C'è un nuovo Presidio Slow Food in Emilia Romagna: è la Pera Nobile

Si tratta di una varietà salvata da un paziente lavoro di recupero dopo aver rischiato di andare perduta per sempre. Si produce nelle province di Parma e Piacenza, fino ai mille metri di altitudine

06 ottobre 2022 | 10:47
di Paola Scarsi

Cè un nuovo Presidio Slow Food in Emilia Romagna: la Pera Nobile. Era una varietà quasi perduta che solo il paziente lavoro di recupero ha permesso di far tornare sulle nostre tavole. «Si tratta di un frutto che era noto soltanto ai più anziani – afferma Mauro Carboni, referente Slow Food del Presidio – Ma noi vogliamo conservare e rinvigorire i saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali. La pera nobile, con il suo bagaglio di storia e di tradizioni culinarie, merita un futuro in cui sia valorizzata a dovere». 

Pera Nobile, un gioiello riscoperto 

Ma come si è arrivati alla (ri)scoperta di questo frutto antico e quasi dimenticato? «Otto anni fa, insieme alla mia compagna, ho dato vita a un’azienda agricola sull’Appennino parmense», spiega Matteo Ghillani, referente dei quattro produttori che aderiscono al Presidio della pera nobile. «Ripristinando alcuni terreni incolti da anni, ormai tornati quasi a bosco, ci siamo imbattuti in un vecchio pero nobile che sembrava secco. Su suggerimento degli anziani del paese, abbiamo deciso di conservarlo: lo abbiamo potato e, senza bisogno di tante cure, si è ripreso e l’anno successivo è tornato vigoroso e produttivo. Si parla tanto di rigenerazione e di biodiversità – sostiene il produttore –: vedendo il comportamento di quella pianta e la sua capacità di resistere all’abbandono, abbiamo capito subito che quella cultivar così rustica meritava di essere difesa e salvaguardata. Ci siamo messi a studiare e abbiamo finito per innamorarci della storia del pero nobile, così abbiamo avviato il frutteto e propagato la pianta». Oggi Matteo e Simona hanno 300 peri, ma «sommando anche gli altri produttori superiamo il migliaio di esemplari. Il pero nobile è una pianta che, invecchiando, tende ad aumentare la produzione: con le nostre 300 piante giovani abbiamo ottenuto 5 quintali di frutta, ma col tempo dovrebbero arrivare ad assicurare circa 20 kg l’una».

Testimonianze storiche 

Le prime testimonianze storiche si ritrovano negli affreschi dei castelli fatti erigere dal condottiero Pier Maria Rossi, databili intorno alla metà del Quattrocento, nei quali compare la pera nobile rappresentata nella sua inconfondibile forma». Al Settecento, invece, risale la prima testimonianza bibliografica, contenuta in un manoscritto anonimo parmense in cui la pera nobile viene descritta come un frutto “bislungo, zalletto, un poco rossetto, di pelle suttile, di sapor delicato.  È stato nell’Ottocento, però, che la pera nobile si è affermata definitivamente: merito anche della duchessa Maria Luigia d'Austria, la duchessa buona come viene chiamata da queste parti, che pare fosse una grande estimatrice di questo frutto. Leggenda vuole che sia stata lei, che oltre a essere un’appassionata di arte e di pittura amava anche il buon cibo, a promuovere la diffusione di queste piante. 

Le caratteristiche della Pera Nobile 

La pera nobile: dimensioni medio-piccole, buccia sottile giallo-verde con alcune sfumature rosso-rosate, peso intorno agli 80 grammi e forma conica, larga e arrotondata alla base e via via più snella avvicinandosi al picciolo.

La polpa è dura, soda e granulosa, al punto che, appena colto, risulta persino troppo croccante per poter essere mangiato crudo. In cucina viene consumata cotta nel vino oppure lessata, a volte insieme alle castagne, in acqua. Si usa anche come ingrediente del ripieno del tortel dols di Colorno, primo piatto tipico della cucina locale, oppure trasformata in mostarda.

La sua area di produzione comprende tutti i comuni delle province di Parma e Piacenza, dal fiume Po sino ai 1000 metri di altitudine.

Il Presidio Slow Food della pera nobile è sostenuto dalla Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Parma.

 

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Alberto Lupini


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