La base del Villaggio Alpino Tempesti, situata a Corvara (Bz), nel cuore delle Dolomiti, è finita al centro di un'inchiesta della Procura di Bolzano. Quella che dovrebbe essere una struttura di addestramento per le truppe alpine è divenuta, secondo le accuse, un luogo ambito per vacanze a basso costo, accessibile non solo a militari ma anche a esponenti di spicco della politica, della magistratura e delle forze armate. Le accuse si concentrano sul maresciallo Salvatore Boi, comandante della base, indagato per induzione indebita e frode nelle pubbliche forniture. La gestione di Boi è descritta come "privatistica", con episodi di sfruttamento delle risorse militari per scopi personali e presunti favoritismi verso ospiti illustri.
Il Villaggio Alpino Tempesti di Corvara teatro dei fatti al centro dell'inchiesta
Le accuse: benefici esclusivi e gestione discutibile
Uno degli aspetti più controversi riguarda l'accesso agli skipass gratuiti o a costo ridotto, che normalmente superano gli 80 euro al giorno per i turisti. Secondo le testimonianze, al Villaggio Alpino ne venivano distribuiti migliaia ogni stagione, ufficialmente per addestramento militare. Tuttavia, sono emerse irregolarità nei registri che riportano numerosi skipass intestati a figure di alto profilo, tra cui generali e dirigenti di enti statali. Gli ospiti potevano beneficiare di un soggiorno a prezzi irrisori: 17,90 euro per notte e 10 euro per pasto. In alcuni casi, venivano forniti anche servizi straordinari, come militari impiegati come camerieri per accogliere ospiti speciali come le ex ministre della difesa Roberta Piotti ed Elisabetta Trenta, l'ex premier Paolo Gentiloni, la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti e il procuratore militare di Verona Stanislao Saeli. Secondo l'indagine, questi benefici sarebbero stati utilizzati per costruire una rete di relazioni che andava oltre le finalità istituzionali.
Relazioni e abusi di potere
Tra le accuse mosse a Boi spiccano quelle relative alla gestione dei lavori di manutenzione della base. Documenti acquisiti dalla Guardia di Finanza parlano di progetti fatturati a ditte esterne ma realizzati in realtà dai militari della struttura. Un caso emblematico riguarda il rifacimento del piazzale del Villaggio, attribuito a una ditta privata ma completato con manodopera interna. Oltre agli aspetti economici, le denunce includono anche episodi di abuso verbale e vessazioni nei confronti del personale subalterno. Alcuni militari raccontano di insulti frequenti, con un clima lavorativo caratterizzato da pressioni e tensioni continue.
Tra i benefit anche gli skipass per le piste di Corvara
La posizione del maresciallo Boi è stata in parte attribuita alla sua capacità di mantenere relazioni strette con figure chiave all'interno dell'esercito e delle istituzioni. È documentato che Boi avesse un rapporto confidenziale con il generale Carmine Masiello, capo di Stato maggiore dell'Esercito, che soggiornava regolarmente presso la base. Queste connessioni sollevano interrogativi su eventuali coperture o mancati interventi da parte dei superiori. Alcuni militari affermano che irregolarità come l'esposizione di simboli fascisti nell'ufficio di Boi erano state segnalate in passato, senza conseguenze. Anzi, chi aveva denunciato era stato trasferito, dando l'impressione di un sistema poco incline a perseguire comportamenti inappropriati.
Le implicazioni dell'inchiesta
L'indagine della Procura di Bolzano punta ora a chiarire le responsabilità e a verificare la fondatezza delle accuse. La presunta appropriazione indebita di risorse pubbliche, i favoritismi verso civili e l'uso improprio della base rappresentano un caso emblematico di come una struttura militare possa essere utilizzata per scopi personali o privati. Oltre alle implicazioni legali, la vicenda ha riacceso il dibattito sull'uso delle risorse delle forze armate e sul confine tra ospitalità istituzionale e privilegi ingiustificati.