Per molti italiani nel pane c'è il colesterolo. Otto su 10 sostengono di conoscere la dieta mediterranea, ma in realtà il 60% ne ignora i principi base e solo 1 su 5 sa definirla correttamente. Sconosciuta anche la piramide alimentare: il 60% degli intervistati non ne ha mai sentito parlare. Quanto all'alimentazione di tutti i giorni, l'80% pranza sempre con pasta molto condita e pane, il 20% mangia carni grasse più volte alla settimana, quasi uno su due consuma il formaggio tre o più volte a settimana e solo un italiano su tre mangia pesce una volta ogni sette giorni. è quanto emerge da uno studio condotto su 314 persone dai ricercatori del Dipartimento di Medicina interna, dell'invecchiamento e malattie nefrologiche dell'Università di Bologna e presentato al Congresso nazionale della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC), a Genova fino a domani. Dallo studio emerge che per diversi italiani nel pane c'è il colesterolo, nella verdura le proteine e nella pasta i grassi, e che il 60% degli italiani sbaglia le combinazioni e ha un'alimentazione caratterizzata da squilibri e 'peccati di gola”.
Ma se gli italiani sono bocciati per scarsa preparazione sulla dieta mediterranea, ci possiamo consolare con il fatto che all'estero volano i prodotti della dieta divenuta patrimonio dell'Unesco e che vale complessivamente 200 miliardi la spesa di italiani e stranieri per acquistare pasta, olio, vino conserve di pomodoro e frutta e verdura italiana in un anno nel mondo.
Tutti i prodotti cardine della dieta mediterranea vedono l'Italia ai vertici mondiali nella produzione. Il Belpaese è, infatti, il primo produttore mondiale di pasta e vino, mentre nell'olio occupa la piazza d'onore, pur essendo il primo esportatore. Ma l'Italia è anche il primo produttore europeo di frutta e ortaggi, oltre che il primo a livello mondiale di kiwi, uva, carciofi, il secondo per pesche e nettarine, carrube, nocciole, il terzo con cavolfiori e broccoli, pere, il quarto su lattuga e cicoria, mandorle, ciliegie, castagne. Primato nelle esportazioni anche per le conserve di pomodoro, di cui lo Stivale è anche il terzo produttore a livello mondiale. Il boom della dieta mediterranea all'estero è confermata dalle ottime performance del Made in Italy con le esportazioni ch fanno registrare un aumento del 13 % nel 2010 rispetto all'anno precedente.
Molto positive le performance dell'ortofrutta fresca (+21% in valore all'export), dell'olio d'oliva (+14%) e del vino (+12%), mentre la pasta (voce assai importante del made in Italy sulle tavole straniere con 1,8 miliardi di euro) fa segnare una sostanziale stabilità a dimostrazione della tenuta complessiva del made in Italy a tavola nonostante la crisi globale.
Ma il successo all'estero dei prodotti della dieta mediterranea rappresenta anche un volano di sviluppo per il turismo enogastronomico che vale cinque miliardi e si conferma il vero motore della vacanza Made in Italy, unico segmento in costante e continua crescita nel panorama dell'offerta turistica nazionale.
Intanto il ministro delle politiche agricole Saverio Romano (nella foto), appena arrivato a Sant'Apollinare, in provincia di Brindisi, per la prima Festa internazionale della dieta del Mediterraneo ("DietaMedFest"), ha iniziato le visite agli stand con i vari prodotti tipici del territorio.
«Riscoprire e valorizzare le virtù della dieta mediterranea - ha dichiarato il Ministro Romano - vuol dire esaltare il valore non soltanto di uno tra i più validi regimi alimentari ma quello di uno stile di vita, che è fatto di prodotti di qualità e punta al benessere fisico oltre che ad una sana e corretta alimentazione. La dieta mediterranea patrimonio immateriale dell'Unesco è un vanto del nostro territorio ed è uno dei tantissimi motivi per i quali l'Italia è così famosa nel mondo».
La DietaMedFest, si concluderà il 3 aprile, è una tre giorni tutta dedicata a laboratori tematici del gusto, convegni e momenti di spettacolo, in cucina e non, con lo scopo di sostenere e favorire la promozione congiunta dei prodotti tipici locali agroalimentari dell'area mediterranea, e per meglio conoscere un territorio che si racconta attraverso i suoi sapori. Il tutto realizzato con la collaborazione di scuole alberghiere, presidi Slow Food, produttori, buyers, ristoratori e aziende, che esporranno i loro prodotti. Oltre ottanta aziende saranno infatti in fiera, con il meglio dell'enogastronomia siciliana, calabrese, campana e pugliese ma anche greca ed albanese.
«Propongo – ha concluso Romano - di cambiare il nome di agricoltura in agricultura: l'unità d'Italia l'ha fatta l'agricoltura. La cultura e la civiltà che l'agricoltura rappresentano sono a presidio della nostra identità, del nostro modo di essere, del nostro modo di vivere. è infatti dalla affermazione della identità italiana dei nostri prodotti che passa la possibilità di una sempre maggiore competitività dei nostri prodotti. Dico sì alla etichettatura, dico sì alla lotta alla contraffazione dei prodotti, dico no agli Ogm. La strategia politica del ministero dell'Agricoltura si snoderà su alcune linee guida e quelle indicate sono prioritarie. La vicenda Parmalat è una vicenda geopolitica e la difesa della italianità di Parmalat è un dovere. Il settore agroalimentare, come quello energetico, è divenuto strategico oltre che vitale per le economie dei Paesi, Italia compresa».
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