Dei procidani e degli ischitani, gente isolana di due isole che si lambiscono, con l’isolotto di Vivara guardingo con il suo verde intenso a tenerle separate, si dice che siano contadini di giorno e pescatori di notte. Forse non è più vero, ma irrefutabilmente fu vero fino a circa 60 anni fa e, cosa intrigante e magica, è ancora verosimile per quanto deliziosi ne sono gli effetti culinari.
Gabriele Muro e Pasquale Palamaro
Cena a quattro mani all'Indaco di Lacco Ameno
Due isole, due chef. Ne sortisce, adusa la gergalità, la classica cena a quattro mani. Sì, di cena a quattro mani trattasi. Le quattro mani, la manualità quindi, la tecnica, la perizia ai fornelli. Va bene. E vogliamo aggiungere che le quattro mani sono la funzionale forma esteriore di due menti. E aggiungiamo che queste due menti hanno preziosa emozionalità da due cuori prorompente.
Mani, mente e cuore procidani sono di Gabriele Muro, Executive Chef del ristorante Adelaide, annesso all’albergo Vilòn di Roma.
Mani, mente e cuore ischitani sono di Pasquale Palamaro, chef stellato del ristorante Indaco, annesso al Regina Isabella Resort di Lacco Ameno.
Al ristorante Indaco il 14 giugno si inaugura la rassegna Summer Dinners, quest’anno dedicata alla piccola dirimpettaia Procida, Capitale della Cultura.
Nella serata inaugurale ci sono, in afflato di mani, menti e cuori i due chef isolani: Gabriele Muro guest e Pasquale Palamaro resident. Si può sbriciare il menu? Volentieri, se ci fosse. Ma non c’è! E non c’è perché esso è funzione del pescato locale. Il pescato di quei procidani che sono, si è detto, contadini di giorno e pescatori di notte.
Poi ci si trasferisce a Roma...
Dopo quattro sere, il 18 giugno Gabriele Muro sarà lo chef della Night Dinner di Vinoforum, a Roma.
Gabriele Muro la sera del 18 giugno aprirà così un altro spaccato gastronomico evocativo della cucina della sua Procida. Ah, sia detto senza infingimenti, Gabriele vive a Roma, quindi è andato via da Procida; ma, attenzione, è Procida che non è andata via e mai andrà via da lui!
Nel menu di certo il pesce fujuto. Fujuto ovvero fuggito. Troppo importante per il pescatore appena approdato in porto con il pescato cimentarsi onde venderlo tutto. Se qualcosa avanzava, e va bene, lo si portava a casa e lo si cucinava. Altrimenti… era fuggito e quindi, per meglio dire, era comunque presente; sì, presente con la fantasia!
Il pesce fujuto
Due cene a celebrazione della mediterraneità e del saper fare ottenuto da sedimentazione millenaria di culture migranti. Insieme la cultura e la bellezza, insieme inscindibilmente i cuori e le menti.