabete e con le malattie cardiocircolatorie, a quanto pare risulta fortemente implicato anche nello sviluppo dei tumori

03 settembre 2011 | 14:08
Zuccheri e rischi per la salute Le relazioni pericolose...
Zuccheri e rischi per la salute Le relazioni pericolose...

Zuccheri e rischi per la salute Le relazioni pericolose...

Lo zucchero, assorbito soprattutto da alimenti ad alto indice glicemico, dopo essere stato ritenuto primo responsabile del problema obesità, dopo l’evidente legame con il diabete e con le malattie cardiocircolatorie, a quanto pare risulta fortemente implicato anche nello sviluppo dei tumori

03 settembre 2011 | 14:08
 

Quante volte cediamo alla tentazione della famigerata 'voglia di qualcosa di dolce”, trovandoci a sgranocchiare la prima forma zuccherosa che troviamo a portata di frigo? Il problema, poi, è sempre il senso di colpa, la delusione per una dieta trasgredita. La costante, attuale e diffusissima paura di ingrassare. Ma il punto è proprio questo, perché al giorno d'oggi le persone tendono ad associare il rischio di un'alimentazione sbagliata (troppa o troppo poca, ma soprattutto troppo sbagliata!) alla semplice conseguenza dell'aumento di peso, e quindi di uno squilibrio - per così dire - estetico.

In realtà la pericolosità del mangiar male va ben oltre. E l'obiettivo più importante in tal senso è pertanto quello di sensibilizzare il pubblico all'autentico aspetto salutistico del cibo e al suo imprescindibile ruolo nella determinazione dello stato di benessere dell'organismo, sia per la generale condizione psico-fisica individuale sia nei confronti di vere e proprie patologie.



Zucchero e cancro all'utero
Ecco quindi come l'apparente innocente abitudine di sgranocchiare un biscotto o una fetta di torta possa risultare più pericolosa di quanto non sembri! Pare infatti che tale comportamento - più diffuso tra le donne - se ripetuto costantemente, faccia aumentare in modo considerevole il rischio di cancro all'utero. A firmare lo studio scientifico sull'argomento è il gruppo di ricerca del Karolinska Institute, in Svezia, a conclusione di un lavoro che ha analizzato le abitudini alimentari di oltre 60mila donne tra 40 e 74 anni.

Il risultato è scioccante. Pare infatti che il regolare indugio nell'assunzione di prodotti dolci aumenti del 33% il rischio di sviluppare il cancro dell'utero. Lo stesso rischio sale al 42% quando la tentazione diventa una radicata abitudine di almeno 3 volte a settimana. Cominciato nel 1987 e pubblicato su 'Cancer Epidemiology, Biomarkers and Prevention”, lo studio si basa su questionari riguardanti le abitudini di vita e alimentari, la salute, il peso delle donne prese in esame, le cui risposte sono state regolarmente raccolte fino al 1990. Dieci anni dopo, le partecipanti ancora in vita sono state ricontattate per un nuovo questionario di monitoraggio e infine, nel 2008, i ricercatori hanno confrontato le risposte con le cartelle cliniche dei singoli soggetti.

Su 61.226 donne seguite, 729 presentavano una diagnosi di cancro endometriale, una delle più comuni forme di cancro dell'utero. L'analisi congiunta delle abitudini alimentari ha permesso di individuare il legame tra questi dati e l'assunzione di zuccheri. Le donne che avevano sviluppato la patologia erano infatti quelle che assumevano più frequentemente la quantità, definita come 'critica”, di 35 gr di zucchero al giorno, rispetto ai meno di 15 grammi di saccarosio quotidiani consigliati (con consumo settimanale inferiore alle 0,5 volte). 35 grammi sono circa 7 cucchiaini di zucchero, 'solo” 3 caffè zuccherati con 2 cucchiaini l'uno, oppure... una lattina di bibita zuccherata tipo cola o aranciata o gassosa. Basta così poco per scatenare un eccessivo rilascio di insulina ed estrogeni, causando una reazione infiammatoria dalle conseguenze così gravi.



Tutta questione di dieta...
Partendo dal fatto che le cellule tumorali dipendono dal glucosio più delle cellule normali, un recentissimo studio su un campione di topi ha confrontato il diverso tasso di crescita dei tumori confrontando gli effetti di una dieta a basso contenuto di carboidrati ('low carb diet”) rispetto ad un'alimentazione di stile più occidentale. In particolare, per evitare gli effetti indotti dalla restrizione calorica, nelle diete low carb è stato aumentato il livello di proteine piuttosto che di grassi, proprio per gli effetti (negativi) dei grassi nella stimolazione dei tumori e gli effetti (positivi) delle proteine nella stimolazione immunitaria.

I risultati confermano un più lento sviluppo del carcinoma in presenza di diete a basso tenore di carboidrati e con più alto livello di proteine, rispetto alle cosiddette diete occidentali (i cui livelli dei nutrienti sono inversi). Lo studio ha potuto inoltre dimostrare come una ridotta quota di carboidrati favorisca livelli più bassi di glicemia, insulina e lattato, associate nel tempo ad una considerevolmente minore propensione all'aumento di peso (il 50% dei topi che seguivano la dieta low carb hanno infatti raggiunto o superato le normali aspettative di vita mentre 1 solo topo del gruppo cosiddetto occidentale è sopravvissuto alla morte per cancro).

La 'fame” di glucosio delle cellule tumorali
Il motivo è semplice. Le cellule tumorali metabolizzano il glucosio a velocità elevate e hanno una maggiore sensibilità alla riduzione della glicemia. Sebbene i precisi meccanismi molecolari che portano alle diverse risposte nei confronti di restrizioni di glucosio tra cellule normali e tumorali non siano ancora pienamente compresi, i risultati raggiunti fino ad oggi costituiscono una base solida e stimolante per proseguire gli studi, arrivando alla definizione di una strategia nutrizionale utile nella terapia anticancro e anti invecchiamento cellulare.

Il ruolo dell'emoglobina glicata
Ma c'è di più. Sembra infatti che l'innalzamento del valore dell'emoglobina glicata, il parametro utile per valutare frequenza e intensità dei picchi glicemici, sia superiore a quello della glicemia a digiuno nel possibile sviluppo di disturbi vascolari. A tal proposito, l'obiettivo di un ulteriore e recentissimo lavoro di ricerca nell'ambito del 'Ludwigshafen Risk and Cardiovascular Health Study” è stato quello di analizzare e confrontare il valore predittivo di entrambe, in relazione alle generali e specifiche cause di mortalità nei soggetti sottoposti ad angiografia coronarica.

Tra i soggetti analizzati (tutti senza storie di diabete) la maggior parte presentava una malattia coronarica. L'emoglobina glicata è stata misurata al momento della verifica basale, con successivo follow up medio di 7,54 ± 2,1 anni. Dei 508 decessi che si sono verificati durante il follow-up, 299 erano dovuti a malattie cardiovascolari e ben 79 al cancro. In particolare, il valore dell'emoglobina glicata era predittivo certamente nei confronti di tutte le cause di mortalità, per disturbi cardiovascolari, ma anche per le neoplasie.

L'associazione tra il valore dell'emoglobina glicata e la mortalità per cause cardiovascolari o per cancro è rimasta significativa anche dopo l'inclusione della variante della glicemia a digiuno. La stessa glicemia a digiuno non era significativamente correlata alla mortalità, nonostante la regolazione dell'emoglobina glicata. In conclusione, l'emoglobina glicata, significativamente e indipendentemente dalla glicemia a digiuno, determina la previsione di mortalità cardiovascolare e per cancro tra gli uomini (bianchi) indagati per rischio cardiovascolare intermedio o alto.

Le ricette
Ecco due suggerimenti per permettersi la soddisfazione di un 'dolce”, privilegiando gli zuccheri della frutta, a basso indice glicemico e a basso stimolo della secrezione insulinica, e bilanciando la presenza degli altri nutrienti, con particolare attenzione alle proteine.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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