Dopo due anni straripanti, per il mondo del vino il 2022 è stato l’anno dell’inizio dell’assestamento. Se il pieno nei lockdown aveva portato, tra il 2019 e il 2021, alla crescita-monstre del 250% del business online in Gdo e in alcune tra le principali piattaforme digitali di vendita, il 2022 chiude con un calo del 15% nei volumi e addirittura del 23% nei valori.
Un dato, quello rilevato dall'Osservatorio Uv-Ismea su base Ismea-Nielsen IQ, che monitora sia le vendite online dei retailer che quelle di Glovo, Amazon e similari sul web, meno vistoso ma comunque significativo, che segna un ritorno alla normalità anche per chi ha approfittato dell'anomalia pandemica per sostituirsi ai mercati tradizionali. «Ma la cosa veramente importante - sottolinea Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi - è che il comparto durante gli ultimi anni più che difficili ha mantenuto intatto il suo appeal anche grazie a una Gdo sempre più attrezzata e strutturata, che oggi propone pure bottiglie importanti e di alta qualità. Questo, per il nostro mondo, è stata la sorgente, l’appiglio».
Il vino, un prodotto che attrae
«Il vino ha dimostrato di essere un prodotto che attrae, che trasmette cultura, che regala passione - sottolinea Cotarella -. Mentre mangiare è un obbligo, bere vino non è affatto scontato. Ma per godere appieno di un piatto serve un buon bicchiere di vino a fianco: ecco, il vino ricopre questo ruolo fondamentale».
Oggi il vino è un’icona, un patrimonio inestimabile per il nostro Paese. E attira le più diverse personalità: «Sento di avvocati, dottori, operai che vanno a fare i corsi da sommelier non tanto per cambiare professione, ma per conoscere il vino. Il mondo del vino è cultura e gli italiani l’hanno capito» osserva il presidente di Assoenologi.
La differenza fatta dagli uomini, non solo dai territori
«Perché questo desiderio di cultura del vino? Perché nel vino c’è storia, c’è territorio, c’è scienza, c’è tecnologia. Grande merito - continua Cotarella - va dato anche agli enologi che hanno fatto la differenza negli ultimi trent’anni». «Perché oggi la differenza non la fanno solo i territori, la fanno anche e soprattutto gli uomini. Una volta in trattoria c’era il vino bianco e il vino rosso, oggi ci sono delle vere e proprie enciclopedie - prosegue Cotarella - Questo perché chi ama il vino è acculturato, è cinico, conosce, vuole spaziare. E allora potrebbe essere che un piemontese in Piemonte cerchi vini siciliani così come un siciliano in Sicilia cerchi un vino piemontese, oppure veneto o friulano».
Il mondo del vino dev’essere ottimista
Tra pandemia, guerra e caro-energia negli ultimi tempi la ristorazione non ha vissuto momenti felicissimi. Ma Cotarella non ha dubbi: «Intorno al mondo della ristorazione c’è un pessimismo diffuso, ma vedo i ristoranti sempre pieni. Vivo a Orvieto - spiega -, la scorsa estate ho fatto una fatica enorme a trovare posto nei miei locali di riferimento. La gente ha sempre più voglia di uscire e di svagarsi. E il vino è parte integrante di questo svago. Il mondo del vino oggi non può non essere ottimista.
«Dico spesso alle persone che incontro per lavoro che noi non ci possiamo affatto lamentare, abbiamo superato qualsiasi crisi, dal 2001 a oggi, sempre brillantemente - aggiunge - Chiaro, tutti vorremmo un mondo perfetto senza guerre, con tanto lavoro, con un’economia florida, ma le favole non esistono. E il mondo del vino ci fa essere ottimisti».
Rispetto al 2019 ordini online triplicati
Ottimismo, quello di Cotarella, che sposa assolutamente i dati dell’Osservatorio Uv-Ismea: secondo le elaborazioni del campione NielsenIQ, lo scorso anno le vendite online sono equivalse a 10,2 milioni di bottiglie (da 0,75/litri), per un controvalore di quasi 52 milioni di euro. Poco in confronto ai volumi espressi in Gdo (l'equivalente di 1 miliardo di bottiglie), tanto se si considera che nel 2019 gli ordini online erano esattamente tre volte di meno. A conti fatti, quindi, la discesa rispetto al 2021 è da considerarsi solo ed esclusivamente come un assestamento dopo due anni straordinari, difficilmente ripetibili.
E sulle tendenze 2023 il presidente di Assoenologi ha le idee ben chiare: «Il mio augurio è che quest’anno porti a un nuovo incremento di curiosità - spiega -. Vorrei vedere nuovi abbinamenti, non per forza azzardati o rischiosi, piuttosto un amalgama di culture che possa portare a nuove esperienze. Degli esempi? Una fiorentina con del Sangiovese, oppure dell’Amarone con un bollito».
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Il vino fa male? Una follia
Quanto all’allarme dell’Ue sulla pericolosità del vino per la salute dell’essere umano Cotarella si fa più rigido: «Una vera e propria follia. Noi enologi ci siamo sempre affidati al mondo della scienza, consultando scienziati veri e non cialtroni come quelli che abbiamo visto in tv negli ultimi tempi - attacca -. Con la dieta mediterranea, scritta da scienziati, è stato dimostrato che il vino non fa affatto male alla salute. Perché dobbiamo farci abbindolare da certi personaggi che per un quarto d’ora di fama affermano cose senza senso, senza prove scientifiche? Tutto, quando si parla di mangiare e di bere, dev’essere collegato a un limite, a una consapevolezza. Noi del mondo del vino ci batteremo fino alla morte per spazzare via questa malainformazione».
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Alberto Lupini
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