Quanto tira l’autoctono! I wine lovers cercano le “chicche”

I vini strettamente legati al territorio conquistano sempre di più gli appassionati che ricercano l’originalità delle etichette che contraddistinguono territori e biodiversità

27 agosto 2019 | 15:39
L’occasione per conoscere da vicino i produttori e per degustare qualche calice sarà Autochtona, il forum dell’autoctono italiano per eccellenza, che si svolgerà a Fiera Bolzano il 14 e 15 ottobre. Ma quali sono i vitigni autoctoni più ricercati in rete - in Italia - da appassionati, addetti ai lavori e semplici wine lovers e da quali regioni provengono le loro ricerche? Difficile da stabilire, considerando che il nostro Paese è patria di una quantità davvero vasta di varietà, spesso sconosciute, che a volte faticano a varcare i confini territoriali nelle quali vengono allevate. Spesso coincidono con il nome del vino, altre volte vanno a far parte, in modo determinante, di blend noti, ma trovano poco spazio e visibilità in etichetta. È un dato di fatto, però, come l’interesse e la curiosità per le varietà autoctone cresca di anno in anno senza battute di arresto certificato anche dalla sempre maggior frequenza di ricerche in rete da parte degli internauti italiani.


Appassionati di vino amanti degli autoctoni

Tralasciando nomi di vitigni autoctoni e di vini che da essi nascono, molto noti e che si identificano con tipologie famose ovunque - ad esempio Nebbiolo (Barolo e Barbaresco), Sangiovese (Chianti, Brunello etc.), Glera (Prosecco) e via discorrendo - è interessante notare come altre varietà maggiormente legate a confini strettamente regionali suscitino comunque un ottimo interesse anche in regioni differenti da quelle di nascita. Con una ricerca effettuata utilizzando strumenti gratuiti come Google Trends e Ubersuggest, infatti, emergono dati e indicazioni che possono fornire spunti interessanti a produttori e operatori del settore.

La Ribolla Gialla, ad esempio, storico vitigno autoctono che ha trovato in Friuli-Venezia Giulia la sua terra di elezione, in particolare nelle province di Gorizia e Udine, negli ultimi 12 mesi ha registrato quasi 10mila ricerche in media al mese su Google, provenienti prima di tutto dalla sua regione di origine e dal vicino Veneto, ma anche da Lazio, Liguria ed Emilia-Romagna. L’Aglianico, nobile varietà del Sud Italia, che dà origine a vini da lungo affinamento come il Taurasi in Campania o l’Aglianico del Vulture in Basilicata, giusto per citare i due esempi più paradigmatici, registra, sempre nell’ultimo anno, 5.400 ricerche medie mensili che spaziano un po’ ovunque, con ottime performance anche nel Lazio e nelle Marche.

Il Lagrein, vitigno autoctono dell’Alto Adige che anche quest’anno sarà protagonista dell’ormai nota rassegna ‘Tasting Lagrein’, evento collaterale di Autochtona, vanta 4.500 ricerche medie al mese che arrivano con sempre più frequenza non solo dalle provincie di Bolzano e Trento, ma anche da Lombardia e Liguria. E ancora: il Verdicchio, alfiere della produzione a bacca bianca delle Marche, riscuote ottimo interesse in termini di ricerca anche in Sardegna, il laziale Cesanese in Lombardia, il Primitivo, soprattutto se associato alla sua origine più nota, vale a dire Manduria in Puglia, in Trentino-Alto Adige, mentre il sardo Cannonau è particolarmente amato in Friuli-Venezia Giulia.

Insomma, non conosce confini l’interesse e il desiderio di conoscenza dei nostri vitigni autoctoni, che rappresentano anche uno strumento culturale per addentrarsi nella storia e nelle tradizioni regionali. Autochtona chiamerà a raccolta molti portabandiera di questo universo, sempre più ricercato ed attraente.

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Alberto Lupini


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