Vini rossi di Sicilia, una terra tutta da gustare
Tra i tanti prodotti siciliani che rappresentano un'eccellenza ci sono sicuramente i suoi vini, prodotti in diverse aree geografiche dell'isola che li rendono differenti l'uno dall'altro, ma tutti di ottima qualità
Le caratteristiche del suolo
Si sa, per la produzione del vino il terreno riveste un ruolo di primo piano, e il territorio siciliano offre quattro differenti tipologie di suolo. È peculiare della zona sud occidentale della Sicilia, per esempio, la terra rossa da cui proviene il Perricone: un suolo che deve il proprio colore alla presenza di micro elementi ferrosi e alla composizione particolarmente sciolta. La terra nera, invece, è tipica dell’entroterra del Trapanese, in modo particolare fra i 200 e i 350 metri di altitudine. Questo è il miglior habitat possibile per Nero D’Avola e Syrah, un suolo che sa resistere senza problemi alla siccità ed è molto ricco di argilla. Per la coltivazione di Grecanico, Catarratto, Zibibbo e Grillo, invece, ci vuole una terra bianca come quelle della Valle del Belice e delle sue colline tra i 400 e i 700 metri di altitudine: vanta una componente elevata di gesso e calcare e una compattezza media. Infine, non ci si può certo dimenticare del terreno dell’Etna, un suolo speciale adatto alla coltivazione di Moscato dell’Etna, Carricante, Nerello Cappuccio e Nerello Mascalese. Argillosa e lavica, la terra vulcanica si distingue per caratteristiche speciali, che non hanno eguali.
Il Frappato
Uno dei vini rossi della Sicilia da non perdere, in un ideale tour a tavola, è il Frappato, che proviene da una terra rossa a non più di 200 metri sul livello del mare. Come esaltare le sue caratteristiche? Per esempio con un piatto di caponata di melanzane alla siciliana, ma anche con delle grigliate miste di carne, con dei formaggi semi stagionati o con i classici spaghetti alla norma. Il Frappato affina in acciaio per 4 mesi e in tonneaux di rovere francese e americano per 8 o 10 mesi, prima che l’affinamento si completi per non meno di 6 mesi in bottiglia. Avvolgente e fresco al naso, il vino si aggiudicato la medaglia d’argento a Mundus Vini 2018 e la medaglia d’oro all’edizione dello stesso anno del Berliner Wein Trophy. Il suo colore è rosso lucente, impreziosito da nuance viola delicate, mentre al palato si dimostra ben bilanciato e morbido. I sentori di frutta rossa e floreali sono delicati e si sposano con una vivace acidità. Non passa inosservato il finale lungo e persistente, decisamente vellutato.
Il Syrah
Gli spaghetti alla norma sono un piatto ideale da abbinare anche al Syrah, che però si presta anche ad altri accostamenti golosi, che spaziano dalle composte di frutta alle grigliate miste di carne, passando per i formaggi semi stagionati e il cioccolato di Modica, senza dimenticare l’agnello al forno. I grappoli, che devono essere raccolti a perfetta maturazione, vengono lasciati in fruttaia ad appassire per 3 o 4 settimane, mentre l’affinamento viene effettuato in barrique di rovere francese per 12 mesi. Il Syrah deriva da una terra nera, ed è anche questa prerogativa a determinare il carattere unico e speciale di questo vino. Austero al palato, presenta un colore rosso intenso in cui si notano complesse e accese tonalità porpora, mentre il finale è fragrante e sontuoso. Al naso non è difficile avvertire un mix di vaniglia, ciliegia sotto spirito, prugna e dolci frutti rossi raccolti da poco.
Il Perricone
Il Perricone, vitigno autoctono della Sicilia occidentale, prende vita con un vino dal colore viola intenso che può essere abbinato alla pasta con il pesto alla trapanese e alle costolette di agnello. Altri accostamenti suggeriti sono quelli con i maccheroni al ragù di maiale e i formaggi freschi. Il bouquet aromatico al naso mescola frutti a bacca rossa con sentori di spezie mediterranee e pepe nero. Il Perricone affina in acciaio per circa 250 giorni; dopodiché l’affinamento viene completato in bottiglia coricata per circa 300 giorni. Si tratta di un vino morbido al palato, fruttato ed elegante con sensazioni di frutti di bosco dense; il finale è persistente e sontuoso.
La storia dei vini siciliani
È solo negli anni ’90 che i vini siciliani hanno conosciuto il successo che meritano: in quel periodo, infatti, c’è stata una vera e propria opera di riscoperta, grazie a cui essi hanno sperimentato una fama che ha portato ad apprezzarli come mai era accaduto in precedenza. Oggi la loro celebrità valica anche i confini nazionali, complice il lavoro meritorio di diversi produttori che si sono impegnati per un rilancio di cantine ed etichette. Eppure fino a pochi decenni fa lo scenario era ben diverso, e addirittura parecchie case vinicole del territorio erano state obbligate a puntare su vitigni non locali per assecondare i trend della richiesta: basti pensare che, per i bianchi buona parte dei terreni era usata per coltivare lo Chardonnay. Insomma, per un bel po’ di tempo i vini siciliani sono rimasti nell’ombra, oscurati non solo dalla concorrenza nazionale ma anche da quella francese. Adesso, però, tutto è cambiato, e in ogni angolo del mondo gli esperti del settore sanno riconoscere la qualità delle bottiglie che provengono dall’isola.
Le coltivazioni
È soprattutto nel territorio orientale che si concentra la coltivazione delle bacche rosse, a differenza delle uve bianche a cui sono destinati soprattutto i terreni della zona occidentale, tra la provincia di Palermo, quella di Agrigento e quella di Trapani. Va detto, però, che tutta l’isola è adatta alla vite, complice un clima ideale. E così non ci sono solo i rossi di cui abbiamo parlato, ma anche veri e propri VIP come i liquorosi: come definire altrimenti lo Zibibbo, il Passito di Pantelleria o la Malvasia delle Lipari? E lo stesso si può dire per il Moscato di Siracusa e per un nome come il Marsala.
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Alberto Lupini
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