Oltrepò, altro strappo Giorgi boccia il Consorzio
Il presidente denuncia un eccessivo immobilismo su alcune questioni chiave e poca comunicazione interna. Proprio ora che si stava vedendo la luce in fondo al tunnel, le acque tornano ad agitarsi
02 dicembre 2019 | 15:45
Il presidente di Terre d’Oltrepò, Andrea Giorgi, boccia senza giri di parole la gestione dell’ultimo anno del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese. Una presa di posizione che si basa su alcune situazioni che si sono venute a creare con la presidenza di Luigi Gatti che hanno portato Giorgi, per divergenze sull’operato, ad abbandonare l’ultimo consiglio di amministrazione.
Il presidente di Terre d’Oltrepò entra ancor più nel dettaglio delle situazioni contestate al presidente Gatti. «In questo anno la nostra cantina cooperativistica all’interno del consiglio - spiega - ha dato il proprio apporto in merito a decisioni importanti quali l’allargamento del numero dei consiglieri, le azioni per ripulire la gestione da precedenti ed incomprensibili decisioni che hanno minato credibilità e funzionamento del consorzio stesso. Oggi viene richiesto un ulteriore sforzo all’ente, non ci tiriamo indietro ma con delle doverose precisazioni. La riforma del diritto di voto all’interno dei consorzi è una giusta richiesta ma occorre puntualizzare che nel consorzio la nostra cantina non detiene assolutamente la maggioranza assoluta. Anzi, il voto risulta molto distribuito e diffuso. I problemi sbandierati negli ultimi mesi sorgono solamente per la mancata partecipazione dei soci alle assemblee».
«È infatti usuale - ha concluso - in Oltrepò, blaterare fuori e poi fuggire davanti alle scelte e alla responsabilità. Comunque se una riforma del voto in consorzio può servire, noi non ci tiriamo assolutamente indietro. Tutto questo per il bene di un territorio e per il bene dei produttori. Detto questo non possiamo partecipare e condividere alcune delle scelte operate nella gestione perpetrata in questo anno».
Andrea Giorgi
«Ci sono aspetti estremamente positivi come l’assunzione del direttore Veronese - spiega il numero uno del colosso vitivinicolo oltrepadano - altri invece non sono concepibili. Ad esempio l’immobilismo presidenziale nell’affrontare questioni organizzative: non è tollerabile, come non è comprensibile, la chiusura rispetto all’aiuto che possono dare gli altri consiglieri e soprattutto i vicepresidenti. Per non parlare delle mancate risposte ai consiglieri o i silenzi su questioni che sono state sollevate. In questo contesto non è possibile lavorare e per questo motivo, mio malgrado, sono stato costretto a lasciare anzitempo l’ultimo consiglio. Proprio per questo spero che la consapevolezza e la responsabilità di tutti i consiglieri e dei produttori associati ponga fine ad una situazione surreale che da troppi anni si protrae. Dico tutto questo per il bene del nostro territorio. Per troppo tempo Terre d’Oltrepò è stato il facile capro espiatorio, ora gli altri dimostrino di assumersi le proprie responsabilità». Il presidente di Terre d’Oltrepò entra ancor più nel dettaglio delle situazioni contestate al presidente Gatti. «In questo anno la nostra cantina cooperativistica all’interno del consiglio - spiega - ha dato il proprio apporto in merito a decisioni importanti quali l’allargamento del numero dei consiglieri, le azioni per ripulire la gestione da precedenti ed incomprensibili decisioni che hanno minato credibilità e funzionamento del consorzio stesso. Oggi viene richiesto un ulteriore sforzo all’ente, non ci tiriamo indietro ma con delle doverose precisazioni. La riforma del diritto di voto all’interno dei consorzi è una giusta richiesta ma occorre puntualizzare che nel consorzio la nostra cantina non detiene assolutamente la maggioranza assoluta. Anzi, il voto risulta molto distribuito e diffuso. I problemi sbandierati negli ultimi mesi sorgono solamente per la mancata partecipazione dei soci alle assemblee».
«È infatti usuale - ha concluso - in Oltrepò, blaterare fuori e poi fuggire davanti alle scelte e alla responsabilità. Comunque se una riforma del voto in consorzio può servire, noi non ci tiriamo assolutamente indietro. Tutto questo per il bene di un territorio e per il bene dei produttori. Detto questo non possiamo partecipare e condividere alcune delle scelte operate nella gestione perpetrata in questo anno».
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