Ristoratori e commercianti continuano a far sentire la propria voce per protestare contro un’Esposizione universale che sta penalizzando in ogni modo le attività commerciali milanesi: se già la chiusura dell’area espositiva alle 23 non favoriva certo il deflusso dei visitatori verso i locali della città, ora il Governatore della Lombardia, Roberto Maroni, e il commissario straordinario di Expo, Giuseppe Sala, sono intenzionati a prolungare l’apertura fino alla mezzanotte. Sala ha parlato nei giorni scorsi di una richiesta in tal senso da parte dei visitatori e di tutti i Paesi partecipanti, ed ha anche aggiunto, rincarando la dose, che il biglietto d'ingresso dopo le 19 al prezzo ridotto di 5 euro non si tocca.
Un'altra assurdità è il fatto che la giunta comunale abbia delibertato di non regolamentare la chiusura serale dei locali nella zona della movida. Chiusura che, se prima era prevista intorno alle 2 o 3 di notte, ora è libera. Dopo aver cenato a Expo, quindi, il turista è invitato a concludere la serata nei locali milanesi, senza doversi preoccupare di recare disturbo ai residenti; e senza contare che i locali devono allungare gli orari, magari avendo tenuto aperto a vuoto durante l’aperitivo.
Tutto questo, come si diceva, va a danneggiare le attività commerciali e i ristoranti della città, che sin dai primi giorni di Expo hanno registrato in alcune zone un calo della clientela e del fatturato anche del 50%. È questa la testimonianza di Idor De Simone, ex presidente dei commercianti di via Cenisio e delegato dell’Unione commercianti di zona, che ha scritto una lettera al Corriere della sera denunciando come l’Expo stia sempre più impedendo ai commercianti di lavorare.
Riportiamo qui di seguito la lettera pubblicata sul Corriere della sera.
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Da ex presidente dei commercianti di via Cenisio e delegato dell’Unione commercianti di zona vorrei evidenziare ancora una volta come purtroppo tutte le categorie dei lavoratori non sono state tenute in considerazione da chi ha pensato e organizzato l’Expo 2015 tenendolo lontano (volontariamente e con altri fini?) dalla città con il solo risultato di desertificarla e dando probabilmente la spallata finale a chi aveva investito nella speranza di affrontare quella moltitudine di persone che dovevano arrivare in città!
E ora addirittura gli organizzatori chiedono di prolungare ancora di più l’orario di apertura cosicché alle persone, quando escono dal sito espositivo, non rimane altro che andare a casa a dormire e così facendo tutti i locali della città rimarranno vuoti e con cali di fatturato che si stanno attestando attorno al 50 per cento con zone (tipo Castello, via Dante, Duomo e altre) completamente deserte.
Forse bastava pensare di portare l’Expo in città (da corso Sempione a via Dante con il parco compreso avevamo uno spazio espositivo enorme senza dover affrontare costi legati alle nuove infrastrutture che dopo saranno quasi inutili o sottoutilizzate) o semplicemente chiudere il sito espositivo attuale alle 20, così che le persone potevano ammirare la nostra città, farla vivere ancora di più e poter usufruire dei negozi e dei locali che erano pronti ad affrontare nuove aperture, orari prolungati, aumenti dei servizi ma con la certezza di poter lavorare!
Idor De Simone
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Di fronte a queste testimonianze crediamo non ci sia molto da aggiungere, se non cercare di organizzare una civile reazione degli esercenti milanesi che non possono pagare in termini pesantisismi per loro e per le famiglie dei loro dipendenti (e per quelle dei fornitori), la scelta demenziale di prolungare gli orari di Expo per far fare cassetta a chi ha aperto ristoranti all'interno. A partire da chi lo ha fatto a spalle dei contribuenti, come è il caso di Eataly, presente senza una bando di gara. E oltre al danno anche la beffa di essere magari rappresentati, come categoria, da chi a prezzi elevati propone del cibo in piatti di plastica, buoni solo per qualche sagra di secondo livello (magari di quelle tarocche)...