Sarà per il caldo estivo, o più probabilmente per l'imminenza delle elezioni, fatto sta che la politica italiana torna a dare segni di schizofrenia. E lo fa alternando, come al solito, segnali positivi (l'ultimo è il ritorno del ministero del Turismo) ad altri che definire preoccupanti sarebbe solo un eufemismo. Il caso più evidente, passato sotto silenzio dalla quasi totalità della stampa, è il tentativo compiuto nei giorni scorsi per riportare indietro il calendario della trasparenza (e delle garanzie) in tema di olio d'oliva.
A mettersi di traverso rispetto all'impostazione ufficiale del Governo, e in particolare a quella del suo stesso compagno di partito, il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, è stato un deputato leghista che, in sede di conversione delle legge comunitaria, aveva presentato un emendamento che prevede la possibilità di miscelare oli senza alcuna etichettatura (il comma che si propone di aggiungere recita, fra l'altro: «è consentita la commercializzazione sul territorio interno di miscele di oli di oliva vegetali provenienti da Paesi comunitari e altri Paesi terzi»). La cosa scandalosa è che l'on. Gianluca Pini, relatore sul provvedimento, secondo una denuncia dell'opposizione avrebbe presentato l‘emendamento su carta intestata della Lega nord, coinvolgendo direttamente il partito del ministro che più di tutti si è battuto per far passare la norma sulla tracciabilità dell'olio, obbligando ad indicare in etichetta la zona di provenienza delle olive e quella di lavorazione, così da garantire il consumatore e tutelare i piccoli e medi produttori di qualità.
Poiché l'obbligo dell'etichetta non piace certo ai grandi industriali del settore, il sospetto è corso subito ad una qualche pressione per favorirli. Un po' come era successo per il tentativo, poi anch'esso abortito, del senatore Francesco Casoli che voleva permettere di produrre l'aranciata senza arance...
Nel caso dell'olio e del colpo di mano leghista, la minaccia è stata però subito sventata. 'Italia a Tavola” ha infatti pubblicato (unico giornale nazionale) in apertura del quotidiano online del 14 maggio questo tentativo e dopo poche ore dalla maggioranza giungeva l'ordine di stoppare il deputato leghista che ha ritirato il suo emendamento. Probabilmente una simile corbelleria non sarebbe mai passata anche senza l'intervento di 'Italia a Tavola”, ma resta il dubbio che se non avessimo dato visibilità a questa denuncia (così avevamo fatto da subito per l'aranciata senza arance) non si sa cosa sarebbe successo. Che fine avrebbero fatto i produttori di olio italiano e le tutele dei consumatori?
Non vogliamo affiancarci a chi avanza ipotesi di complotti o dietrologie strane, ma non va sottaciuto che secondo alcuni questa stupido emendamento sarebbe stato fatto per colpire proprio il ministro Zaia che, come detto, almeno in tema olio ha parecchi nemici. Che si sia trattato di una vera e propria sfida al ministro è in ogni caso un dubbio che sarà difficile da smentire. Salvo sostenere come fa polemicamente l'opposizione che il tutto fosse un'improbabile manovra di Zaia e i suoi...
Vista l'aria che tira, e per evitare ulteriori rischi o malintesi, ci permettiamo di segnalare al ministro delle Politiche agricole che forse è il caso che cominci a pensare bene anche ad un altro infausto provvedimento proposto dai suoi compagni di partito, quello sulla grappa fai da te che, in nome di una strumentalizzata tradizione, colpirebbe al cuore un settore strategico della filiera agroalimentare italiana, aprendo fra l'altro la strada a seri rischi per la salute. Al di là degli avvelenamenti da rame o metanolo che si potrebbero registrare dando il via libera a troppi apprendisti distillatori, non c'è dubbio che il primo incidente per esplosione di un alambicco o delle bombole del gas per alimentarli non potrebbe che essere addebitata a chi avrà voluto, e votato, un provvedimento assolutamente stupido e pericoloso. E noi saremo fra i primi a denunciarlo.
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net
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