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La Via Appia: storia, cultura e gastronomia di una strada leggendaria

Il 22 settembre si celebra l'Appia Day, in omaggio alla “Regina Viarum”, la storica via ora patrimonio Unesco, che univa Roma a Brindisi, promuovendo viaggi e scambi culturali

 
17 settembre 2024 | 11:48

La Via Appia: storia, cultura e gastronomia di una strada leggendaria

Il 22 settembre si celebra l'Appia Day, in omaggio alla “Regina Viarum”, la storica via ora patrimonio Unesco, che univa Roma a Brindisi, promuovendo viaggi e scambi culturali

17 settembre 2024 | 11:48
 

Per un attimo non pensiamo alle giovani generazioni, bensì pensiamo ai nonni. Quanto normale poteva essere tra loro chiedersi: “Hai mai viaggiato in aereo?”. Immaginiamoci ora tra i ceti alti e abbienti della Roma antica, militari innanzitutto, ma anche professionisti, commercianti, politici, facendo un passo all'indietro di appena venticinque secoli, la domanda: “Hai mai percorso, anche se solo uno o pochi tratti, la Via Appia?”. Ecco, viaggiare lungo la Via Appia era status symbol, significava “contare”, essere tra quelli che viaggiavano per lavoro e quelli che viaggiavano per diletto. La Via Appia incrementò di molto il turismo business ed anche, sebbene in misura minore, il turismo leisure.

La Via Appia: storia, cultura e gastronomia di una strada leggendaria

Status symbol nell'antica Roma: percorrere la Via Appia (Shutterstock)

La storia della Via Appia

L'Appia Antica inizia a Roma e termina a Brindisi. Attraversa quattro regioni: Lazio, Campania, Basilicata e Puglia. La sua costruzione iniziò nel 312 a.C. per volontà del censore Appio Claudio Cieco che ebbe l'idea di collegare l'Urbe a Capua, in Campania, per scopi militari. Successivamente, in funzione delle vicende dell'Urbe, il tracciato della Via Appia fu esteso a fronte dell'espansione dell'influenza romana sul meridione della penisola. Intorno al 268 a.C. la Regina Viarum era già ben oltre Capua e arrivava fino a Benevento. Poi, venne il difficile: si trattava di attraversare gli Appennini. Grandi sforzi di progettazione e larghissimo uso di manodopera e si arrivò fino a Venosa. Non ci si fermò a Venosa. Ci si pose Taranto come traguardo. Ma che facciamo guadagniamo lo Ionio e non l'Adriatico?! Suvvia, un ultimo tratto, e sono trascorsi quasi due secoli dall'inizio della costruzione, e si arriva a Brindisi, il principale porto per le navi dirette in Grecia e in Oriente. Lunghezza totale della Regina Viarum: circa 540 km.

La Via Appia: storia, cultura e gastronomia di una strada leggendaria

La Via Appia: un viaggio nel tempo alla scoperta della Roma antica (Shutterstock)

Il concetto che animò gli ispiratori dell'opera e che spronò l'ingegno di quanti la progettarono e di quanti diressero i lavori passo dopo passo (la strada si fa camminando) fu frutto di una grande visione: lo scorrimento veloce e quindi utilizzo dei ponti e delle gallerie per attraversare distese d'acqua, paludi e montagne. La pavimentazione della Regina Viarum era stata realizzata con grandi pietre levigate, i basoli, perfettamente combacianti, poggiate su uno strato di pietrisco che assicurava la tenuta e il drenaggio delle acque. E poi il concetto di diramazione.

La vita quotidiana sulla Via Appia nell'Antica Roma

Dunque, si parte in comitiva, così si sta in compagnia e i rischi di assalti da parte dei predoni diminuiscono. E però non tutti devono andare fino a Brindisi, c'è un gruppetto di commercianti che deve andare a Puteoli, l'odierna Pozzuoli. E cosa si fa? Si parte insieme dall'Urbe, in un'unica tappa, solo soste tecniche agli autogrill (ma sì che c'erano gli autogrill, però si chiamavano “stazioni di posta” e “locande”) arriviamo all'imbrunire a Minturnae, l'odierna Minturno e lì si cena, poi c'è lo spettacolo da non perdere al teatro e poi a nanna. L'indomani chi deve andare a Puteoli prende la diramazione, la strada Domiziana. Tutti gli altri proseguono lungo l'Appia. La cena, si è detto. Blogger dell'epoca erano ben propensi ad elargire consigli su dove cenare lungo la Via Appia e quali pietanze degustare. La comitiva di cui si è detto non voleva privarsi delle comodità, la scelta cadeva quindi su un ristorante stellato che oltre al tavolo ben imbandito con mise en place elegante, avesse triclinia e non scomode panche.

Ci si affidava al patron e si optava per il menu degustazione per un totale di tre portate, la tria fercula che contemplava antipasto, secondo e dessert. L'antipasto, che allora si chiamava gustatio includeva verdure, quali malva, lattuga, porro, e piccole porzioni proteiche come uova e mammelle di scrofa, servite con salsa di tonno. Compunto e sussiegoso arrivava il sommelier che consigliava il vino mulsum, dal sapore dolce grazie all'aggiunta di miele. La portata principale consisteva in porzioni abbondanti e proteiche. Si trattava pur sempre di rifocillarsi dopo le fatiche del viaggio e di preparare il corpo e la mente per le fatiche del viaggio dell'indomani. E allora tagli di maiale, agnello, pollo, selvaggina e interiora. Ma anche pesce. Specialità del luogo, a Minturnae, il pesce azzurro servito con molluschi e crostacei in salsa di garum. Ad accompagnare queste portate, vini aromatizzati con spezie e miscelati con acqua per diluire il forte aroma di pece. Il dessert chiudeva la cena con frutta fresca e frutta secca. Prima di andare a dormire, sorta di giunzione tra triclinia e giaciglio, c'era la commissatio, con brindisi, canti e giochi.

La Via Appia: storia, cultura e gastronomia di una strada leggendaria

La Via Appia: la regina delle strade e la vita dei suoi viaggiatori (Shutterstock)

La notte. Camere spartane e sporche. Più che quadri con funzione di arredo, tanti graffiti lasciati dai clienti. Sorta di TripAdvisor, giudizi sulla cena appena consumata, e magari opera del mattino, sulla notte appena trascorsa. Talvolta la compiacenza di gentili e graziose signorine allietava le ore notturne al viaggiatore solitario. Prima colazione ottima e abbondante: focacce, pane, scodelle con latte e miele. Ma anche frutta, formaggio, pane intinto nel vino. A chi chiedeva il caffè gli veniva risposto di pazientare ancora una dozzina di secoli. Saluti, scambi si vedute con i viaggiatori che provenivano da dove noi si andava e... si parte.

L'Appia Day per omaggiare la "Regina delle strade"

Il sitoVia Appia. Regina viarumè stato iscritto lo scorso 27 luglio nella lista del Patrimonio mondiale Unesco. Pertanto, questa nona edizione di Appia Day, domenica 22 settembre, riveste particolare rilevanza. Un'occasione per rendere omaggio al fascino e all'incanto della Regina Viarum, il visionario modello di collegamento viario capace di unire Roma a territori lontani, facilitando le migrazioni virtuose da ovest a est e da est a ovest e quindi, in fin dei conti, contribuendo a farci diventare, dopo circa venticinque secoli, ciò che oggi siamo.

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