Tutto pronto per il Capodanno cinese, ma in Italia manca il vino... cinese

Negli ultimi anni, i vini cinesi hanno ampiamente conquistato la scena europea grazie alle medaglie guadagnate in diversi concorsi enologici internazionali. Trovare un vino cinese in Italia è però ancora molto difficile . Nel frattempo, la produzione cresce anno dopo anno dal punto di vista qualitativo e nuove regioni vinicole si affacciano sulla scena

03 febbraio 2024 | 05:00
di Davide Bortone

Capodanno cinese all'insegna del vino cinese? A guardare i menu proposti dai migliori ristoranti cinesi in Italia, siamo ancora lontani da questo binomio. I templi della cucina cinese in Italia ricorrono ancora alle buone e rassicuranti denominazioni europee per accompagnare le portate delle celebrazioni. Bon Wei, a Milano, ad esempio, darà il benvenuto all'Anno del Dragone - il 2024, per l'appunto - con esclusive bottiglie di Champagne dipinte a mano, in edizione limitata. Nessun accenno ai vini cinesi nello speciale menu firmato dallo chef Zhang Guoqing, che sarà servito domenica 11 febbraio ai tavoli del primo ristorante di alta cucina regionale cinese del capoluogo lombardo.

Eppure, il vino cinese trionfa ai concorsi enologici internazionali ed è ormai entrato da qualche anno nel catalogo di una distribuzione italiana di vini e spirits. Merito del consolidamento della posizione della Cina in qualità di Paese produttore di vino. Non solo sul fronte della quantità - con circa 780 mila ettari è la terza nazione al mondo - ma anche della qualità. Quella del vino, del resto, è un'industria piuttosto recente rispetto al quadro internazionale.

La viticoltura in Cina

Se è vero che i primi accenni alle bevande alcoliche risalgono al 4 mila a.C., ovvero al Neolitico, bisogna riavvolgere il nastro sino alla metà dell'anno 1000 a.c. per trovare le prime tracce di una vera e propria cultura legata alla coltivazione della vite per la produzione di “vino”. Il periodo è quello della dinastia Zhou, con tanto di “ufficio governativo” preposto alla viticoltura. L'abolizione del monopolio, avvenuta tra il 500 e il 600, favorì produzione e, soprattutto, consumi, sino a giungere al periodo di maggiore splendore, tra la metà del 1600 e il primo decennio del Novecento.

La riforma agraria del 1978, conseguente alla fondazione della Repubblica popolare cinese del 1949, è un'altra tappa decisiva per il vino cinese, che da lì in poi vede la nascita di numerose aziende e brand capaci di affermarsi nel settore, guardando all'esempio di paesi leader come la Francia, ancor più che l'Italia. Un ruolo fondamentale, dal punto di vista viticolo e agronomico, è quello giocato da varietà provenienti da Paesi del Blocco Sovietico come l'Ungheria e la Bulgaria, dai quali furono importate barbatelle per i nuovi impianti.

Nel 1979 la Cina invia la sua prima delegazione all'Organizzazione mondiale della vigna e del vino (Oiv), spinta anche dall'affermazione internazionale di cantine come Changyu Wine Production Company, il maggiore produttore di vino cinese (qualcuno sostiene addirittura dell'Asia) e di Great Wall Wine, colosso ormai ospite fisso di eventi internazionali di settore come Prowein, a Dusseldorf.

Le maggiori regioni vinicole cinesi

In tutta la Cina sono attualmente una trentina i distretti vinicoli, riassumibili in quattro macroregioni politiche: Xinjiang settentrionale, Xinjiang meridionale, Gansu e Ningxia. Ma la Cina, negli ultimi anni, è tanto dinamica da riuscire a presentare ogni anno nuovi distretti alle maggiori fiere globali del settore: ed è così che, accanto a realtà già note come Yinchuan Helan Mountain Eastern Foothills si accosta per esempio Penglai Coast. La maggior parte dei vigneti sono distribuiti nella parte settentrionale del Paese. Qui, i viticoltori sono costretti a coprire le piante con la terra, d'inverno, seppellendole per proteggerle dalle temperature rigidissime. Una necessità che non si manifesta nelle regioni vinicole centrali e meridionali. Ad accomunarle sono le varietà coltivate, tutte internazionali. I risultati migliori, in generale: dai nostri assaggi, ottime le espressioni cinesi del vitigno francese Marselan.

Solo alcune regioni del Sud della Cina e della parte nordorientale si concentrano attivamente sulle varietà locali. Probabilmente, i vini cinesi che riusciranno a conquistare per primi una certa notorietà in Europa proverranno dalla provincia dello Shandong, che gode della maggiore tradizione nel settore ed è capace di aggregare i maggiori livelli di vendita, non solo in volume ma anche in valore. A seguire, sempre sulla base delle classifiche della produzione di vino cinese, c'è la provincia dell'Hebei, nei pressi di Pechino. Fra Shandong ed Hebei viene prodotta più della metà del vino cinese, che non rinuncia certo a darsi una fisionomia anche sul fronte dell'enoturismo.

La stessa area della capitale è infatti interessata dalla viticoltura, con aziende di piccole dimensioni sorte negli ultimi cento anni capaci di costituire il vero volano del turismo enologico in Cina, proprio per la loro posizione strategica. Le altre regioni, più modeste, si trovano nelle province di Shanxi, Shaanxi (che ospita il primo istituto vinicolo universitario cinese), Jilin, Liaoning,  Xinjiang, Ningxia Hui, Gansu, Sichuan e a Tientsin. Piuttosto nota per la produzione di vini dolci da appassimento la Mongolia interna. Diversi vigneti sorgono poi nelle vallate del Sichuan e del Yunnan, confinanti con il Tibet.

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Alberto Lupini


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