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Un viaggio tra storia e sapori sulla Strada del Vino dell'Alto Adige

Un tour sulla Strada del Vino dell'Alto Adige: tra cantine storiche, degustazioni di vini eccellenti come Schiava e Pinot Nero, paesaggi mozzafiato, e incontri con esperti del territorio

 
14 agosto 2024 | 10:41

Un viaggio tra storia e sapori sulla Strada del Vino dell'Alto Adige

Un tour sulla Strada del Vino dell'Alto Adige: tra cantine storiche, degustazioni di vini eccellenti come Schiava e Pinot Nero, paesaggi mozzafiato, e incontri con esperti del territorio

14 agosto 2024 | 10:41
 

La “Strada del Vino dell'Alto Adige” si snoda per 150 chilometri, da Nalles a Salorno, parallelamente alla Valle dell'Adige, nella provincia di Bolzano. A Caldaro, la prima cantina risale al 1900; seguirono quelle del 1905, del 1908 e del 1925. A cavallo tra gli anni '80 e '90, le prime fusioni diedero vita a Kellerei Kaltern e Erste+Neue, ottimizzando le attività produttive vinicole locali. Nel 2016 le due realtà confluirono nella Cantina di Caldaro, che oggi conta 550 soci impegnati su una superficie vitata di 440 ettari.

Un viaggio tra storia e sapori sulla Strada del Vino dell'Alto Adige

L'ingresso della Cantina di Caldaro

La Cantina di Caldaro in Alto Adige

Christoph Fischer, direttore vendite della cooperativa, ci racconta di una grande famiglia fatta di tante piccole realtà, alcune con soli 0,2 ettari di vigna, altre in cui si coltivano sia uva che mele (o con più attività diversificate), e infine proprietari di vigneti gestiti da altri associati. Se in bassa valle - 200 metri s.l.m. in zona Lago di Caldaro - prevalgono i meleti, la vite cattura l'occhio salendo fino a 700 m s.l.m., in rispettosa convivenza con i boschi.

Un viaggio tra storia e sapori sulla Strada del Vino dell'Alto Adige

I vigneti sul lago di Caldaro in Alto Adige

Per tutti i consorzi enogastronomici sudtirolesi, il comune denominatore è la ricerca dell'alta qualità. Nel caso del vino, la superficie vitata dell'Alto Adige - spesso terreni impervi, prevalentemente calcarei con argilla vicino al lago e porfido in altura - rappresenta infatti solo lo 0,9% di quella italiana. Visitando i locali della Cantina di Caldaro, capita di trovarne alcuni inaccessibili a causa di lavori di ristrutturazione a rotazione, perché la provincia autonoma di Bolzano pone vincoli severi sugli edifici storici per impedirne l'abbattimento. Alla luce di questa lodevole normativa, il piccolo vizio si trasforma in virtù.

Mentre le fermentazioni avvengono solo in acciaio o legno, per l'affinamento si usano anche nuove vasche in cemento, e alcuni clayver in ceramica vengono usati per microvinificazioni sperimentali. Su una botte campeggia l'effige di Franz Joseph I d'Asburgo, che fondò la Cantina del Giubileo nel 1908. Per assaggiare i vini della Kellerei Kaltern, ci siamo trasferiti nel nuovo edificio, poco distante dal vecchio, dotato di ampi spazi degustativi. Buone sensazioni di freschezza dal Brut Nature 2019 Chardonnay e Pinot Nero (70-30%), 48 mesi sui lieviti, 15.000 bottiglie tra classiche e magnum prodotte con uve selezionate. Poi full immersion di Pinot Bianco con tre annate per le tre diverse linee a catalogo (Classica '23, Selezione '22, Quintessenz '21) e tre diverse vinificazioni. Il “base”, solo acciaio, ha subito evidenziato personalità, dimostrando che gli standard di qualità richiesti dalla Cantina si sono effettivamente tradotti in bontà nella bottiglia. Della linea “top” - legno di botte grande all'olfatto - abbiamo apprezzato l'equilibrio e il mix finale fruttato.

Un viaggio tra storia e sapori sulla Strada del Vino dell'Alto Adige

I vini degustati alla Cantina di Caldaro

Dopo l'assaggio di un Gewürztraminer 2023 e due pregevoli Sauvignon delle linee superiori ('21 e '23), siamo passati al vino su cui puntano con decisione a Kaltern: la Schiava, non a caso chiamata Kalterersee (Lago di Caldaro). La Schiava Gentile DOC 2023 è un rosso “vinoso” all'olfatto, di facile beva, con tannino delicato ma palese e finale fruttato: servito a bassa temperatura è un invito a diversi abbinamenti culinari estivi. Proviene dai vigneti più antichi del Sud Tirolo, che hanno 60 anni. Autorevole l'ultimo vino in degustazione, il Lagrein Riserva DOC 2020 kunst.stuck (il progetto sociale che premia il vitigno più rappresentativo dell'annata con etichette griffate da artisti): breve passaggio in acciaio dopo l'affinamento in barrique, 5 grappoli Bibenda. Un bel regalo al termine di una graditissima visita.

In bicicletta in Alto Adige tra Pergole, Guyot e un'Acetaia

Il percorso sulla Strada del Vino è proseguito il mattino successivo, dopo il ristoro e il riposo nel Weinhotel Stroblhof di Appiano, suggestivo resort dalla cui tenuta vinicola abbiamo attinto per un Pinot Noir Riserva 2019. Inforcata l'e-bike, con Hannes Silbernagl di Bikeacademy Lana - uno dei 20 Bike Wine Ambassador dell'Alto Adige - tra Appiano, Cornaiano e Tramin (Termeno), costeggiando il lago, abbiamo percorso le ciclabili nel suggestivo paesaggio di vigneti, molti ancora a pergola.

Sulla strada ci ha piacevolmente sorpreso la visita all'Acetaia Walcher di Caldaro, dove Paolo Tezzele - esperto di enogastronomia e socio fondatore degli Ambasciatori del Gusto dell'Alto Adige - con passione ci ha presentato l'azienda e aperto un mondo sugli aceti. La famiglia Walcher, da nove generazioni, coltiva uva ad Appiano e nel 1966 cominciò a distillare, producendo acquavite e grappa. Nel 2019 ha inaugurato la propria Genussmanufaktur, producendo aceti di nicchia: di vino, di mela e balsamici.

Osservando il giardino botanico all'ingresso dell'acetaia - tra “alberi dell'aceto” (sumac) e del pepe, nonché ulivi che fino a trent'anni fa in Alto Adige non c'erano (a proposito di cambiamenti climatici) - la vista era tale da mostrarci l'imponente parete di porfido alle spalle di Bolzano. Quell'enorme accumulatore di calore solare spiega perché il capoluogo altoatesino sia spesso uno dei luoghi più caldi d'Italia e suggerisce un'interessante digressione sulle ere geologiche e sulle piattaforme vulcaniche - eurasiatiche e calcaree africane - che lì confinano.

Un viaggio tra storia e sapori sulla Strada del Vino dell'Alto Adige

L'Acetaia Walcher (credits: Walcher)

L'estate è il periodo migliore per visitare un'acetaia. I batteri acetici agiscono meglio sopra i 28°C, preferendo vini “semplici” in acciaio - poveri di polifenoli e alcool - per trasformare più agevolmente l'etanolo in aceto. In cantina, alcuni prodotti fanno passaggio in legno, barrique o tonneaux mai di primo passaggio; nel caso di addolcimento, quelli di vino vengono addizionati solo di mosto cotto (mai caramello e colorante) per preservare le fragranze originali. Immersi in sentori vinosi, di mele (succo concentrato ed estratto) ed altri estratti aromatici (sambuco ad esempio), abbiamo iniziato un'originale degustazione. Interessante l'equilibrio tra acidità e dolcezza e la capacità dissetante degli aceti assaggiati. Dell'eccellente Pomme d'Or Bio, abbiamo apprezzato la finezza di due anni di passaggio in legno: un aceto balsamico di mela che si può gustare anche lontano dal cibo.

Le Cantine storiche, la Schiava Gentile e le suggestioni del Lago di Caldaro

A Termeno, dopo il pranzo al ristorante Alte Post, abbiamo fatto sosta nell'enoteca della storica azienda A. Von Elzenbaum, nella nuova gestione familiare di Peter e sua moglie Andrea, con la quale abbiamo visitato le cantine storiche. Gli enormi tini in muratura raccontano quasi un secolo e mezzo di tradizioni di Termeno, dove le vigne più vecchie dell'azienda, ancora produttive, hanno 60 anni. Quindicimila bottiglie prodotte all'anno puntando sulla qualità e una parte delle uve conferite nella cantina sociale: eleganti Chardonnay e Pinot Bianco, carezzevole Gewürztraminer e poi Moscato Rosa, Schiava e Lagrein (un 2023 già godibile che crescerà bene). Nel 2025 sarà disponibile anche il Cabernet Sauvignon ora in affinamento in barrique.

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I vini degustati nell'enoteca della storica azienda A. Von Elzenbaum

Nell'amena piazza principale di Caldaro, abbiamo incontrato Sylvie Frei, in rappresentanza dell'associazione turistica di Caldaro. Sorseggiando un aperitivo nella vinoteca Punkt, si è posto l'accento sulla valorizzazione della Schiava del Sudtirolo. La viticoltura di questo secolare vitigno autoctono, da diversi anni, punta sull'innalzamento degli standard qualitativi per emanciparsi dall'antico retaggio di vino “di quantità”, ottenendo il meritato riconoscimento dal mercato. All'interno della vinoteca si trova un wine-bar progettato dal poliedrico architetto viennese Hermann Czech. La sera, cena con vista nel ristorante della Pensione Leuchtenburg di Caldaro, una struttura dal retrogusto antico e la visione moderna, con terrazza panoramica e accesso privato al lago. Buone materie prime fresche sudtirolesi in cucina e creatività nel menu.

Il Sentiero del Pinot Nero in Alto Adige

Il mattino dopo ci ha visti protagonisti sul Sentiero del Pinot Nero, ultima tappa di questo tour altoatesino in compagnia della guida escursionistica e direttore dell'associazione turistica Castelfeder, Lukas Varesco. La Collina di Castelfeder - nella zona di Ora, Montagna ed Egna (storico capoluogo della Bassa Atesina annoverato tra i luoghi più belli d'Italia dove ogni anno, a maggio, si incoronano i migliori Pinot Neri d'Italia) - è un luogo che ha ospitato un insediamento preistorico, romano e dell'alto medioevo; oggi resta una parte del muro di cinta medievale. Nel Parco Naturale Monte Corno - l'area protetta più piccola dell'Alto Adige ma più ricca di specie di flora e fauna grazie al clima submediterraneo - abbiamo passeggiato tra i vigneti di Blauburgunder di Mazzon.

Nel rispetto di microclimi, terreni, altitudini ed escursioni termiche, in Sud Tirolo si coltivano gli autoctoni Lagrein e Schiava prevalenetmente nelle zone di Ora e Caldaro; da un paio di secoli, il Pinot Nero ha trovato un terroir ideale nei cru di Mazzon, Gleno e Pinzano. Camminando tra i filari, Lukas ha sottolineato l'importanza dell'istituto del Maso Chiuso ereditato dal diritto austriaco e del conseguente “diritto di maggiorasco”, che in Italia persiste solo in alcune parti dell'Alto Adige grazie all'autonomia di cui gode la provincia. Questa legge sulle successioni apparentemente anacronistica e iniqua, negli ultimi decenni ha consentito a molti piccoli proprietari terrieri (in media 2 o 3 ettari a famiglia, del valore di 2 o 3 milioni di euro) di continuare a vivere e investire nella propria agricoltura scongiurando smembramenti e vendite come accaduto in altre zone d'Italia.

A Mazzon è stato piacevole conoscere Kurt Rottensteiner della cantina Brunnenhof, certificata biologica Bioland. Parlando di incrocio Manzoni e godendo delle sue conoscenze agronomiche ed enologiche, abbiamo assaggiato lo Chardonnay Muhlanger 2022, fermentato e maturato sui lieviti in tonneau e caratterizzato dalla mineralità del terreno del proprio vigneto. Del Pinot Nero abbiamo gustato sia il Riserva 2020 che il Riserva 2018 Vigna Zis: lieviti indigeni e fermentazioni spontanee producono vini dai sentori fruttati tipici della zona. La finezza del tannino e il potenziale dello Zis sono davvero notevoli e la bella chiacchierata con Kurt ce li ha fatti apprezzare ancor di più. Il pranzo nel ristorante Piazzetta ad Egna in compagnia di Lukas è stata l'occasione per il saluto finale, a lui e simbolicamente a tutte le persone che abbiamo incontrato sulla splendida Strada del Vino dell'Alto Adige. La conclusione più importante che abbiamo tratto? L'Alto Adige merita sempre una visita in più. Dunque, arrivederci.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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