Se si pensa ad Ostuni, comune pugliese che sorge sulle ultime propaggini della Murgia meridionale, l’associazione va alla sua marina e alla bellezza delle sue mura e delle sue costruzioni. È nota come la “Città Bianca”, per la monocroma colorazione del suo abitato, si distingue per il suo borgo antico, un affascinante groviglio di stradine tortuose, un susseguirsi di piazzette, vicoli, con la monumentale Cattedrale, il Palazzo Vescovile e i punti panoramici che traguardano gli orti, gli uliveti e il mare. Ma Ostuni ha anche una sua Doc, una denominazione ancora inespressa nonostante i 50 anni d’età, che si sta facendo forza grazie alla dedizione e alla tenacia di persone che credono in questo territorio. È il caso dell’azienda Amalberga, realtà giovane, nata per dare valore, riscoprire e diffondere i vini di quest'area ricca di potenziale.
Ostuni, la città bianca
Amalberga, un progetto giovane
Un progetto che prende vita una decina di anni fa - con la nascita della società nel 2015 - da un incontro fortuito tra Dario de Pascale, ostunese e agricoltore, con l’imprenditore bergamasco Roberto Fracassetti, esperto nel mondo tessile per l’arredamento. A loro si uniscono in un secondo momento Gloria Battista, enologa di professione e moglie di Dario, l’imprenditore Roberto Candia e l’enologo Valentino Ciarla, con il quale dal 2017 si è iniziato un percorso di crescita e di progettualità aziendale.
Dario de Pascale, Gloria Battista e Roberto Fracassetti
Tutte persone accomunate dallo stesso sogno, quello non solo di realizzare vini di qualità nella Doc Ostuni, ma anche da un forte senso di responsabilità sociale nei confronti del territorio ostunese, coniugando anche gli aspetti legati all’ospitalità e a produzioni agricole autentiche. Come afferma de Pascale:«Il desiderio di valorizzare la terra della Valle d'Itria e le varietà vitivinicole autoctone ci ha spinto ad una agricoltura vocata al biologico e a una produzione di alta qualità». Anche il nome dell’azienda - ispirato alla monaca belga Amalberga di Temse, nota come santa delle Fiandre e protettrice di agricoltori e marinai - mette in luce lo spirito di dedizione e cura che ha guidato le scelte e l’impegno messi in atto dai diversi soci. Un percorso lento fatto di sperimentazioni e di ricerca che vede dal luglio 2024 anche il completamento della loro cantina.
Amalberga, i vigneti
Un’estensione totale di 44 ettari, di cui 11 ricadono nel territorio di Ostuni e della Valle d’Itria, caratterizzata da terreni costituiti da uno strato superficiale di terra rossa che nelle lame, alle pendici dei rilievi e nelle conche, diviene più profondo e consente alla vite di crescere utilizzandone la buona fertilità. Qui il microclima è particolarmente adatto alla viticoltura, con importanti escursioni termiche tra giorno e notte, che si rivelano fondamentali per una maturazione ottimale e per la concentrazione di profumi e acidi, oltre a favorire la concentrazione di polifenoli e composti terpenici nelle bacche.
L'azienda vanta un’estensione totale di 44 ettari, di cui 11 ricadono nel territorio di Ostuni e della Valle d’Itria,
Ad oggi l’azienda si attesta su una produzione di circa cinquantamila bottiglie, con una prospettiva di crescita che guarda verso le centomila. Le prime bottiglie prodotte sono il frutto delle vecchie vigne di minutolo e ottavianello del nonno di de Pascale, situate a Carovigno, a cui si affiancano vigneti nuovi e storici, dislocati in aree diverse, legati a varietà proprie di questa zona, quali Francavilla, Impigno, a cui si affiancano Verdeca, Bianco D'Alessano, Primitivo, Susumaniello e Negroamaro.
Amalberga, un lavoro attento
Amalberga negli anni ha svolto un lavoro meticoloso sui vigneti già esistenti e su nuovi piccoli appezzamenti, riprendendo anche i vigneti storici, tra cui quelli di primitivo, risalenti al 1952, di verdeca, con alberelli di oltre 60 anni, e di negroamaro, con un’età media di 55 anni. Un’attenzione al territorio che parte dalla vigna, seguendo pratiche agronomiche dell’agricoltura biologica, che si riflettono anche in cantina, non solo dal punto di vista enologico, ma anche dal punto di vista architettonico.
La cantina di recente realizzazione è rispettosa del paesaggio
La cantina di recente realizzazione è rispettosa del paesaggio, risparmia il suolo, punta all’efficientamento energetico e permette un bilancio idrico a zero perdite tramite la raccolta in ampie cisterne di tutte le acque piovane e il riutilizzo di quelle impiegate nelle diverse attività. L’intera parte produttiva è stata costruita nel sottosuolo, con la realizzazione di due piani interrati che collocano la struttura fino a 15 m di profondità. Le temperature costanti del sottosuolo consentono di operare vinificazioni e affinamenti nelle migliori condizioni possibili, in una situazione di massimizzazione del risparmio energetico e senza l’utilizzo di climatizzazione.
Amalberga, le etichette identitarie
Diverse le etichette che per ora delineano la loro linea produttiva, ma che vedono la voglia di smarcarsi dal concetto di varietale e con il tempo dare vita a un “Hyper Puglie”, come racconta de Pascale:«Un vino rosso pugliese che possa rappresentare la nostra filosofia e che possa essere la sintesi dei quattro vitigni nobili della Puglia, prendendo il meglio di ciascuno dei questi vitigni che io coltivo. Questo non significa che voglio fare il paladino di qualcosa, vorrei solo portare in bottiglia una Puglia che forse ancora non conosciamo. Del resto il primario obiettivo di Amalberga è quello di ridare in primis dignità alla Doc Ostuni, caduta nel dimenticatoio a causa degli scandali dell’enologia italiana negli anni Ottanta e delle politiche nazionali e comunitarie poco lungimiranti che hanno portato alla estirpazione della quasi totalità della superficie vitata di Ostuni e della valle d’Itria, che contava oltre 4000 ettari vitati. Un danno consistente per il territorio, per il comparto vitivinicolo oltre che per la Doc Ostuni, sopravvissuta solo grazie al lavoro della famiglia Greco unica azienda ad oggi oltre Amalberga a rivendicarla - che con un solo ettaro di proprietà ha fatto vivere ogni anno la denominazione. Tra le diverse etichette prodotte va prima di tutto sottolineata la ricerca continua che li ha portati con l’aiuto dell’enologo Valentino Ciarla ad effettuare delle vendemmie scalari, in modo da avere un materiale diversificato da mixare per trovare il giusto equilibrio tra le componenti.
Amalberga, alcuni dei vini più rappresentativi
Su tutti un lavoro meticoloso sulla loro interpretazione della verdeca, Igt Salento Icona D’itria 2023, che si racconta nel calice con le sue note di pompelmo rosa e di erbe mediterranee, espressivo, strutturato, di grande freschezza e intensità. Un sorso leggero e piacevole caratterizza invece lo Stùne, l’Ostuni Doc 2023, che si prefigge proprio l’obiettivo di rappresentare la luce di Ostuni e i suoi contorni verde e azzurri degli orti e del mare. Un vino di facile beva e dal piacevole slancio salino. Suo alter ego in rosso lo Stùne Ottavianello Ostuni Rosso Doc 2023, che ben si adatta alla dimensione contemporanea di rossi leggeri perfetti anche sulla cucina di mare, con quel profilo carezzevole e fresco. Pur non ricadenti nella Doc Ostuni meritano menzione il loro Igt Salento Diffondo frizzante 2019, un “col fondo” prodotto con uve negroamaro, divertente e disimpegnato; e ancora il Ciò Ciò 2023, bottiglia da litro che si vende solo in cantina, un rosso frutto di un mix di uve alla vecchia maniera di uve rosse e bianche. Scorrevole e immediato, un vino da bere nel quotidiano ma che si mostra spontaneo, trasversale e goloso.
Amalberga, inno alla territorialità
A parte l’aspetto vitivinicolo quello che colpisce è anche la valorizzazione della territorialità attraverso i piatti legati alla tradizione pugliese, che si prestano in modo perfetto ai vini prodotti. Oltre alla familiare Osteria Monacelle situata nel centro di Ostuni, dove la visita è obbligatoria per conoscere Melina, la mamma di de Pascale, che con amore e passione prepara i piatti di antica memoria, nella nuova cantina si trova Ama Chilometrozero, ristorante di campagna, dove sarà possibile partecipare a corsi di cucina incentrati sulla gastronomia locale o degustare i cibi della tradizione realizzati con materie prime provenienti dalle produzioni agricole biologiche dell’azienda e dal laboratorio gastronomico aziendale Vallegna.
Amalberga, l'orto
Da non perdere non solo le classiche orecchiette, ma tra i primi piatti vanno provati gli “scalfuni”, una pasta ripiena di origini seicentesche, farciti con ricotta fresca e cannella e conditi con un ragù di carni miste o ancora il purè di fave da condire con diverse preparazioni, dalla classica cicoria, alle olive fritte, dalle pere ai merluzzetti fritti. Non da ultime le melanzane ripiene, le bombette e i classici taralli pugliesi. Ogni aspetto di Amalberga racchiude la sua anima accogliente, desiderosa di preservare e valorizzare le peculiarità di questo splendido territorio.
Amalberga
SP17, km 6 - 72017 Ostuni (Br)
Tel 0831 334212