«Ho mollato tutto - compresa un'occupazione ben retribuita nel mondo del vino - per dedicarmi solo alla produzione dell'olio d'oliva di qualità sul lago d'Iseo. Una scelta fatta nel 2022 che mi consente di vivere dignitosamente anche se bisogna stare molto attenti e, soprattutto, mantenere i conti in equilibrio. Per ora ci riesco, con moglie e due figli a carico». Così Diego Turelli, 45enne piccolo olivicoltore titolare dell'azienda agricola "La Ruina". Vive e lavora in una nicchia producendo un olio Dop di grandissima qualità nel cuore del lago d'Iseo, tra Sale Marasino (circa 500 piante) e Montisola (250 ulivi carichi di storia).
La Ruina: un nome, una storia, un olio d'eccellenza
Olio evo Dop del lago d'Iseo: la passione di Diego Turelli e la qualità del "Cuveè Ruina"
Sull'isola lacustre più grande d'Europa, nel fine settimana scorso si è tenuta la "Festa dell'olio montisolano". Si è parlato molto del futuro dell'olio, che viene prodotto da poche decine di appassionati per lo più a livello familiare e hobbistico. Diverso il discorso di Diego per il quale l'oro verde è vita e andrebbe fatto conoscere ben oltre i confini locali. «La mia azienda - dice - nasce da una profonda passione verso gli ulivi che con perseveranza ho portato a concretizzarsi negli ultimi tempi. Un sogno che avevo fin dalla giovane età. La mia famiglia possiede un uliveto da tre generazioni. Dagli archivi storici si evince che già nel 1943, c'erano una trentina di piante, alcune secolari, salite pian piano ad alcune centinaia. Ora coltiviamo complessivamente su tre ettari. Il biglietto da visita della nostra azienda è il "Cuveè Ruìna". Si può riassumere così: è un assemblaggio delle quattro varietà presenti (frantoio, leccino, pendolino e casaliva); equilibrato e di gran carattere con note di carciofo, erba appena tagliata con un retrogusto lievemente piccante».
Fin il qui il passepartout della valente e coraggiosa azienda agricola che fra le peculiarità ha quella di effettuare solo ed esclusivamente la raccolta manuale delle olive per costituire due prodotti diversi, appunto la Ruìna e il monocultivar "Oro di Paolo". «Ci teniamo anche ad un'attenta cura agronomica, potatura e sfalci puntuali e grande attenzione alla lotta ai patogeni. Quest'anno la raccolta è stata ottima sia in quantità che in qualità con una resa fra il 7 e il 12%. Davvero un'annata da oro verde». Adesso, l'impegno di tutti: agricoltori, appassionati e istituzioni quello di far diventare l'olio del Sebino, una brand al pari delle sardine.