Simei 2024: tecnologie e mercato in crescita per il vino dealcolato
Al Simei di Milano, la fiera internazionale per l'enologia, la dealcolazione è al centro dell'attenzione. Le aziende esplorano nuove tecnologie per rispondere alla crescente domanda globale di vini a bassa gradazione
Alla fiera internazionale Simei 2024 di Milano, le tecnologie per la dealcolazione sono protagoniste. La manifestazione, organizzata da Unione Italiana Vini (Uiv) e specializzata nelle macchine per l’enologia, ha visto una forte affluenza di buyer e produttori internazionali interessati a macchinari che permettono di ridurre o eliminare l’alcol dal vino. Tra loro, ben 70 acquirenti statunitensi rappresentanti di aziende leader come Constellation Brands, Francis Ford Coppola Winery e Jackson Family Wines.
Vino dealcolato, le nuove tecnologie
Il termine “low sugar” sembra più apprezzato negli Stati Uniti rispetto a “low alcohol” per definire questa nuova categoria di vini. A sintetizzare questo approccio è Randy Ullom, vicepresidente di Jackson Family Wines: «Negli States preferiamo chiamarli low sugar più che low alcol». Il concetto, pragmatico e lontano dalle controversie che il vino dealcolato incontra in Italia, riflette una domanda crescente e una prospettiva commerciale solida. Con i suoi vigneti negli USA, in Canada e in altri paesi, Jackson Family Wines si rivolge a una fetta di mercato internazionale attenta al consumo consapevole di alcol.
Nonostante il divieto ancora in vigore sulla dealcolazione in Italia, le tecnologie italiane per la produzione di vino senza alcol sono tra le più ricercate. All’interno del Simei, infatti, Omnia Technologies ha presentato il nuovo sistema “Libero”, in grado di eliminare l’alcol mantenendo intatte le caratteristiche del vino. «Da ieri in fiera riscontriamo un interesse senza precedenti», dichiara l’azienda, evidenziando un forte interesse soprattutto da paesi come Spagna, Grecia e Stati Uniti. David Crippen, director of winemaking di Bear Creek Winery, sottolinea l’influenza positiva delle tecnologie italiane sulla qualità dei vini prodotti in California e in altre regioni. «Quasi tutte le attrezzature che abbiamo in cantina sono italiane», spiega Crippen, che evidenzia come il salto di qualità dei vini italiani negli ultimi 40 anni sia correlato a queste innovazioni tecnologiche.
Vino dealcolato, le potenzialità italiane
Da cinquant’anni nel settore enologico, Albano Vason, presidente dell’azienda omonima, commenta la crescita del mercato del vino a bassa gradazione: «In due anni l’interesse è lievitato», afferma, evidenziando l’arrivo di visitatori da Spagna, Argentina e India per conoscere le tecnologie italiane. La sua azienda ha presentato il macchinario MMR (Master Mind Remove), sviluppato per permettere anche alle cantine di piccole e medie dimensioni di intraprendere la dealcolazione. L’interesse per i vini dealcolati si riflette anche nell’aumento della produzione. Alessio del Savio, consigliere delegato di Mionetto, conferma che grazie alla collaborazione con la controllante tedesca Henkel, quest’anno la produzione di spumanti senza alcol è passata da 2 a 4 milioni di bottiglie, vendute principalmente in Germania, negli Stati Uniti e in Paesi dell’Est Europa.
Vino dealcolato, quale futuro
Le tecnologie per la dealcolazione si dimostrano quindi centrali nel panorama internazionale, con l’Italia in prima linea come fornitore di macchinari, nonostante le restrizioni interne alla produzione di vini senza alcol. La crescente domanda nei mercati esteri, unita alla ricerca italiana in questo settore, potrebbe spingere presto anche il Belpaese verso un’apertura verso il vino dealcolato, consolidando il suo ruolo nel settore enologico globale.
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Alberto Lupini
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