I produttori 'storici” o 'ribelli”, che sostengono la fedeltà al metodo tradizionale di produzione e che producono il Bitto negli stessi alpeggi dove lo si produceva da secoli, rientrano nella Dop ma costituiscono un Consorzio alternativo. Riportiamo da www.ruralpini.it.
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Venerdì 4 giugno, a Gerola Alta (So) presso il Centro del Bitto storico alle ore 20.30 il notaio Barlascini di Morbegno ha regolarizzato la nascita del 'Consorzio salvaguardia Bitto Storico”. La mossa era da tempo nell'aria, con Paolo Ciapparelli, presidente dell'Associazione Produttori Valli del Bitto, a sostenere da tempo che, in caso di rientro dei produttori ribelli nella Dop, ciò non avrebbe comportato il rientro nel Consorzio Ctcb (Consorzio di tutela Valtellina Casera e Bitto).
Va ricordato che i produttori 'storici” o 'ribelli” sostengono la fedeltà al metodo tradizionale di produzione e producono il Bitto negli stessi alpeggi dove lo si produceva da secoli (prima che la Dop fosse estesa a tavolino a tutti gli alpeggi della Provincia di Sondrio). I 'produttori storici” erano usciti nel 2006 dalla Dop per protestare clamorosamente contro le modifiche del disciplinare di produzione del Bitto Dop che introducevano delle 'innovazioni” che, a loro parere, stravolgevano aspetti fondamentali della produzione (alimentazione con mangimi, uso di fermenti selezionati).
Ora, ottenuta una buona visibilità della loro causa ed incassato il sostegno di Slow Food e di tanti estimatori degli autentici prodotti della tradizione, i 'ribelli” hanno ritenuto di voltare pagina e di passare dalla provocatoria autoesclusione dalla Dop ad una contestazione interna alle regole della Dop stessa. Il Consorzio per la Salvaguardia del Bitto Storico, sostituisce così, dopo quattordici anni di attività, la gloriosa associazione, che tante battaglie ha condotto per difendere il Bitto della tradizione. C'è da notare, di fortemente positivo, che la nascita del nuovo consorzio ha ulteriormente rinsaldato il gruppo di produttori storici, in quanto tutti e quattordici i produttori aderenti alla vecchia associazione sono confluiti nel consorzio, che ha mantenuto inalterate tutte le cariche sociali dell'associazione, a partire da quella di presidente
Venendo all'atto pratico, la prima mossa del nuovo consorzio, è stata quella di richiedere al Csqa di Thiene di avviare il controllo delle produzione e la conseguente marchiatura Bitto escludendo il Consorzio istituzionale da tale manzione. Il Csqa è l'ente indipendente (rispetto ai Consorzi) incaricato e riconosciuto dal ministero delle Politiche agricole e Forestali al cui controllo devono sottostare i prodotti Dop. In questo modo il Consorzio per la Salvaguardia del Bitto Storico si propone di svolgere un'attività parallela e alternativa al consorzio 'ufficiale” che raduna ottanta produttori di Bitto sparsi nell'intera provincia di Sondrio.
Il nuovo consorzio, ovviamente, si atterrà alle regole più rigorose previste per i produttori di Bitto, che già oggi (sulla base di alcune clausole del disciplinare introdotte per venire parzialmente incontro ai produttori 'storici”) intendono distinguere la loro produzione in senso tradizionale (mungitura a mano, impegno a non utilizzare mangimi e fermenti selezionati nel latte). Questa produzione nell'ambito della Dop, può fregiarsi del nome dell'alpeggio impresso sullo scalzo (corona). Il Bitto Dop del Consorzio per la Salvaguardia del Bitto Storico si distingue ulteriormente in quanto proveniente esclusivamente dalla zona originaria di produzione (le Valli del Bitto) ed è ottenuto mediante aggiunta obbligatoria di latte di capra Orobica di Valgerola al latte vaccino. Inoltre anche il Presidio Slow Food cambierà nome: si trasformerà da Presidio Slow Food Valli Bitto a Presidio Slow Food Bitto storico
Da oggi i 'ribelli” - che nel novembre 2009 erano stati colpiti da pesanti sanzioni da parte del Ministero - continueranno a battersi per il pieno riconoscimento delle peculiarità della loro produzione ma non più nella posizione di 'fuorilegge” bensì dall'interno della Dop. Questo nuovo scenario potrebbe favorire la ricerca di una soluzione duratura della 'guerra del Bitto” sempre che vi sia la volontà politica da parte delle istituzioni (Regione Lombardia in primis). In assenza di questa condizione la 'guerra” potrebbe assumere toni anche più aspri di quelli già registrati in passato.
Paolo Ciapparelli
Presidente dell'Associazione produttori Valli del Bitto
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