Bere con intelligenza, sapere cosa si desidera in quel momento e berlo nel modo giusto. È un’arte che si rinnova, una gioia fisica per chi vi si dedica con attenzione, desiderio, tempo e intelligenza. Qualunque sia la bevanda, ma soprattutto se parliamo di vino. Bere non è il muto soddisfacimento di esigenze fisiologiche per riportare l’equilibrio idrico nel nostro organismo, ma deve essere anche protagonista gratificante di attimi precisi che servono a dare un senso al gesto di portare il bordo del bicchiere alle labbra per “vivere” la bevuta. Dare, insomma, a questa operazione, che da millenni si ripete sulla Terra, il ruolo che merita nel ventaglio di sensazioni e gratificazioni.
E noi che amiamo il vino possiamo e dobbiamo ancor più riflettere su questo consiglio. Non beviamo distrattamente un bicchiere di vino, soprattutto se è di buona o ottima qualità. Assaporiamolo lentamente, prima con gli occhi, poi con il naso e infine con il palato.
Riscopriamo il piacere di bere un buon calice di vino
E per degustare sorridendo, ecco alcune “freddure” sul tema vino:
- “Enotecnico: il primo lavorò per le nozze di Cana”
- “Chi cena senza vino invita la tristezza a tavola e l’insonnia a letto”
- “Il livello qualitativo di un vino è inversamente proporzionale al suo abbassarsi nella bottiglia”
- “Chi scrisse che il cane è il miglior amico dell’uomo probabilmente era astemio”
- “Degustar vino in bicchieri di carta è come ricevere baci per telefono”
- “Enoteca: c...alice nel Paese delle meraviglie”
- “L’unico dolce che lega con lo spumante brut è il dolce far niente”
- “L’intenditore beve per ricordare, non per dimenticare”
- “Brindare agli assenti non è un vero altruismo”
- “A volte c’è un nesso tra vuoti di bottiglia e vuoti di memoria”.