Di necessità virtù, così si dice. E così in emergenze e in pieno lockdown è stata decisa e inserita la modifica temporanea del disciplinare di produzione della mozzarella di bufala campana Dop, introducendo la possibilità – entro determinati limiti – di utilizzare il latte congelato per la produzione. Di fatto sospendendo la norma che prevede l’utilizzo di solo latte fresco entro le 60 ore dalla prima mungitura.
Un provvedimento che secondo Confagricoltura non ha portato benefici ai produttori e ha generato una situazione di confusione e poca trasparenza che andava corretta e non accresciuta.

Confagricoltura chiede lo stop al latte congelato
No alla proroga che non aiuta il settorePer questo l’organizzazione dice
no alla
proroga al disciplinare di produzione, fino al 30 giugno, dell’utilizzo di latte congelato visto che non aiuta il settore dell’allevamento e non valorizza l’immagine del prodotto verso i consumatori.
Mancanza di dati su quantitativi scottati e prodotti semitrasformati«Riscontriamo mancanza della
certezza dei
dati sui quantitativi di latte che i
caseifici hanno
stoccato e sui
prodotti semitraformati (le cagliate) che ne sono derivate e di quante di queste ne siano state finora utilizzate. E, di fatto, si è sminuito decisamente il rigido sistema di controllo previsto tra
latte Dop munto e prodotto Dop trasformato», sottolinea Confagricoltura, per cui la strada da perseguire dovrà essere quella di completare il percorso definito dal decreto ministeriale 9406 del 2014, della tracciabilità del latte di
bufala.
Chiarezza per il più importante marchio dop del Centro Sud«Chiediamo attenzione, trasparenza e tracciabilità per il comparto
dell’allevamento della bufala decisamente strategico, che coinvolge oltre 2600 allevamenti, 400mila capi, 100 caseifici e più di 20.000 addetti, con 47 milioni di kg di
mozzarelle e con oltre il 30% del prodotto esportato – conclude Confagricoltura - Numeri che dimostrano come la mozzarella di bufala campana sia il più importante marchio dop del Centro-Sud Italia».