Vendite del vino in calo nella grande distribuzione, resiste solo lo spumante low cost
Il comparto nel primo trimestre del 2023 registra un generalizzato calo delle vendite a dispetto di prezzi in crescita a causa dell'aumento dei costi e dell'inflazione. Calano anche Dop e Ig. Tonfo dell’e-commerce -19,6%
Il dato positivo del fatturato registrato a marzo nella grande distribuzione, con ricavi totali pari a 9 miliardi di euro e una crescita del +10% rispetto allo stesso periodo del 2022, vede in decisa controtendenza il settore del vino con vendite in calo del -6,1% e listini in crescita registrati nel mese di marzo 2023, come emerso dai dati dell’Osservatorio Uiv-ismea su base NielsenIQ. Secondo l’analisi questo trend si ritrova in tutto il primo trimestre di quest’anno durante il quale sono stati registrati i livelli più bassi di vendite allo scaffale anche rispetto al 2019, periodo pre-Covid, con i volumi di vino acquistati in calo tendenziale del 6,1% e con i valori, spinti dall’effetto dell’inflazione dei prezzi, a +2% (673 milioni di euro). Un calo generalizzato che non ha risparmiato Dop e Ig, e nemmeno alcuni dei vini più amati della produzione vitivinicola italiana.
Crollano i vini Dop -9,2% e i rossi -10,5%. Vola lo spumante
A registrare il calo maggiore delle vendite è stato il vino fermo (-7,3%) che ha registrato le perdite maggiori per i prodotti Dop, scesi del -9,2% e per i rossi a -10,5%, a conferma del fatto che il rialzo dei valori non è legato a una domanda maggiormente orientata verso il segmento premium (i vini comuni perdono la metà rispetto alla media) ma a un surplus di costi produttivi che ha generato un rincaro medio dei prezzi allo scaffale del +8,7%. In questo scenario preoccupante, gli unici numeri in controtendenza sono stati registrati dagli spumanti.
Il comparto delle bollicine cresce in volume del 3,9% (+9,8% i valori), ma l’incremento è interamente generato dall’exploit degli spumanti low cost che salgono del +15,6%, con un prezzo medio allo scaffale di 4,47 euro/litro e che oggi vale quasi il 40% dei volumi venduti in Gdo tra le bollicine italiane. Scendono il Prosecco (-2,8% volume) e lo Champagne (-5,8%), mentre salgono l’Asti Spumante (+11,8%) e i Metodo classico (+4% volume), da confrontare però con il -35% registrato nello stesso periodo del 2022.
«Come previsto – ha detto il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti – non sarà un anno facile per il vino italiano, che anche nelle esportazioni registra a gennaio un calo del 4,3% su pari periodo del 2022, con variazioni fortemente negative nella domanda extra-Ue. Il limitato potere di acquisto in Italia e nel mondo, assieme a un surplus dei costi delle materie prime secche, impongono la massima attenzione e concertazione da parte di una filiera le cui imprese stanno assorbendo direttamente parte dei rincari alla produzione. Ma evidentemente non basta», conclude Castelletti.
Vendite del vino online: il crollo sfiora il -20%
Oltre ai vini fermi a denominazione calano pericolosamente anche le vendite delle bottiglie Igp (volumi a -8,4%), mentre i vini comuni si fermano a -4,6%. Più pesanti le perdite per i vini rossi, che cedono l’8,2% del volume contro il -5,6% dei bianchi e il -11,2% dei rosati. Sopra la media la contrazione dei vini bio (-8,6%). Tra i canali di distribuzione, il calo maggiore dei volumi è stato raggiunto dai discount (-10%), contengono le perdite iper e super che chiudono il trimestre rispettivamente a -4% e -5%. A raggiungere il valore peggiore però è l’e-commerce che, nonostante il taglio dei prezzi, vede le vendite online sprofondare nel mese di marzo al -19,6%.
In sofferenza anche le bottiglie a Indicazione Geografica più amate
Entrando nel dettaglio del report dedicato ai vini a Indicazione Geografica più venduti nella grande distribuzione, il trend negativo non risparmia nemmeno alcuni vini simbolo dell’eccellenza vitivinicola italiana. La perdita si attesta al -9% per il Chianti, -14% per il Montepulciano d’Abruzzo, -20% per la tipologia Salento, -18% per il Nero d’Avola Sicilia, -20% per la Bonarda oltrepadana, -13% per la Barbera piemontese e -9% per il Lambrusco Emilia e il Cannonau di Sardegna. Stabili – tra i top seller – le Igt Terre siciliane e Puglia, in leggera contrazione Valpolicella e Dolcetto piemontese (-5%), mentre l’unico tra i big che si conferma in buona salute, anzi in costante crescita è il Vermentino di Sardegna, con +1% in volume. Tra i fattori che possono aver determinato il calo l’aumento dei prezzi registrato dalle denominazioni sopra la media nazionale: Montepulciano +13%, Barbera piemontese +11%, Nero d’Avola a +13%, Bonarda a +12%, Verdicchio a +20%.
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Alberto Lupini
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