Masse di turisti si confondono con gruppi di milanesi e si mettono in fila aspettando di assaporare ciò che il grande evento milanese gli saprà offrire. Expo è diventata il nuovo centro della movida milanese. Il tutto a un prezzo stracciato, 5 euro, se si varcano i cancelli dalle 19.00, con la chiusura posticipata a mezzanotte nei weekend. Ma se la maggior parte dei visitatori, stranieri e non, sceglieranno di cenare all’interno di Expo, che ne sarà dei ristoratori milanesi? A circa un mese dall’inaugurazione la situazione è già critica.
«Può darsi che sia presto per giudicare - dichiara Lino Stoppani, presidente della Federazione italiana pubblici esercizi - ma le aziende del mio settore stanno per ora scontando il “cannibalismo” commerciale che Expo genera. E l’apertura fino a mezzanotte nei weekend aggiunge ulteriore preoccupazione. È ora di tarare l’intera regia dell’evento su Milano. Oltretutto, finora, dei temi ideali di Expo si è parlato poco o niente. Attenzione a non trattare i commercianti come fastidiosi vittimisti».
Italia a Tavola è stata tra i primi a schierarsi contro la promozione dell’ingresso a Expo a 5 euro, e contro la chiusura a mezzanotte, ma nulla è stato fatto in merito e ora negozianti, ristoratori e baristi di Milano sono schiacciati dall’enorme peso che Expo sta dimostrando di avere. Gli affari sono diminuiti, lo dimostrano i comprovati cali di fatturato, e niente è stato mantenuto di ciò che era stato garantito ai pubblici esercizi prima che l’Expo prendesse il via. Nessun incremento dell’afflusso di turisti. Latente la pubblicizzazione degli eventi “fuori Expo”. Tra le testimonianze di malcontento ricordiamo quella di Idor De Simone, ex presidente dei commercianti di via Cenisio e delegato dell’Unione commercianti di zona, che ha scritto una lettera al Corriere della sera denunciando come l’Expo stia sempre più impedendo ai commercianti di lavorare.
«I fatti sono fatti - continua Stoppani .- Finora le aziende non hanno visto realizzate le aspettative che l’Esposizione ha creato. Anzi in diversi casi registrano consistenti cali di fatturato per il nomadismo serale verso Expo dei milanesi incuriositi dalla novità, dall’imponente campagna promozionale, dal biglietto ridotto, dagli spettacoli e dalla variegata offerta gastronomica. Certo, adesso non ci sono ancora i turisti stranieri annunciati dai tour operator per giugno, settembre, ottobre. Ma ad oggi credo che Milano abbia dato a Expo molto più di quanto Expo abbia restituito a Milano».
«Siamo pieni di eventi, coordinati da “Expo in Città” - continua Stoppani ,- che vanno valorizzati e promossi di più. E le risorse della tassa di soggiorno, per esempio, devono essere effettivamente impiegate nel turismo per dare un ritorno concreto». Ma «agli imprenditori - ricorda Stoppani - era stato chiesto di investire, di riorganizzare le loro ferie estive, di integrarsi con Expo, di favorire in tutti i modi la manifestazione, e molti lo hanno fatto con entusiasmo e responsabilità».
Molte le perplessità suscitate inoltre dalla delibera della giunta comunale decisa a non regolamentare la chiusura serale dei locali nella zona della movida. I locali non sono più obbligati a chiudere intorno alle 2 o 3 di notte, ma anche all’alba qualora lo ritenessero necessario. Dopo aver cenato a Expo, quindi, il turista è invitato a concludere la serata nei locali milanesi, senza doversi preoccupare di recare disturbo ai residenti; e senza contare che i locali devono allungare gli orari, magari avendo tenuto aperto a vuoto durante l’aperitivo.
Negli ultimi anni Milano e i milanesi hanno fatto molto per l’Expo, ma Expo non sta muovendo un dito per sdebitarsi. Anzi sembra che tutte le iniziative prese finora stiano marciando contro quegli imprenditori milanesi che hanno speso tanto tempo per rendere ancora più viva l’Esposizione.
«Bisogna rimettere Milano - conclude Stoppani - al centro dell’evento. Non soltanto per dare una risposta alle aspettative commerciali finora deluse ma per favorire sinergie, anche per il dopo Expo. Se non riusciamo a fare questo perfetto amalgama, il rischio di un declassamento sul rating turistico mi pare inevitabile». Infine «un’osservazione - conclude il presidente degli esercenti milanesi e italiani - da chi come me ha preso parte all’Expo delle Idee. Credo che le finalità ideali dell’esposizione universali, sempre finora, siano andate deluse. Forse inevitabilmente l’attenzione si è concentrata sugli aspetti organizzativi, commerciali, spettacolari e ludici dell’evento. Molto meno sull’approfondimento dei temi etici del cibo e dei valori della nutrizione. Poco è stato fatto sulla diffusione dei valori che la “Carta di Milano” raccoglie e che invece vanno recuperati, anche per coerenza rispetto agli obiettivi dell’Esposizione universale».