In Francia come in Italia. Se qualche settimana fa aveva fatto discutere l’inchiesta condotta da Il Salvagente sull’olio extravergine di oliva (o presunto tale) venduto sugli scaffali del supermercato, anche dall’altra parte delle Alpi hanno fatto qualcosa di analogo. Scoprendo, così come da noi, come buona parte degli oli fatti analizzare, e proposti al pubblico come extravergine di oliva, fossero in realtà dei “semplici” oli vergini di oliva. Quindi con dei leggeri difetti (più o meno marcati, tuttavia non insalubri) che non giustificavano il prezzo di partenza.
Olio vergine venduto come extravergine di oliva
Olio di qualità inferiore venduto come se fosse extravergine (sulla carta, almeno, il più buono, qualitativo e privo di difetti). Non tanto una truffa in commercio (e a fine articolo poco proviamo a spiegare il perché), ma sicuramente un danno per il portafoglio dei consumatori poco attenti e non così consapevoli di ciò che stanno acquistando.
Una corretta raccolta delle olive alla base di un buon olio
Dall’analisi de Il Salvagente era emerso come su 20 bottiglie di olio venduto come extravergine di oliva dalla grande distribuzione, ben 11 risultassero essere di semplice olio vergine. Quindi con dei leggeri difetti (sentori di rancido, avvinato, per esempio, o una percentuale di acidità troppo alta) che non potevano giustificare la categoria merceologica massima per quanto riguarda l’olio. In poche parole, comprando distrattamente olio dalla grande distribuzione, credendo fosse extravergine, potremmo in realtà esserci portati a casa un prodotto di qualità inferiore, e generalmente venduto a prezzi più bassi rispetto alla controparte.
La realtà italiana parla di oltre la metà delle bottiglie analizzate con questo “difetto”, in Francia hanno condotto qualcosa di analogo e i risultati non sono stati così distanti dai nostri. Anche oltralpe la grande maggioranza degli oli analizzati non ha superato la prova organolettica, e 8 marche su 14 sono state declassate a olio vergine per via dei difetti riscontrati. Risultato che ribadisce test analoghi condotti, sempre in Francia, già 2 anni fa. Detto ciò, e staccandoci dalla mera cronaca, come fare al supermercato per scegliere un olio quanto possibile di qualità, e che sia soprattutto extravergine di oliva (come segnalato in etichetta)? Consigli non sinonimo di garanzia assoluta, ma una piccola guida per poter acquistare un olio in teoria migliore di quello che magari comunemente, e senza prestare troppa attenzione, portate a casa.
Olio al supermercato: la bottiglia sempre scura
Va detto come non ci siano controindicazioni per la salute consumando olio vergine rispetto all’extravergine. Si tratta di due categorie merceologiche distinte, entrambe ottenute attraverso procedimenti esclusivamente meccanici (e non chimici, come avviene per esempio per gli oli di semi o i semplici oli di oliva) ma differenziate da un diverso esito ai test dell’assaggio. E anche una differente resa, poi, nei piatti in cui l'olio viene utilizzato. Un olio cattivo, rancido o avvinato per esempio, è in grado di rovinare la ricetta in cui lo state aggiungendo. Un olio buono, come dice anche Giorgione, un piatto riesce invece ad esaltarlo, migliorandone il sapore.
Un olio evo, inoltre, è privo di difetti percepibili al test sensoriale, così come rispetta determinati parametri dal punto di vista chimico (come, per esempio, l’acidità inferiore a 0,8%). Un olio evo di qualità è il risultato finale di olive raccolte e lavorate secondo precisi canoni, temporali e igienici, e solo grazie a una corretta conservazione riesce a mantenere più a lungo possibile le sue proprietà e i suoi benefici alla salute. Per questo è importante, se non si dovesse riuscire a recarsi direttamente dal produttore (occhio anche a selezionarlo, a proposito), che al supermercato quantomeno scegliamo bottiglie scure (il vetro trasparente infatti lascia l’olio in balia della luce, capace di rovinare il prodotto), possibilmente non tra le prime file dello scaffale. Attenzione anche a leggere l’etichetta: importante che sia specificata la provenienza italiana delle olive, evitando bottiglie che contengano blend di oli provenienti invece dalla fin troppo generica Unione Europea (peggio le miscele di quelli extra UE).
Olio: evitare al supermercato bottiglie trasparenti
Se possibile, inoltre, controllare che sulla retroetichetta sia segnalato pure l’anno della campagna olearia, e che questo sia o l’anno in corso (se stiamo acquistando tra novembre e dicembre) o di quello immediatamente prima. L’olio, infatti, ha un termine di conservazione di circa 18 mesi, i quali partono (per legge) però dal momento dell’imbottigliamento, non dalla raccolta. Nessuno vieta ai produttori, soprattutto le grandi aziende, di molire le olive e tenere il prodotto per vari mesi all’interno di silos, per poi imbottigliarlo solo in un secondo momento (quando ormai l’olio ha già iniziato a rovinarsi), lasciando tuttavia una shelf-life di un anno e mezzo.
Come detto, però, acquistare olio extravergine e ritrovarsi poi con “appena” dell’olio vergine è complicato dimostrarla come truffa in commercio. L’olio, infatti, da evo può declassarsi con il tempo e una cattiva conservazione: se al momento dell’imbottigliamento dalle analisi (chimiche e sensoriali) quel prodotto si presentava come di qualità massima, il produttore può fare poco se in un secondo momento le sue bottiglie venissero, per esempio, mal riposte e conservate una volta distribuite, lasciate magari alla luce e sotto una fonte di calore, al punto da far deteriorare l’olio che, così, da extravergine si “riduce” a vergine.