La natura così saggia e così paziente, avvezza all’occhio lungo, ben consapevole che continuerà il suo viaggio perenne ed andrà molto lontano proprio perché viene da molto lontano, ha deciso una collocazione particolare per quello che è stato definito il diamante dei sottoboschi: il tartufo. Difatti, come la brillante definizione palesa, il tartufo è presente nei sottoboschi ed in più, aggiungiamo, è nascosto “sotto” i sottoboschi. È fungo ipogeo. Vive in simbiosi con piante arboree. Quindi la natura vuole che sia nascosto all’occhio dell’uomo. E per cercarlo entra in gioco un’altra simbiosi.
Tartufo molisano
La simbiosi tra l’uomo ed il cane. Il trifolao, ovvero il cercatore di
tartufi, che all’esito felice del cercare, ovvero a tartufo trovato diviene “cavatore”, in effetti non “cerca”. Predispone, dotato di passione dotato e di competenze acquisite, le condizioni le più favorevoli possibili, a ché la “cerca” avvenga e sia positiva. Prerequisito a ciò è l’identificazione dei territori che favoriscono la crescita spontanea della pianta tartufigena dalle cui radici nasce il fungo ipogeo denominato “tartufo”. Ma chi “cerca”, sia ben chiaro, è il cane. Il cane simbiotico all’uomo. Quindi, ecco individuati i due primi passi di un percorso che si conclude con l’esaudimento del desiderio edonistico di degustare, quali ne siano le modalità e le situazioni di contorno, il tartufo a tavola.
C&C: Cerca & Cavatura. Binomio magico che la natura innesca ed asseconda. Due abilità svolte simbioticamente; la prima svolta dal cane opportunamente addestrato alla “cerca”, e la seconda dall’uomo (tartufaio) che con l’ausilio sapiente di uno specifico arnese denominato “vanghetto” o “zappino” cava dall’ipogeo il tartufo e quindi fa la “cavatura” avendo cura di non alterare le condizioni del terreno. “
Cerca & Cavatura del tartufo in Italia, conoscenze e pratiche tradizionali” costituiscono la candidatura italiana per il 2021 a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco.
Queste conoscenze e queste pratiche si tramandano oralmente da secoli e connotano la vita rurale di comunità nei territori tartufigeni italiani. C&C, ovvero Cerca & Cavatura concorrono al mantenimento della biodiversità ed arrecano contributo prezioso alla lotta contro il cambiamento climatico ed in definitiva alla salvaguardia ambientale.
Questi temi sono stati esposti e successivamente fertilizzati da un ricco dibattito nel corso dell’evento organizzato dall’
Associazione Nazionale Città del Tartufo svoltosi a Campobasso lo scorso fine settimana. Una sorta di opportuni Stati Generali del Tartufo. La sede molisana non è stata individuata a caso. La Regione Molise è infatti l’unica regione italiana ad essere socia dell’Associazione Città del Tartufo. Ve ne è ben donde, evidentemente! Pur essendo la seconda regione più piccola d’Italia (prima la Valle d’Aosta), il Molise ha la più alta produzione di tartufi.
Michele Boscagli, Antonella Brancadoro e Nicola Cavaliere
L’Associazione Nazionale Città del Tartufo è presieduta da
Michele Boscagli ed è diretta da
Antonella Brancadoro. Gli argomenti trattati, lodevole l’impostazione ed il rigore scientifico sempre accompagnato da un utilissimo approccio divulgativo, lasciano intendere che ancora una volta, e non sembri ciò un paradosso, il viaggio in sé è forse addirittura più importante della meta.
Al riconoscimento Unesco l’Associazione Città del Tartufo lavora da circa dieci anni. Agevolmente immaginiamo gli ostacoli, le prove da superare, i documenti da sottoporre preliminarmente al Ministero competente, il grande impegno in studio, ricerca, elaborazione e quindi il grande dispendio di tempo. Ecco, tutto ciò ha innervato negli organi dell’Associazione un lodevole orgoglio di appartenenza, una disciplina di comportamento, un implemento di competenze di cui fruiranno anche le giovani generazioni, un’accresciuta autorevolezza utilmente spendibile anche con gli stakeholders.
Si è ben consapevoli, e il presidente Boscagli e la direttrice Brancadoro lo hanno saputo e voluto ribadire, che l’esito felice della candidatura, previsto per dicembre 2021, andrà a costituire il punto di partenza del fenomeno “tartufo” in Italia. Della medesima opinione, argomentata nell’intervento conclusivo dei lavori, anche l’assessore
Nicola Cavaliere.
Un C&C che sta per Cerca & Cavatura, al quale si affianca un altro C&C. E questo altro C&C sta per Cuore & Cervello. Al Cuore della simbiosi in natura tra sottoboschi e tartufo, al cuore della simbiosi tra cane e uomo, sussegue responsabilmente la razionalità (la C di Cervello) con la quale
ripensare e riprogettare la peculiare filiera del tartufo in modo tale che al grande fascino delle due prime fasi, ampiamente meritorie del riconoscimento Unesco, facciano armonicamente seguito quelle fasi delicate che dal cavatore fanno pervenire il diamante dei sottoboschi alla vista, all’olfatto ed al gusto dei gourmet di tutto il mondo.
Si aprirebbe discorso altro, impegnativo, scomodo a tratti, eppure indispensabile affinché per davvero il tanto agognato quanto meritato riconoscimento Unesco costituisca punto di partenza e giammai punto di arrivo. Adesso, tutti insieme appassionatamente, ed è proprio il caso di dirlo, attendiamo non passivamente il momento emozionante di dicembre 2021 a Parigi. C&C, Cerca & Cavatura del tartufo in Italia, le sottese conoscenze e le secolari pratiche tradizionali orgogliosamente si candidano a divenire Patrimonio Culturale Immateriale Unesco. C&C, Cuore & Cervello insieme (inutile, anzi nociva la presenza di una sola delle due C) costituiscono punto di partenza del nostro Paese nella delicatissima fase del post pandemia.