Nella vita frenetica e tra ritmi spesso insostenibili per buona parte della popolazione quello del caffè è un rito più o meno "slow" al quale in pochi riescono a rinunciare. Sia a casa sia al bar, tanti gli italiani che scelgono di cominciare la propria giornata concedendosi una bella tazzina per colazione, con l’auspicio di fare il pieno di energia per affrontare la mattinata. C’è chi se lo beve poi anche dopo pranzo, chi a metà pomeriggio e chi, perché no, non rinuncia a un bell’espresso nemmeno di sera, a termine della cena. In tanti, nelle varie fasi della giornata, si recano presso il proprio bar di fiducia, chi può invece se lo prepara a casa, cercando di prendersi qualche minuto in più per assaporare il proprio caffè. Con la moka, la macchinetta elettrica e il caffè macinato, cialde o capsule: le soluzioni oggi sono tante ma sappiamo davvero preparare il caffè tra le mura domestiche?
Nello specifico per chi usa caffè macinato, quindi moka o macchinetta, è sicuro di preparare il caffè come si deve? Abbiamo cercato di raccogliere alcuni errori comuni nella realizzazione dell’espresso con Francesco Sanapo, fondatore di Ditta Artigianale e pluripremiato campione baristi e assaggiatori di caffè. Dall’acqua nella macchinetta alla quantità di macinato da utilizzare, passando per la temperatura della tazzina fino alla conservazione del prodotto. Ecco alcuni consigli di un vero esperto per preparare a casa un caffè quanto migliore possibile.
Preparare correttamente il caffè: occhio ad acqua e conservazione
Cosa ci ha detto Francesco Sanapo a proposito? Quali sono gli errori più comuni che (probabilmente) la maggior parte di noi commette preparando il suo caffè a casa? Impossibile non partire dalla classica montagnetta di macinato, soprattutto per la moka uno sbaglio da matita blu. «La montagnetta è uno degli errori più classici: il sovradosaggio ostruisce il passaggio del caffè in maniera omogenea all'interno della moka. Il caffè non andrebbe nemmeno schiacciato, non deve essere troppo compatto, ma semplicemente livellato. Diverso il discorso per la macchinetta da espresso, dove il macinato viene effettivamente pressato».
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Anche l'acqua merita una menzione particolare: un errore comunemente diffuso è la tipologia utilizzata. Mai quella del rubinetto, «troppo calcarea e dura», ma preferire quella in bottiglia, la «naturale minerale», spiega Francesco. Altro errore riferito all'utilizzo della moka è lasciare chiuso il coperchio in fase di preparazione: «Ho visto spesso la gente fare la moka in questo modo: il mio consiglio è aprirlo perché così si favorisce la fuoriuscita del calore in eccesso».
Una volta che è il caffè è pronto, per favorire una migliore degustazione possibile, sarebbe bene servirlo in una tazzina alla giusta temperatura. Qui i casi sono due: se parliamo di caffè fatto con la moka la tazzina meglio averla a temperatura ambiente: «... perché il caffè ha una temperatura di uscita alta, quindi non serve riscaldare la tazzina per migliorare la degustazione. Con la macchinetta per espresso il caffè esce a una gradazione più bassa quindi consiglio di preriscaldare la tazzina in modo che il caffè non vada ad abbattersi troppo in temperatura».
E a proposito di conservazione? Meglio tenere il caffè rimasto fuori o dentro al frigo? «L'ideale sarebbe il generico luogo fresco e asciutto – dice il fondatore di Ditta Artigianale – in frigo eviterei perché il caffè, specialmente se chiuso in modo non ermetico, ha la capacità di assorbire aromi e odori di altri cibi. Nel caso in cui avessimo una buona quantità chicchi interi da conservare, meglio in congelatore. Tanto poi i chicchi tornano in temperatura quando macinati».
Comprare il caffè: l'indicazione fondamentale che ancora manca
In chiusura un consiglio su come scegliere il caffè in fase di acquisto. Sebbene non siano tante (eufemismo, sono in realtà molto rare e di nicchia) le aziende che segnalano tale informazione sulla confezione, meglio scegliere un prodotto di recente lavorazione: «Uno dei punti fondamentali è la freschezza del prodotto. Bisogna comprarne uno di più recente tostatura. Il caffè non è come il vino, ma più invecchia e più si degrada. Purtroppo, però, il riferimento temporale raramente viene comunicato. A mio avviso su ogni confezione andrebbe messa sia la data di tostatura sia quella di scadenza perché il caffè, passati tre mesi dalla tostatura, inizia a decadere perdendo progressivamente le sue qualità, aromi e profumi».
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Alberto Lupini
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