Vola l'export di vino e spirits italiani, ma i produttori sono preoccupati
Nonostante il successo (con una crescita del 188% in 20 anni), Federvini lancia un appello per affrontare le sfide geopolitiche e tutelare il comparto con regole certe e accordi di libero scambio
L'Italia celebra un successo straordinario nel comparto agroalimentare, con una crescita vertiginosa nell'export di vini, spirits e aceti negli ultimi vent'anni. L'Assemblea generale di Federvini, la Federazione italiana dei produttori, esportatori e importatori di vini, acquaviti, liquori, sciroppi, aceti e affini, ha fatto il punto su questo boom economico e sulle sfide future che attendono il comparto. Secondo i dati presentati, l'Italia è diventata il secondo maggiore esportatore mondiale di vino (dopo la Francia), con un incremento del 188% nel valore dell'export. Anche il comparto degli spiriti ha registrato una crescita impressionante del 300%, posizionando l'Italia al quinto posto a livello globale. Gli aceti, altro fiore all'occhiello della produzione italiana, hanno visto un aumento del 180% nell'export.
«Stiamo attraversando un anno denso di novità e cambiamenti, primi fra tutti le ormai imminenti elezioni europee e, in autunno, le elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Nel frattempo, tensioni geopolitiche, commerciali ed economiche rischiano di impattare sulle attività di filiere fondamentali per l'agroalimentare italiano - ha dichiarato Micaela Pallini, presidente di Federvini. Le nostre imprese stanno investendo molto nell'internazionalizzazione, nella ricerca e nella sostenibilità. Tuttavia, per affrontare le sfide internazionali c'è bisogno di regole certe che assicurino una competizione chiara e libera sui mercati, superando le tendenze neo proibizioniste e le logiche ritorsive dei dazi che ci hanno penalizzato in passato».
Vino, le sfide geopolitiche e la necessità di accordi di libero scambio
La crisi russo-ucraina, le tensioni in Medio Oriente e i timori di nuovi dazi commerciali rappresentano scenari critici per le filiere italiane, che vedono nell'export la principale leva di crescita. Federvini sottolinea l'importanza di accordi commerciali di libero scambio con nuovi partner, seguendo l'esempio positivo del Ceta con il Canada. Questo accordo ha portato a una crescita del 7,6% per i vini italiani e del 13,1% per aperitivi, amari, liquori e distillati made in Italy nel periodo 2018-2022, rispetto al periodo precedente.
Vino, il ruolo dell'Europa e le aspettative per il nuovo Parlamento
L'Assemblea generale ha poi discusso anche delle numerose tematiche che hanno interessato i comparti di Federvini nel corso del quinquennio di legislatura appena chiuso, tra cui le iniziative di Irlanda e Belgio sugli health warnings, la revisione della direttiva sugli imballaggi, la normativa sull'etichettatura e il regolamento sulle Indicazioni geografiche.
«Il nuovo assetto delle istituzioni comunitarie che si definirà dopo le elezioni di giugno sarà determinante per l'orientamento delle politiche che riguardano i nostri comparti - ha aggiunto Pallini. Speriamo che il nuovo Parlamento europeo mantenga un approccio realistico e promuova un equilibrio tra le componenti produttive, considerando anche l'occupazione e l'economia dei territori».
Vino, la chiave dell'export per la crescita strutturale
Secondo l'Osservatorio Federvini, l'export di vini italiani ha visto una crescita significativa, passando dal 17% del 2003 al 22% del 2023, mentre la Francia è scesa dal 38% al 33%. Questo ha permesso all'Italia di consolidare il secondo posto mondiale. Il numero di mercati in cui l'Italia è leader è passato da 9 a 46, contro i 51 della Francia (che erano 41 vent'anni fa).
Anche gli spirits hanno registrato un incremento del 300% in valore, raggiungendo 1,7 miliardi di euro, e l'Italia è ora il quinto esportatore globale. Le esportazioni di aceti sono aumentate del 180% in valore negli ultimi vent'anni. Considerando il calo strutturale dei consumi interni, l'export rappresenta una componente strategica, con il 50% del fatturato per i vini, il 35% per gli spiriti e il 48% per gli aceti.
La socialità e le abitudini di consumo degli italiani
I dati di TradeLab evidenziano che la maggior parte degli italiani vede il “fuori casa” come un'occasione di convivialità e socialità. L'80% consuma bevande alcoliche principalmente durante occasioni sociali, con il 27% che sceglie sempre la stessa tipologia di bevanda e il 40% che varia in base all'occasione.
Il 95% del campione intervistato consuma bevande alcoliche in compagnia, confermando la socialità come elemento decisivo nelle scelte di consumo. L'aperitivo serale è un fenomeno in crescita, con 14 milioni di italiani che lo organizzano fuori casa, generando un giro d'affari di 4,5 miliardi di euro.
Promuovere il consumo responsabile di vino e lo stile mediterraneo
In un contesto globale turbolento, Federvini sottolinea l'importanza di sostenere i principi del consumo responsabile e moderato, valori centrali della dieta mediterranea. Questo modello virtuoso, che l'Italia può promuovere a livello internazionale, sarà cruciale anche in vista della dichiarazione politica dell'Onu sulle malattie non trasmissibili prevista per il prossimo anno a New York. L'Assemblea Generale di Federvini ha, infine, evidenziato come la promozione dello stile mediterraneo e la tutela delle produzioni italiane siano fondamentali per affrontare le sfide future e continuare a crescere in un mercato globale sempre più competitivo.
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Alberto Lupini
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