Un vino che guardi al territorio e alla tipicità, più che alla voglie e ai desiderata del mercato e dell'export. È la direzione che sta prendendo in maniera piuttosto decisa il Montepulciano d'Abruzzo, da quando il Consorzio Colline Teramane (prima Docg regionale) si è fusa con il Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo, responsabile della Doc regionale da oltre 100 milioni di bottiglie. Un matrimonio tra Davide e Golia celebrato nell'ottobre 2023, che sta già mostrando i suoi frutti. Quella andata in scena ieri a Mosciano Sant'Angelo, in provincia di Teramo, promette infatti di essere l'ultima anteprima vini abruzzese che vedrà una suddivisione così netta tra i vini "Colline Teramane Docg" e i "Montepulciano Doc". A confermalo a Italia a Tavola è il former president del Consorzio Colline Teramane, Enrico Cerulli Irelli, che auspica per le prossime edizioni «la presentazione alla stampa, in anteprima, soprattutto dei vini con menzione “Superiore”, con specifica indicazione dei territori da cui provengono le uve, segnale della direzione in cui sta andando il territorio». Il tutto nell'ottica della valorizzazione delle specificità regionali delle uve Montepulciano, ma non solo.
Enrico Cerulli Irelli consacra la Montepulciano Revolution all'Anteprima 2024 Colline Teramane
I disciplinari di Abruzzo Doc, Cerasuolo d'Abruzzo Doc, Montepulciano d'Abruzzo Doc e Trebbiano d'Abruzzo Doc sono stati protagonisti di una decisa revisione nel maggio 2023, propedeutica per la fusione dei due Consorzi. Sono state introdotte nuove sottozone, oltre alle unità geografiche aggiuntive e all'identificazione delle menzioni “Superiore”, “Riserva” e “Vigna”. Per l'Abruzzo Doc bianco è aumentata dal 50% all'85% la percentuale di Trebbiano abruzzese e/o toscano; per l'Abruzzo rosso, il Montepulciano è passato da 80% a 85% minimo, con vitigni complementari approvati su base regionale; per l'Abruzzo passito bianco, si è deciso di allargare la platea di vitigni utilizzabili a Malvasia, Moscato, Passerina, Pecorino, Riesling, Sauvignon, e Trebbiano abruzzese e/o Trebbiano toscano, oltre al Traminer, purché per un minimo di 60% da soli o in uvaggio; l'Abruzzo passito rosso ha visto poi aumentare la quota minima di Montepulciano da 60% a 85%, sempre nell'ottica delle specificità regionali.
Dai disciplinari alle Anteprime: più territorio nel calice
Capitolo particolare quello dell'Abruzzo spumante bianco, per cui valgono vitigni come Chardonnay, Cococciola, Montonico, Passerina, Pecorino, Pinot nero e Trebbiano abruzzese (e/o Trebbiano toscano), da soli o congiuntamente, per un minimo del 60%. Più serrata la partita dell'Abruzzo spumante rosé, per il quale i produttori possono utilizzare Montepulciano e Pinot nero da soli o congiuntamente, per un minimo del 60%, saldando con uve a bacca bianca e a bacca nera fino ad un massimo del 40%, ad eccezione dei vitigni aromatici che potranno concorrere complessivamente per un massimo del 10%. Bollicine d'Abruzzo anche base Cococciola, Malvasia (di Candia e/o Bianca lunga), Montonico, Passerina e Pecorino. Il rosato d'Abruzzo può essere prodotto invece con un minimo dell'85% di uve Montepulciano. Noto determinante nelle utlime revisioni del disciplinare, l'eliminazione delle versioni “Superiore” e “Riserva” dell'Abruzzo Cococciola, Malvasia, Montonico, Passerina e Pecorino, ammesse per l'appunto solo per i vini con menzione della sottozona e della vigna singola.
L'Abruzzo si prepara alla “Montepulciano Revolution”
«Non si tratta - spiega ancora Cerulli Irelli - di un passaggio dettato dalla volontà di fare massa critica, in Abruzzo, nella battaglia per l'utilizzo del nome delle uve “Montepulciano” solo nella nostra regione», con la prospettiva per le altre regioni di utilizzare il sinonimo “Cordisco”. «In realtà - continua il former president del Consorzio Colline Teramane - la nostra volontà di percorrere una strada comune con il Consorzio della Doc è dettato da evidenti difficoltà di comunicazione delle specificità della Docg, tagliata fuori in termini di comunicazione dalla promozione dei vini prodotti con uve Montepulciano. La base ampelografica, ovvero le uve con le quali sono prodotte Doc e Docg, è la stessa: si parla in entrambi i casi di Montepulciano, ed è su questo che si baseranno le strategie comuni dei due enti, ora che si sono fusi. La proposta di unirsi è stata fortemente caldeggiata dai piccoli produttori della Docg, molti dei quali erano già anche soci del Consorzio Doc. Il percorso comune non potrà che portare a una migliore valorizzazione della nostra produzione regionale, valorizzando l'eccellenza del vino dell'Abruzzo».
L'Abruzzo del vino verso un progetto di territorio
Il cambio di paradigma è netto e affonda le radici nella rottura dell'alternanza alla presidenza del Consorzio Doc di figure con ruoli di primo piano nelle cooperative locali. «Il territorio ha compreso da anni di dover fare un passo avanti - spiega ancora Enrico Cerulli Irelli a Italia a Tavola - e non a caso ha individuato la figura di Alessandro Nicodemi, ormai diversi anni fa. È da questa premessa che nasce una sorta di patto per il territorio che vede anche le cooperative impegnate, ormai da anni, in progetti di qualità assoluta». Una vision che, col passare del tempo, non potrà che relegare a un ruolo sempre più marginale le aziende che investono sul Montepulciano con meri scopi commerciali.
Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo
Da qui l'idea delle future Anteprime del vino abruzzese, focalizzate sulle specificità delle varie zone, supportate dai nuovi disciplinari di produzione e da un approccio rinnovato nei confronti della qualità, condiviso in maniera più che mai trasversale da tutti gli attori locali. "Cooperative comprese - tiene a specificare Cerulli Irelli - ormai protagoniste di progetti di valorizzazione territoriale degni delle aziende private". L'Abruzzo del vino, dunque, si prepara - anzi, sembrerebbe già pronto - a una svolta comunicativa e produttiva capace di abbattere le distinzioni tra piccoli e grandi produttori, uniti da un unico, grande progetto territoriale.
Il Montepulciano d'Abruzzo nel 2023
In un anno complicato per il mercato del vino italiano l’Abruzzo va in controtendenza segnando a valore per l’export un +4,5%. È quanto emerge dall'analisi dei primi nove mesi del 2023 dell'Osservatorio Permanente Wine Monitor Nomisma, attivato nel 2019 dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo per rilevare in modo puntuale i trend dei vini regionali sui principali mercati e attuare una strategia di promozione e comunicazione sempre più efficace. «Sappiamo di essere in un anno difficile per il mercato del vino italiano - spiega ancora Alessandro Nicodemi - che vede l’export arrestarsi dopo numerosi anni positivi a causa di diversi fattori a partire dall’inflazione e dalla stretta monetaria. I Vini d’Abruzzo reggono nei primi nove mesi analizzati dall’Osservatorio anche se con performance diverse sui vari mercati. Siamo cresciuti sui mercati europei, dove spicca la Germania come piazza più importante per i nostri vini, calano invece i volumi negli Stati Uniti, secondo mercato per noi, dove però il consumatore opta sempre più per i vini a fasce di prezzo alte; anche sul mercato interno è la premiumization ad averla vinta, riscontrando così per esempio per il Montepulciano d’Abruzzo una crescita a valore del 2,2%».
Montepulciano d'Abruzzo: vendite in calo nel 2023, ma cresce il valore dei vini venduti
Analizzando le vendite off-premise del Montepulciano d’Abruzzo negli Stati Uniti, si evince quindi un calo nei primi 9 mesi di quest’anno del 2,2% a fronte di una crescita a valori del 3,6%, sospinta in particolare dalle vendite nella fascia di prezzo compresa tra 12 e 20$ a bottiglia, vince quindi la qualità. Lo stesso trend per un mercato importante come la Germania (primo mercato di export) dove invece il Montepulciano d’Abruzzo mette a segno una crescita delle vendite nel canale retail del 29% sia di valore che di volume. Va detto che parte di questo aumento deriva da un “rimbalzo tecnico” che aveva visto le vendite nel 2022 ridursi di quasi il 14%, soprattutto per le fasce di prezzo più basse. Nei primi 9 mesi del 2023, aumentano le vendite sia delle prime fasce di prezzo, in recupero dal crollo del 2022, ma anche, ed è questo il dato interessante, dei vini posizionati nella fascia 5-6€ e 7-10€ a bottiglia, «segnale incoraggiante per il posizionamento».
Anche sul mercato nazionale, le vendite dei principali vini abruzzesi nella GDO italiana, evidenziano andamenti discordanti rispetto alla media italiana. I primi 9 mesi del 2023 continuano ad evidenziare una riduzione nelle quantità vendute per il Montepulciano d’Abruzzo del 5,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sempre riguardanti la fascia di prezzo fino a 4 euro, mentre per tutte le altre si registrano incrementi nelle vendite a volume, tanto da portare la crescita a valore complessiva al 2,2%. «Una premiumization delle vendite - commenta Nicodemi - che ha riguardato le fasce di prezzo più alte di questo vino».