Prove di fusione tra Terre d'Oltrepò e Torrevilla?

Secondo rumors insistenti, le due cooperative oltrepadane sarebbero a un passo dall'accordo. Favorevoli le presidenze. Le resistenze del comitato esecutivo della Viticoltori Associati saranno discusse in Cda, giovedì 25 . L'eventuale matrimonio cela anche i timori per l'arrivo in Oltrepò dei siciliani di Cantine Ermes

20 gennaio 2024 | 05:00
di Davide Bortone

Emergono nuovi dettagli sul possibile accordo tra Terre d’Oltrepò e Torrevilla per l’acquisto di Cantina di Canneto, utile ad evitare lo sbarco dei siciliani di Cantine Ermes in terra lombarda. Non ci sarebbero i tempi tecnici per la costituzione di una società di scopo, utile a presentare un’offerta “congiunta” entro il 29 gennaio, termine ultimo per partecipare all'asta. Ecco allora che emerge l’intenzione di una vera e propria fusione tra le due cooperative. Secondo affidabili rumors raccolti da Italia a Tavola - Winemag, Terre d’Oltrepò e il suo Ceo Umberto Callegari gradirebbero la soluzione.

Anzi, tutto partirebbe dal piano industriale adottato dalla cantina di Santa Maria della Versa, che prevede la creazione di un grande centro di pigiatura per l’Oltrepò, sul modello della Champagne. Lo stesso vale per i piani alti di Torrevilla, con il presidente Massimo Barbieri e il direttore Gabriele Picchi che strizzano l’occhio all’idea di centralizzare produzione, vendita e distribuzione in un unico polo. Forti, tuttavia, le resistenze interne al comitato esecutivo della “Viticoltori associati”.

Le ragioni della fusione Terre d'Oltrepò - Torrevilla

La proposta di fusione con Terre d’Oltrepò sarà comunque portata “a muso duro” in Cda da Barbieri, giovedì 25 gennaio (cercato nuovamente al telefono, il presidente non si è fatto ancora trovare). A questo punto è immaginabile che a presentarsi a Vigevano (PV) il 30 gennaio all’asta per Cantina di Canneto, dopo aver versato una caparra da 1,2 milioni di euro, possa essere la sola Terre d’Oltrepò. Forte, o meno, dell’accordo trovato con Torrevilla.

Le ragioni della fusione tra le due cantine sociali oltrepadane, che insieme raggiungerebbero 5.600 ettari distribuiti su 800 soci, sarebbero da ricercare non solo nel piano industriale di Callegari, ma ancor più nella «partnership strategica» stipulata da Terre d’Oltrepò con Mack & Schühle Italia Spa, società fondata nel 2008 dalla famiglia Angelillo e partecipata dal gruppo Mack & Schühle AG, il più grande distributore di vino tedesco con network attivo in Usa, Svizzera, Austria, Spagna ed Africa.

L’accordo fra i due ceo Umberto Callegari e Fedele Angelillo è stato sottoscritto «sulla base di una fornitura in un range tra i 9 ed i 12 milioni di bottiglie nel solo primo anno di collaborazione, che verranno commercializzate in Italia ed Estero». Quantità che Terre d’Oltrepò e Torrevilla riuscirebbero agilmente a garantire, in caso di fusione. Non è tutto. Indipendentemente dall’interesse comune delle due cooperative per l’acquisto di Cantina di Cannetto, a preoccupare - e non poco - Callegari e Barbieri è il possibile arrivo dei siciliani di Cantine Ermes. Un gruppo che darebbe filo da torcere alle due cantine sociali locali, non solo dal punto di vista commerciale.

 

Gli interessi di Cantine Ermes per l'Oltrepò pavese

Il gruppo trapanese guidato dal presidente Rosario Di Maria conta 2.215 soci per 11.544 ettari di vigneto in cinque regioni italiane (Sicilia, Puglia, Veneto, Abruzzo ed Emilia-Romagna) e avrebbe messo gli occhi sull’Oltrepò, ovvero sull’asta per Cantina di Canneto, per un forte interesse nella produzione di Pinot Grigio, Pinot Nero (vinificato in rosso) e Moscato. Basti pensare che l'affetto (commerciale s'intende) di Ermes per il Pinot Grigio è tale da aver spinto la presidenza a favorire il suo impianto in Sicilia, con un'efficace opera di persuasione dei soci ben ripagati dal successo commerciale, soprattutto in Uk.

Si tratta poi di tre vitigni inscindibilmente legati al territorio oltrepadano, così vicino a quel Veneto in cui Cantine Ermes controlla, sin dal 2008, 430 mila quintali di uve nella sede di Mansuè, in provincia di Treviso. Ma l’interesse di Cantine Ermes per il pavese non nasce certo ieri. Ne sono una prova le carte processuali dell’inchiesta che ha visto protagonista l’ex direttore di Terre d’Oltrepò, Livio Cagnoni.

In un’intercettazione della Forestale di Pavia del 2014, Paolo Di Maria, direttore generale di Ermes, parla con l’allora mediatore di Terre, Alessandro Vezzoni, proprio di Cagnoni e di alcune operazioni che non sarebbero andate in porto a causa dell’ex direttore («impossibile - avrebbe detto Cagnoni a Vezzoni - perché se no le impiegate cosa dicono?», si legge sulle carte processuali). Bastoni tra le ruote che mandarono Di Maria (e Vezzoni) su tutte le furie.

 

Il ruolo dei mediatori di uve e vini nel triangolo Ermes-Terre-Torrevilla

C'è un altro dato che dimostra la vicinanza di Cantine Ermes al pavese. Terre d'Oltrepò, nel 2014, aveva una partecipazione in Ermes, seppure minima e figurativa (si parla di circa 50 euro). Tre anni più anni tardi, nel 2017, Ermes è vicina a Cantina di Soave - per via di un accordo commerciale stipulato nel 2006, per la comune vendita di vini siciliani nel mondo - quando, quest'ultima, inizia a discutere il possibile acquisto di La Versa, poi finita nelle mani dei trentini del Gruppo Cavit, proprio in cordata con Terre d'Oltrepò (che se ne approprierà interamente nel 2020, mediante una fusione per incorporaizone). Il mediatore di Soave? Vezzoni.

Lo stesso, tuttora ancora nel suo ruolo in Terre d'Oltrepò e forte dei suoi rapporti decennali con Cantine Ermes, non sarebbe poi così dispiaciuto del possibile sbarco dei trapanesi in Oltrepò. Sullo sfondo il ruolo dell’altro mediatore Danilo Da Carro - altro "discepolo" di Cagnoni - che, invece, sarebbe impegnato in queste ore a favorire l’accordo (e la fusione) tra Terre d’Oltrepò e Torrevilla. Proprio per impedire a Vezzoni e a Cantine Ermes di prendere il largo nel pavese. Insomma, se sul matrimonio tra le due coop oltrepadane non v’è certezza, sul “fidanzamento” si sa quasi tutto.

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Alberto Lupini


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