Report, il sommelier "vinnaturista": «Sogno la lista ingredienti del vino»
«La soluzione anti-polemiche tra industria e vignaioli è la pubblicazione di tutte le sostanze chimiche presenti in bottiglia, sulla retro etichetta». Parola di Stefano Belli, che dà appuntamento a Vino In-dipendente 2024
Stefano Belli è un giovane sommelier con la passione per il vino artigianale, o "vino naturale" come lo definiscono gli aficionados di questo segmento di nicchia, che interessa circa il 3% dei consumi nazionali. Barba incolta, capelli ricci ribelli, occhiali spessi e uno spirito ambientalista che lo ha portato a candidarsi in una lista civica alle ultime elezioni di Carpenedolo, cittadina della provincia di Brescia. Ma è a una decina di chilometri di distanza, per l'esattezza a Calvisano, che il "sommelier vinnaturista" Stefano Belli dà appuntamento il 21 gennaio 2024 per la IX edizione di Vino In-dipendente. L'evento, a cui hanno già aderito oltre 60 "vignaioli naturali", aprirà le danze del "bere vino alternativo". Quello spinto, per certi versi, dalla controversa inchiesta di Report andata in onda lunedì 18 dicembre, in prima serata. Un mondo ancora troppo spesso fatto di ultrà, più che di amanti del vino; e produttori che esaltano difetti come caratteristiche peculiari del terroir. Eppure, come nel caso dei "vini industriali", non c'è nulla di più sbagliato che fare di tutta l'erba un fascio.
«Ho visto un spezzone del programma - commenta Belli, raggiunto telefonicamente da Italia a Tavola - e poi ho letto qualche commento sul web. Che dire? Per me la questione è molto semplice». Il giovane bresciano, che vanta collaborazioni con diverse vinerie vicine al mondo dei cosiddetti "vini naturali", fa tutto tranne che calcare la mano nei confronti del vino industriale: «La legge consente l'utilizzo della chimica in vigna e in cantina. Non sarò io a puntare il dito su chi opera quotidianamente in questo modo. Personalmente, sposo un'altra filosofia. La filosofia di chi non utilizza la chimica e manipola il meno possibile una materia prima che, tendenzialmente, dovrebbe essere "sana" quando arriva in cantina».
«Il vino naturale? Diverso ogni anno, come il clima»
«So benissimo - continua Stefano Belli - che condizioni climatiche e situazioni estreme possono creare problematiche, riducendo o addirittura azzerando la raccolta dell'uva. Non conosco e non voglio nemmeno conoscere i colossi del settore. Io mi confronto quotidianamente con piccoli produttori che fanno fatica, soprattutto in questi periodi in cui il clima non aiuta, ma sposano una filosofia. Vogliono mettere in evidenza il proprio territorio, il famoso "terroir". Si può davvero proporre il terroir a chi assaggia i vini, mettendo in bottiglia un'uva il meno possibile manipolata. Il risultato è un vino diverso tutti gli anni, a livello organolettico, proprio perché il clima è diverso, di anno in anno».
«Fortunatamente, o sfortunatamente - aggiunge - non è costante. Ed è proprio il clima uno dei fattori che rendono uniche le annate di ogni singola azienda. Io promuovo un gruppo di vignaioli che mettono davanti a tutto etica, stile di vita e responsabilità per il territorio, come bene da preservare. Diciamocelo pure: il vino non è un prodotto che si può definire del tutto "salutare". Ma sarebbe meglio, a mio avviso, scegliere vini che non contengano tutti quei prodotti chimici legalmente utilizzati da diverse cantine. Prodotti che, dal mio punto di vista, non dovrebbero essere banditi, ma resi quantomeno noti
«Ingredienti del vino in etichetta, contro le polemiche»
Ecco quindi la proposta di Stefano Belli, che va ben oltre il dibattito in corso nelle ultime settimane sull'entrata in vigore del Regolamento Ue 2021/2117: «Quello che il consumatore dovrebbe a tutti i costi richiedere alla politica è la giusta etichettatura delle bottiglie. La famosa "retro etichetta" della bottiglia dovrebbe presentare, per legge, tutti gli ingredienti utilizzati per ottenere quel vino e quel lotto. Questo potrebbe fare davvero la differenza. Questa è la cultura della trasparenza. Senza questo passaggio, ahimè, non andremo da nessuna parte. Ritengo giusto che nell'etichetta di qualsiasi alimento sia riportata la lista degli ingredienti. Il vino non può fare eccezione».
«Allora sì che il consumatore sarà in grado di decidere se preferisce bere un vino con "20, 30, 10, 5" ingredienti chimici all'interno, oppure bersi un vino con una sola piccola aggiunta di solforosa al momento della pressatura, o della fermentazione. Questa è la differenza che vignaiolo riuscirebbe a fare sul mercato, promuovendo il suo approccio minimamente interventista sull'uva e, dunque, sul prodotto finale». Sempre secondo Belli, le «continue discussioni e scontri sono inutili, perché chiunque lavora porta avanti le sue legittime ragioni». «Facciamo una cosa bella, trasparente e corretta per il consumatore: mettiamo una retro etichetta che riporti tutto ciò che si trova all'interno di ogni singolo vino. Mettere in discussione Frescobaldi o Cotarella non serve a nulla: loro vedono il mondo del vino da un altro punto di vista».
A Vino In-dipendente 2024? «Vince la trasparenza»
Ed ecco, cos’è Vino In-dipendente. «Un evento ormai giunto alla IX edizione - spiega l'ideatore - creato per mettere in evidenza il vignaiolo, per capire come lavora la terra, come lavora l'uva e la filosofia che gira intorno a questa tipologia di vino e di agricoltura. Ciò che la gente vuole sentire, al giorno d’oggi, è questo. Purtroppo è venuta a mancare la cultura, la cultura del vino artigianale, del vino veramente fatto con amore e passione». Sì, ma i controlli? «A vino In-dipendente - risponde Stefano Belli - si trovano vini che rispondono a un regolamento ben chiaro, pubblicato sul nostro sito ufficiale. Siamo liberi, come organizzatori, di far analizzare dei campioni di bottiglie, per verificare se siano congrui. Torniamo così al punto della trasparenza: noi abbiamo un'etica, abbiamo una morale e vogliamo fare cultura, col massimo rispetto dell'ambiente e della persona».
Infine un invito «trasversale» a partecipare ai banchi d'assaggio del prossimo 21 gennaio a Calvisano (Sala Polivalente Beata Cristina, in via San Michele), aperti dalle dalle 10:30 alle 20:00, con ingresso a 15 euro. «Chi mi conosce sa benissimo che lascio libertà a tutti di bere ciò che vogliono, senza polemiche. Personalmente bevo vini naturali perché sono gli unici vini che mi emozionano. Il resto, per me e solo per me, è una bevanda alcolica fatta con l'uva, che non mi trasmette nulla. I vini naturali, e intendo quelli fatti bene, sono prodotti che riescono a trasmettere la storia di un territorio. Sarò contento di accogliere chiunque voglia di capire e mettersi in gioco e in discussione con mondi diversi da quelli a cui siamo abituati». Promessa di sommelier. Vinnaturista.
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Alberto Lupini