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Dopo Monza, Milano rilancia: «Niente alcol ai minorenni»

Ventiquattr'ore dopo il caso di Monza di impedire le vendite di alcol ai minori di 18 anni anche Milano rilancia: bibite analcoliche fino a 18 anni. L'assessore alla Salute Giam­paolo Landi di Chiavenna firmerà l'ordinanza nei prossimi mesi. Esulta il Movimen­to genitori della Lombardia. Basterà?

 
19 giugno 2009 | 16:12

Dopo Monza, Milano rilancia: «Niente alcol ai minorenni»

Ventiquattr'ore dopo il caso di Monza di impedire le vendite di alcol ai minori di 18 anni anche Milano rilancia: bibite analcoliche fino a 18 anni. L'assessore alla Salute Giam­paolo Landi di Chiavenna firmerà l'ordinanza nei prossimi mesi. Esulta il Movimen­to genitori della Lombardia. Basterà?

19 giugno 2009 | 16:12
 

Da corriere.it

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MILANO - La birra al pub con i compagni di liceo? Scor­darsela. Il vino, comprato maga­ri per i genitori, al supermerca­to sotto casa? Niente da fare, proibito. La crociata è partita da Monza. Dove dal primo lu­glio scatterà un'ordinanza per impedire la vendita di alcol a chi ha meno di 16 anni. Nean­che 24 ore e Milano ha già rilan­ciato: aranciata e Coca Cola fino a diciotto anni. Il comune fir­merà nei prossimi mesi la sua ordinanza: niente birra o vino ai minorenni. L'assessore alla Salute Giam­paolo Landi di Chiavenna ragio­na per cifre. «Una nostra ricerca ci dice che il 40% dei 15enni mi­lanesi ha già vissuto l'esperien­za di almeno una sbronza.

A Milano si comincia a bere intorno ai 13 anni, alle prime festicciole con i compagni di classe. A 15 l'ubriacatura di massa è già re­gola. Bisogna intervenire prima che il fenomeno diventi fuori controllo». Raccontano i re­sponsabili della Croce Rossa mi­lanese che al venerdì e al saba­to sera il 50% degli interventi serve a soccorrere giovani e gio­vanissimi usciti malconci dalle prime bevute in compagnia. Un'ambulanza su due impegna­ta a soccorrere ragazzini cotti di Caipirinhe e Negroni. E i vo­lontari assicurano che il feno­meno è ormai unisex. A stare male sono sempre più spesso le ragazze, che magari si presenta­no all'appuntamento con l'alcol a stomaco vuoto, perché poi c'è la paura d'ingrassare e di esage­rare con le calorie. «Il provvedi­mento dimostra grande sensibi­lità sociale», esulta il Movimen­to genitori della Lombardia: «Fondamentale, però ora che sia il Parlamento a legiferare, al­lineando l'Italia agli altri Paesi europei». L'iniziativa raccoglie anche tante perplessità. Al partito de­gli scettici s'iscrive di diritto Li­no Stoppani, il presidente dei locali pubblici milanesi. «Noi siamo pronti ad adeguarci, nes­sun problema», premette. «Ma poi siamo sicuri che coi divieti si raggiunga davvero il nobilis­simo scopo? Non è che la voglia di trasgredire diventa la molla che ti fa attaccare alla botti­glia? ».

Poi c'è il problema dell'abusivismo, che con i divieti e le proibizioni rischiadi diventare fe­nomeno ancor più diffuso. «Chi controllerà che fuori da una discoteca i ragazzi non tro­vino un ambulante pronto a venderti sottocosto quello che a noi è proibito?», chiede Stop­pani. Milano come una Chicago anni '20? «Un proibizionismo di piccolo cabotaggio più inuti­le che pericoloso», dice Nando Dalla Chiesa, ex candidato sin­daco per il centrosinistra ora emigrato a Genova. «Non risol­ve, questo è sicuro», conferma l'attrice Lella Costa. «Però ha un merito questa ordinanza: puntare i riflettori su un tema, quello dell'alcol, spesso sotta­ciuto ». «è il concetto di tolle­ranza zero che non serve a nien­te », attacca don Gino Rigoldi, prete di frontiera e cappellano del carcere minorile del Becca­ria. «Queste campagne durano sì e no due settimane. Poi dei divieti e delle proibizioni scrit­te sulla carta nessuno si ricorda più. La verità è che serve educa­zione, non proibizioni inutili». «E poi, che significa? Uno da Mi­lano va ad Assago e il divieto è bello che aggirato». Il problema dei controlli, insomma. L'asses­sore milanese immagina natu­ralmente che a girare per la cit­tà a fare multe ai trasgressori si­ano vigili e finanzieri. L'obietti­vo finale però è più ambizioso. «Mi piacerebbe che nei control­li siano coinvolti anche i volon­tari, magari gli stessi genitori». Guai a chiamarle ronde, però.

Andrea Senesi
corriere.it
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Normative in Italia e all'estero
Italia
Arresto fino a un anno
In base all'articolo 689 del Codice penale, l'esercente di un locale pubblico che serva alcolici ai minori di 16 anni o a persone che appaiano in condizioni tali da pregiudicare le loro capacità di intendere e di volere, rischia l'arresto fino a un anno e la sospensione dell'esercizio.

Francia
Si beve solo a 18 anni
L'età per acquistare tabacco e alcol in Francia salirà da 16 a 18 ann, grazie a un emendamento votato dai deputati nell'ambito dell'esame di un progetto di legge sulla salute pubblica. Proibito anche l'alcol servito gratuitamente ai minori nei locali pubblici

Usa
Stop sotto i 21 anni
Negli Stati Uniti, dove l'alcolismo pesa per quasi 200 miliardi all'anno sul budget federale della sanità, è vietata la vendita di alcolici ai giovani con meno di 21 anni. Molti ragazzi, però, utilizzano patenti false per barare e aggirare così la proibizione.

Germania
Divieti differenziati
La legge prevede divieti differenziati in base al tasso alcolico delle bevande. Vietata la vendita di quelle ad elevata gradazione ai ragazzi con età inferiore ai 18 anni, mentre è proibito vendere anche i cosidetti "alcolici leggeri" ai minori di 16 anni.

Nel milanese, al volante 20 su 50 hanno bevuto troppo
Venti automobilisti sui cinquanta fermati per un controllo avevano bevuto troppo: l'eccessivo tasso di alcol nel sangue del 40% dei guidatori controllati e' emerso nel corso dei controlli effettuati negli ultimi giorni dai carabinieri della compagnia di Rho, in provincia di Milano. Circa trenta pattuglie hanno setacciato le principali arterie fra Rho, Pogliana Milanese e Lainate. Le venti persone sorprese al volante in stato di ebbrezza sono state denunciate e la loro auto posta sotto sequestro. «Un fenomeno, quello della guida sotto effetto di alcool, che sta assumendo dimensioni preoccupanti e che coinvolge tutte le fasce di età - ha detto il capitano Luca Necci, comandante della compagnia di Rho - sfatando il falso mito della esclusiva attribuibilità ai giovani». Le zone "monitorate" dalle pattuglie hanno un alto tasso di presenza di immigrati: nel corso dei controlli, sei stranieri fra i 25 e 35 anni sono stati arrestati con l'accusa di violazione della legge "Bossi-Fini".

Fonte: Agi

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