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Intervista a Sua Maestà, la Pizza. Un disco perfetto che ci rende felici

Oggi si celebra la giornata mondiale della pizza italiana, l'unica, la vera, l'inimitabile. Ci siamo immaginati di trovarci a tu per tu con la ricetta più famosa del mondo per capire quali siano i segreti. Tra impasto, lievito, topping e pizzaioli molti sono i fattori che contribuiscono a mettere nel piatto una bella dose di felicità

17 gennaio 2022 | 05:00
Intervista alla Pizza Intervista a Sua Maestà, la Pizza. Un disco perfetto che ci rende felici
Intervista alla Pizza Intervista a Sua Maestà, la Pizza. Un disco perfetto che ci rende felici

Intervista a Sua Maestà, la Pizza. Un disco perfetto che ci rende felici

Oggi si celebra la giornata mondiale della pizza italiana, l'unica, la vera, l'inimitabile. Ci siamo immaginati di trovarci a tu per tu con la ricetta più famosa del mondo per capire quali siano i segreti. Tra impasto, lievito, topping e pizzaioli molti sono i fattori che contribuiscono a mettere nel piatto una bella dose di felicità

17 gennaio 2022 | 05:00
 

Sorniona, con sguardo sereno, espressione solare sul gioioso viso rotondo, per nulla altera, bel volentieri, senza dover passare per i tanti uffici stampa di cui si contornano i suoi celebrati facitori, Lady Pizza, ma d’ora innanzi semplicemente Pizza, accetta ben volentieri di farsi intervistare. L’occasione è data dalla celebrazione della Giornata Mondiale della Pizza, che si celebra in tutto il mondo il giorno 17 gennaio.

Un disco di felicità Intervista a Sua Maestà, la Pizza. Un disco perfetto che ci rende felici

Un disco di felicità

V: Buongiorno, Pizza. Che effetto le fa vedersi celebrata, con giornata a Lei dedicata, in tutto il mondo?P: Ah, come potrei dire che non mi fa effetto? Certo, è una cosa che mi inorgoglisce, ne sono lieta. Tuttavia, riflettiamo sul fatto che praticamente a me il mondo mi celebra ogni giorno dell’anno. Pensa, adesso ho i dati dell’anno 2020. Bada, 2020, non 2021, e stiamo parlando solo in Italia, di otto milioni di “me” sfornate al giorno, quasi tre miliardi all’anno. 

V: Ecco, Pizza, Lei ha appena detto “sfornate”. Le chiedo: ma quando Lei diventa “Pizza”  In quale fase di quel processo il cui esito è Lei che arriva a tavola?
P: Bella domanda. Io sono il frutto di metamorfosi, e qui Ovidio un poco c’entra! E sai perché? Perché anche io ho origine dal Caos e dalle trasformazioni in esso insite. Io nasco dalla combinazione magica di quattro elementi: acqua, farina e sale.

V: Scusi, Pizza, ha detto quattro e ne ha elencati tre.
P: Bravo, vedo che sei attento. E secondo te perché ho taciuto del quarto? Ne ho taciuto in quanto è esso, questo quarto elemento, che rende davvero magica e perenne nei millenni la suddetta combinazione. Ti sto parlando del lievito, quel lievito che è vita e che dà la vita. Lasciami proseguire. C’è l’impasto e c’è che il...settimo si riposò?

V: Cosa c’entra scusi il riferimento biblico al giorno del riposo?
P: C’entra perché anche io, in una delle fasi della suddetta metamorfosi, ho bisogno di riposo. Quando divento panetto, allora mi prende il sonno, lascio che il lievito viva come gli piace e come Madre Natura gli dice, e mi godo il riposino. Poi torno nelle abili mani del mio facitore e... altra metamorfosi. Metamorfosi formale: da panetto, emblema della geometria solida, a disco, emblema della geometria piana. E se non è metamorfosi questa!

Pizzaioli, i maestri del disco Intervista a Sua Maestà, la Pizza. Un disco perfetto che ci rende felici

Pizzaioli, i maestri del disco

V: Ed è da questo momento, da quando è disco che Lei è Pizza?
P: No, non ancora. Da questo momento, come hai detto tu, ovvero da quando sono disco rotondo imperfetto...

V: Perché, Pizza, tiene a precisare che è disco rotondo imperfetto?
P: Eh, io calibro le parole, caro mio, come i miei facitori calibrano al grammo le porzioni degli ingredienti. Imperfetto vuole essere elogio dell’imperfezione. Io sono un manufatto. Mi fa una persona, non mi esita un tornio, chiaro? Si diceva prima, solo nel nostro Paese, circa otto milioni di “me” al giorno. Ecco, nessuna uguale all’altra, puoi scommetterci. Fammi proseguire e se non mi interrompi è meglio. Dunque, dicevo, quando sono disco... perdonami la tautologia, sono disco, non sono ancora pizza. Qui comincia la metamorfosi frutto della vestizione. La sublime nudità del disco cede all’ingresso di quello che adesso si chiama topping. Fosse per me, ma sono stanca di suggerire questa cosa ai miei facitori, io mi farei topping costituiti al massimo da tre ingredienti.

V: ah, sapesse quanto sono d’accordo con Lei, Pizza. Oltre i tre c’è il rischio del topping macedonia, vero?
P: Proprio vero, lo definirei rischio guazzabuglio, caro mio. Ad ogni modo, il 6 di olio e adagiata sulla pala, entro nel forno a legna e mi informo.

 

V: il 6 d’olio è perché quel filino d’olio che cade sul disco guarnito disegna il numero sei, vero?
P: Sì, proprio così.

V: ma dopo forse ho inteso male, Pizza. Ha detto “mi informo”, ma forse voleva dire “mi inforno”.
P: No, tu hai inteso bene. Io non mi inforno, mi inforna il fornaio coadiuvante del pizzaiolo. Io, una volta al tepore del forno a legna, invece, mi informo . . . nel senso che in quegli 80 secondi circa che me ne sto al calduccio, traggo le informazioni sul mio esito: sarò eccellente, sarò ottima, sarò semplicemente buona, sarò melanconicamente appena edibile.

V: Scusi, Pizza, e come fa a trarre queste informazioni mentre se ne sta, come dice Lei, quegli ottanta secondi circa nel forno ? Lei, poi, lo chiama tepore. Tepore a 450° C circa?  Io lo chiamerei inferno!
P: No, per me è solo un salutare e provvidenziale tepore atto a farmi cuocere come si deve. Traggo le informazioni per come avverto l’ulteriore fase della metamorfosi: gli abbracci affettuosi tra gli ingredienti e la loro osmosi con il disco e, mai dimenticarlo, il ruolo magico di quel sei d’olio.

V: Capisco, Lei mi sta insegnando molto, Pizza. E poi?
P: E poi mi sfornano, mi impiattano, forse qualche frivola aggiunta di una fogliolina di basilico, di un altro sei di olio, o cosa ancora (meglio se nulla più) e arrivo in tavola. 

Un modo per ritrovarsi in compagnia Intervista a Sua Maestà, la Pizza. Un disco perfetto che ci rende felici

Un modo per ritrovarsi in compagnia

V: E da quel momento è finalmente Pizza?
P: Da quel momento sono atta a diventare Pizza. Ma quando divento Pizza, proprio l’istante preciso, lo conosco soltanto io. Esso è funzione dello sguardo che mi riserva il commensale. L’attimo in cui mi guarda gioioso, gli brillano gli occhi, le dita delle sue mani vengono a me (non dimenticare che io nasco finger food), le papille gustative ben si predispongo e la bocca voluttuosamente si apre e quegli occhi che brillano si chiudono, e il primo morso arriva, ecco io in quell’attimo divento Pizza!

V: Ed in quell’attimo Lei è felice?
P: Certamente sì. In quell’attimo sto donando momenti lieti alle persone. Al contempo, e tu dovresti saperlo, sto tenendo in vita un fatturato che solo qui in Italia, è valutabile sui 15miliardi di euro. Ti rendi conto che significa in termini di occupazione, di massa salariale, moneta circolante, catena di fornitura, ed altro ancora?

V: Certo, me ne rendo conto. Diciamo che Lei, Pizza, nel suo piccolo contribuisce al nostro PIL.
P: Sarà pure come dici tu e sì, sarà senz’altro vero perché comunque 15 miliardi non sono bruscolini. Però a me preme cosa altra, cosa di cui vado orgogliosa. Io contribuisco alla Qualità della Vita. Io rendo accessibile a quasi tutti, e non solo agli abbienti, il piacere della convivialità della tavola. Ci fai caso all’espressione “andiamo a farci una pizza”? Non si dice “andiamo a mangiarci una pizza”; no, proprio “andiamo a farci una pizza”. Ovvero, a leggere bene: “andiamo a farci una bella, allegra, ghiotta esperienza; andiamo a farci scorta di serenità tutti insieme, dai nonni ai nipoti”.

V: Davvero, ha ragione. Non ci avevo mai fatto caso “andiamo a farci una pizza”. Ecco, ma letteralmente, chi fa la pizza è il pizzaiolo. 
P: Lo so, lo so. Chi mi fa è il pizzaiolo, che Dio lo benedica. Secondo te l’Unesco è impazzita quando ha reso Patrimonio dell’Umanità l’arte del Pizzaiolo? Si tratta di un’arte, non un mestiere. Il pizzaiolo ha abilità nelle mani e capienza di sentimenti ed emozioni da donare, nel suo cuore grande.

V: Lei, Pizza, si ritiene napoletana o cittadina del mondo?
P: Consentimi e non volermene. La tua domanda è mal posta. Io sono napoletana e cittadina del mondo.

V: Lei ha storia millenaria. Come vede il suo futuro?
P: Va lontano chi viene da lontano, caro mio. Io vedo radioso il mio futuro per come sempre di più l’umanità avrà desiderio di sedersi a tavola per mangiare cose buone e semplici.

Grazie, Pizza. Grazie di esistere!

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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